PSICOLOGIA
(XXVIII, p. 457; App. III, II, p. 628; IV, III, p. 101)
Gli studi di storia della psicologia. - La ricerca storica sulla p. è stata avviata sistematicamente e secondo i metodi propri della moderna storiografia della scienza solo agli inizi degli anni Settanta. Già nei primi decenni del 20° secolo erano state pubblicate varie storie della p., generalmente a opera di psicologi che avevano un interesse attivo più per la ricerca sperimentale che per l'indagine storica. Per quasi un cinquantennio il testo di riferimento obbligatorio è stato A history of experimental psychology (1929) di E.G. Boring (1886-1968), professore di p. ad Harvard e autore di altre importanti opere di storia della p., tra cui una monografia (1942) dedicata alle ricerche sulla sensazione e la percezione.
Tre caratteristiche fondamentali della History di Boring furono criticate quando si sviluppò la nuova storiografia psicologica. In primo luogo, il termine ''sperimentale'' nel titolo indicava una scelta di fondo secondo la quale per p. doveva intendersi l'insieme di teorie e metodi elaborati presso il Laboratorio di p. sperimentale fondato da W. Wundt a Lipsia nel 1879: una concezione trasmessa da Wundt al suo allievo statunitense E.B. Titchener, a sua volta maestro di Boring. In quest'ottica gli orientamenti non strettamente sperimentalisti, come la psicoanalisi, finivano per avere meno risalto. Sebbene nella nuova edizione del 1950 Boring ampliasse il suo panorama storico con una trattazione più ampia e specifica sulla p. dinamica e la psicoanalisi, il quadro rimaneva comunque sbilanciato a favore della tradizione sperimentalista.
Altro aspetto controverso era quello di aver rappresentato la storia della p. come un susseguirsi di progetti e attività di ricerca che avrebbero fatto perno quasi esclusivamente su ''grandi personaggi'' (emblematici i capitoli dedicati a G.T. Fechner, H. von Helmholtz e Wundt, quest'ultimo considerato come "il primo uomo che può essere chiamato propriamente psicologo senza riserve"). Infine, altro aspetto oggetto di particolare critica era l'applicazione del concetto di Zeitgeist ("spirito del tempo") proprio della storiografia di ascendenza hegeliana, per cui una certa scuola o una certa teoria sembravano espressione diretta di un comune patrimonio spirituale, come quello storico-culturale del momento, piuttosto che il prodotto di uno sviluppo complesso di singole ricerche teoriche ed empiriche.
Continuatore dell'impostazione storiografica di Boring, pur non essendone un diretto allievo, è stato lo statunitense R.I. Watson (1909-1980), autore di un libro molto diffuso, The great psychologists (1963), in cui, come già indica il titolo, la storia della p. era organizzata intorno a una serie di grandi figure, dalla filosofia antica e medievale fino ai pensatori moderni e agli psicologi, da Wundt a Freud, dai gestaltisti ai comportamentisti. Il merito principale di Watson è stato forse quello di aver promosso la ricerca storica in p. attraverso una serie di importanti iniziative: la fondazione nel 1965 del primo periodico specializzato in storia della p., il Journal of the History of the Behavioral Sciences; l'organizzazione di vari convegni e simposi dedicati alla storia della p. e la costituzione nel 1968 di una Società internazionale per la ricerca storica nel campo delle scienze comportamentali e sociali denominata Cheiron per indicare, col riferimento al centauro Chirone, la duplice dimensione umanistica e scientifica della psicologia.
Dagli anni Settanta in poi le ricerche storiche in p. sono cresciute per quantità e spessore metodologico. Una sede importante d'incontro per gli storici della p. sono state le riunioni periodiche della Società statunitense Cheiron e quelle della Cheiron-Europe, istituita nel 1982 a opera di studiosi europei. Dopo il Journal of the History of Behavioral Sciences sopra menzionato, sono stati fondati altri periodici dedicati alla storia della p., tra cui in Spagna Revista de Historia de la Psicologia (1980), negli USA History of the Human Sciences (1988), in Germania Psychologie und Geschichte (1989). In Italia fu fondato nel 1979 il periodico Per un'analisi storica e critica della psicologia, successivamente intitolato Storia e critica della psicologia (1980-84) e poi Storia della psicologia e delle scienze del comportamento (dal 1989). Incontri periodici tra storici della p. sono stati organizzati dalla Domus Galilaeana di Pisa e dall'Istituto di psicologia del CNR.
Il dibattito più recente della storiografia psicologica ha riguardato principalmente il problema dell'applicabilità alla storia della p. di principi derivati dalla storia della scienza. In primo luogo è stata molto discussa la possibilità di adottare il concetto di ''paradigma'', introdotto dallo storico della scienza ed epistemologo T.S. Kuhn in The structure of scientific revolutions (1962), per designare una disciplina come la p., che appare una scienza o ''pre-paradigmatica'' perché ancora alla ricerca di un paradigma teorico unitario, o nella quale si susseguono paradigmi diversi come nel caso del passaggio dal paradigma comportamentista a quello cognitivista (Coleman e Salamon 1988).
