psicologìa analìtica Termine con cui C.G. Jung definì la sua dottrina psicologica quando si separò da S. Freud. Tale dottrina, assai complessa, presuppone l'esistenza, oltre che di un inconscio individuale, anche di un inconscio collettivo, con le sue immagini primordiali o archetipi. Gli individui, secondo la p. a., si possono classificare in base a una tipologia che ammette quattro funzioni fondamentali: pensiero, intuizione, sentimento e sensazione. Una sola energia (anziché due come nella psicanalisi) regge la vita psichica: la libido, che nel pensiero di Jung coincide con l'energia vitale. La personalità si compone di vari fattori o livelli. I più superficiali sono la maschera e la persona, che ne rappresentano gli aspetti coscienti ed esteriori. Gli elementi respinti e rimossi dalla personalità costituiscono l'ombra, la totalità psichica è il sé. Le rappresentazioni psicodinamiche del sesso opposto sono rispettivamente, nell'uomo e nella donna, l'anima e l'animus. La psiche è concepita da Jung come sistema di autoregolazione e la sua attività consiste in una continua dialettica di opposti. Le nevrosi dipendono, secondo queste vedute, da un disquilibrio tra forze contrarie. Il processo di guarigione psichica è dunque d'integrazione del sé. Diversa da quella psicanalitica è naturalmente la tecnica esplorativa e psicoterapica.