L'adozione della terminologia kuhniana è stata molto criticata da vari storici della p., anche in relazione alle critiche cui era stata sottoposta dagli stessi storici della scienza. Vari studiosi (Smith 1988, Leahey 1992, Mecacci 1992) hanno sostenuto che in p. non si può parlare di un sistema unitario di conoscenze unificabile sotto un paradigma condiviso dalla comunità degli psicologi. Con riferimento alle nuove concezioni storiografiche di I. Lakatos e L. Laudan, si dovrebbe invece considerare la p. come un insieme di programmi, prospettive o tradizioni di ricerca (comportamentismo, psicoanalisi, cognitivismo, ecc.) coesistenti e non in diretta competizione tra di loro. Per quanto riguarda la storia della p. nordamericana, su cui si è concentrato prevalentemente il dibattito, Leahey (1992) ritiene che il passaggio dal comportamentismo al cognitivismo non sia stato una ''rivoluzione'' nel senso kuhniano, con la sostituzione di un paradigma a un altro, ma abbia rappresentato una lenta trasformazione interna sul piano teorico-metodologico.
Un altro aspetto del dibattito storiografico sulla p. è stato la critica mossa alla ricostruzione della storia della p. secondo un'ottica cosiddetta ''internalista'', cioè come fosse un processo la cui evoluzione si svolge tutta all'''interno'' della disciplina, considerandola avulsa da ogni interazione con fattori di carattere esterno e più generale come quelli sociali, economici e politici. Molto innovativi sono stati in questa direzione gli studi sulla p. tedesca nel periodo nazista (Geuter 1992) e sul significato dell'introduzione dei test nella società nordamericana del primo Novecento (Sokal 1987). A fronte di quella storiografia che − secondo i canoni romantico-ottocenteschi − ruotava intorno ai ''grandi personaggi'', varie monografie hanno successivamente dimostrato come i contributi di psicologi quali W. James (Feinstein 1984), J.B. Watson (Buckley 1989) o L.S. Vygotskij (van der Veer e Valsiner 1991), seppure indubbiamente originali, non possano considerarsi il frutto di ''geni'' o di ''eroi solitari'' ma devono essere inquadrati nel loro specifico contesto storico in un rapporto di stretta connessione e di debito con l'attività di ricerca di altri studiosi cosiddetti ''minori''. Tuttavia questo contesto non viene più interpretato come un complesso monolitico e coerente di assunti teorici e di scelte ideologiche in una certa epoca storica (come lo intendeva Boring sotto il concetto di Zeitgeist), ma come una rete dinamica e articolata di opzioni culturali e scientifiche diverse che s'intrecciano e interagiscono nel tempo. Per altro verso, alcuni studiosi hanno finito per estremizzare l'impostazione ''esternalista'', per cui la storia della p. viene spiegata in modo pressoché esclusivo con l'influenza di fattori esterni (sociali, politici ed economici), come nel caso della monografia di D. Joravsky (1989) sulla storia della p. sovietica negli anni dello stalinismo. L'orientamento più fruttuoso appare quello che giunge a un'integrazione tra fattori ''interni'' ed ''esterni'' per spiegare lo sviluppo di problemi e fenomeni circoscritti, come nel caso dell'evoluzione del concetto di ''soggetto sperimentale'' nella p. tra Ottocento e Novecento (Danziger 1990). Si deve comunque notare che, per spiegare l'evoluzione delle idee degli psicologi, si è ricorso all'aspetto biografico in misura molto maggiore che per altri scienziati (cfr. i volumi che raccolgono le autobiografie di autorevoli psicologi nella collana statunitense "A history of psychology in autobiography").
Rispetto alle storie che affrontano la p. come un corpo unitario e complesso di dottrine, un'altra impostazione tende viceversa a delimitare la ricostruzione storica a una sottobranca disciplinare, come la p. fisiologica, la p. sociale o la p. dello sviluppo. Esempi di questo tipo sono la storia della p. sperimentale curata da E. Hearst (1979), alla quale hanno contribuito specialisti delle varie branche; la monografia di G. Cimino (1984) sul problema mente-cervello nell'Ottocento; o la raccolta di testi classici sulla p. dello sviluppo curata da A. Lucarelli (1993). Altre opere, infine, hanno preferito seguire il criterio della suddivisione geografica, dedicando l'analisi ad aree circoscritte, come la p. italiana (Cimino e Dazzi 1980; Marhaba 1981), o quella nord-americana (Hilgard 1987) o quella sovietica (Joravsky 1989).
Una trattazione a parte dev'essere riservata agli studi sulla storia della psicoanalisi. Molto più che per altre prospettive e tradizioni, la ricerca storica sulla psicoanalisi è stata notevolmente influenzata da un atteggiamento non neutrale se non di devozione nei confronti del suo fondatore S. Freud. L'impostazione tipica è stata quella espressa dalla monumentale biografia di Freud scritta da E. Jones (1953) che ancora una volta considerava Freud un ''eroe solitario'' al cui genio esclusivo si sarebbe dovuta la formulazione della concezione psicoanalitica. Quest'orientamento storiografico è stato ridimensionato notevolmente da nuovi studi, spesso scritti più da storici delle idee che da psicoanalisti, che hanno messo in evidenza sia la complessità della storia delle ricerche pre-freudiane sull'inconscio (Ellenberger 1970), sia la stretta relazione tra il pensiero di Freud e le correnti culturali e scientifiche del suo tempo (Sulloway 1979; Gay 1988). Anche la concezione genetica secondo cui dal tronco fondamentale rappresentato dalla teoria di Freud si sarebbero distaccati nel tempo vari rami eterodossi (le teorie di C.G. Jung, A. Adler, ecc.) è stata criticata perché frutto di un'eccessiva semplificazione, che non ha tenuto conto di contesti storici e teorici entro i quali sono simultaneamente maturate prospettive alternative alla teoria freudiana classica. Il quadro delle teorie psicodinamiche che sono derivate dalla teoria freudiana o che si sono confrontate con essa, risulta infatti più complesso e variegato quando se ne mettano in evidenza le strette interconnessioni con la psichiatria e la p. del primo Novecento (Vegetti Finzi 1986; Semi 1988). Un settore di studi interessanti sono infine quelli dedicati all'influenza della psicoanalisi sulla cultura contemporanea (letteratura, arti visive, cinema, ecc.), tra i quali ricordiamo alcuni dedicati alla cultura italiana (Carotenuto 1977; David 1990). Da segnalare, infine, una rivista specificatamente dedicata alla storia della psicoanalisi, la Revue Internationale d'Histoire de la Psychanalyse (dal 1989).
Bibl.: E.G. Boring, A history of experimental psychology, New York 1929 (ed. riveduta, 1950); Id., Sensation and perception in the history of psychology, ivi 1942; E. Jones, The life and works of Sigmund Freud, ivi 1953; T.S. Kuhn, The structure of scientific revolutions, Chicago 1962; R.I. Watson, The great psychologists, Filadelfia 1963; H.F. Ellenberger, The discovery of the unconscious, New York 1970; A. Carotenuto, Jung in Italia, Roma 1977; The first century of experimental psychology, a cura di E. Hearst, Hillsdale (N.J.) 1979; F.J. Sulloway, Freud, biologist of the mind, New York 1979; Gli studi di psicologia in Italia, a cura di G. Cimino e N. Dazzi, in Quaderni di storia e critica della scienza, 9 (1980); S. Marhaba, Lineamenti della psicologia italiana: 1879-1945, Firenze 1981; G. Cimino, La mente e il suo substratum. Studi sul pensiero neurofisiologico dell'Ottocento, Pisa 1984; H.M. Feinstein, Becoming William James, New York 1984; S. Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi, Milano 1986; E.R. Hilgard, Psychology in America: A historical survey, San Diego 1987; Psychological testing and American society, 1890-1930, a cura di M.M. Sokal, New York 1987; S.R. Coleman, R. Salamon, Kuhn's structure of scientific revolutions in the psychological journal literature, 1969-1983: A descriptive study, in The Journal of Mind and Behavior, 9 (1988), pp. 415-46; P. Gay, Freud: A life for our time, New York-Londra 1988; Trattato di psicoanalisi, I: Teoria e tecnica, a cura di A.A. Semi, Milano 1988; R. Smith, Does the history of psychology have a subject?, in History of Human Sciences, 1 (1988), pp. 147-77; K.W. Buckley, Mechanical man: John Broadus Watson and the beginnings of behaviorism, New York 1989; D. Joravsky, Russian psychology, Cambridge (Ma.) 1989; K. Danziger, Constructing the subject: Historical origins of psychological research, New York 1990; M. David, La psicoanalisi nella cultura italiana, Torino 1990; R. van der Veer, J. Valsiner, Understanding Vygotsky: A quest for synthesis, Oxford 1991; U. Geuter, The professionalization of psychology in Nazi Germany, Cambridge-New York 1992; T.H. Leahey, The mythical revolutions of American psychology, in American Psychologist, 47 (1992), pp. 308-18; L. Mecacci, Storia della psicologia del Novecento, Roma-Bari 1992; A. Lucarelli, Psicologia dello sviluppo: le origini. Tra scienza e filosofia, Firenze 1993.