psicoanalisi
Disciplina fondata da Freud (➔), avente per oggetto lo studio e il trattamento terapeutico di disturbi di tipo psicologico nel quadro di una teoria dinamica della psiche incentrata sul concetto di inconscio (➔). Secondo la definizione freudiana, e prescindendo dalle specifiche differenze tra i molteplici indirizzi in cui si è venuta articolando, la p. è sia un procedimento per l’indagine di processi psichici altrimenti inaccessibili, sia un metodo terapeutico per il trattamento dei disturbi nevrotici, sia una serie di conoscenze psicologiche ottenute nel modo indicato e convergenti in una nuova disciplina scientifica.
In quanto teoria generale della psiche, la p. poggia su alcune nozioni fondamentali (inconscio, rimozione, conflitto, pulsione) articolate – nella sistemazione a cui Freud ha dato il nome di «metapsicologia» – secondo i tre punti di vista dinamico, topico (poi confluito in quello strutturale) ed economico. Il punto di vista secondo cui i fenomeni psichici sono considerati come risultanti da un conflitto di forze contrastanti è quello dinamico: il conflitto nevrotico, che contrappone desiderio e difesa e si compone in un compromesso, presuppone la rimozione, consistente nell’espellere e nel tenere lontano qualcosa dalla coscienza. In tale prospettiva, la rimozione è il principale meccanismo di difesa, in quanto processo che istituisce l’inconscio come campo separato dal resto dell’apparato psichico, inconscio che esercita in permanenza una forza che spinge al ritorno del rimosso. Dal punto di vista topico, all’inconscio, luogo nel quale risiedono le forze istintuali e i desideri più arcaici, risalenti alla storia infantile di ciascun individuo, si affiancano il preconscio (il luogo dei contenuti psichici non attualmente presenti ma in grado di essere portati alla coscienza) e la coscienza. Questa tripartizione dell’apparato psichico venne poi integrata, se non sostituita, dal punto di vista strutturale, che distingue tra Es (l’inconscio, sede delle pulsioni, dominato dal principio del piacere), Io (dominato dal principio di realtà, alla base del pensiero logico-razionale) e Super-Io (sede delle istanze morali, che stabilisce gli ideali e agisce come censore, ed erede della più tipica situazione psichica infantile, consistente nella rivalità verso il padre che il bambino avverte per l’amore esclusivo che rivolge alla madre). Il punto di vista economico si basa sull’ipotesi dell’esistenza di certe energie psichiche (libido, aggressività, ecc.) nonché sull’idea che l’energia psichica può unicamente trasformarsi, ma non dissiparsi o essere creata.
Fondamentale, nella terapia psicoanalitica, appare il transfert, cioè il trasferimento o spostamento alla persona stessa dell’analista di atteggiamenti, sentimenti, tendenze e comportamenti che un tempo il soggetto ha avuto nei confronti di persone importanti della sua infanzia, generalmente i genitori. L’analista diventa così progressivamente per il paziente la personificazione inconsapevole delle figure parentali amate o temute, dalla relazione con le quali derivano i sintomi e i comportamenti nevrotici. La caratteristica più tipica del lavoro dell’analista è quella dell’interpretazione, che egli è in grado di fornire ricostruendo le esperienze passate del paziente. L’interpretazione riguarda anche i sogni, che vengono decifrati onde far riaffiorare i contenuti psichici rimossi del paziente. Nella misura in cui quest’ultimo è in grado di superare le resistenze all’analisi, di accettare e integrare in sé le interpretazioni terapeutiche e di fare affiorare reminiscenze coperte dalle amnesie, si organizza in lui il superamento della nevrosi.
Oltre alle pulsioni sessuali, la teoria psicoanalitica riconosce in realtà anche altri tipi di pulsioni, come quelle di autoconservazione, poi unificate con quelle sessuali sotto la denominazione di pulsioni di vita (o Eros) e contrapposte alle pulsioni di morte (o Thanatos), nelle quali Freud vede la tendenza stessa del vivente a ritornare a una stabilità inorganica: è per indicare questa tendenza che Freud introduce il concetto di «coazione a ripetere», con cui s’intende l’impulso a ripristinare uno stato antecedente. Con quest’ultimo dualismo, che introduce elementi fortemente speculativi, si compie il passaggio della p. da teoria della psiche a vera e propria concezione del mondo, in cui prevale l’orientamento ermeneutico (già ampiamente presente nell’interpretazione dei sogni, considerati come dotati di un senso, come soddisfazioni allucinatorie di un desiderio reale) su quello causale, più strettamente legato all’esperienza clinica e all’indagine dei fenomeni psichici in genere. La diade amore e morte (Eros-Thanatos) sta alla base dei tentativi degli stadi più maturi della p. di pervenire a una visione unitaria della situazione umana all’interno non solo dei contesti familiari ed educativi, ma della stessa civiltà, che trarrebbe origine dal divieto ancestrale dell’incesto per poi evolvere come risultato di un compromesso fra Eros, l’insieme delle pulsioni che mirano alla propria soddisfazione in base al principio del piacere, Thanatos, il complesso delle pulsioni aggressive e autodistruttive, e i mezzi con cui la società oppone loro resistenza. Il ridimensionamento psicoanalitico delle nozioni di scopo e deliberazione consapevole a fondamento dell’agire umano ha avuto importanti ripercussioni sul piano della considerazione etica tradizionale, riproponendo in qualche modo il vecchio problema della libertà del volere, soprattutto in relazione al grado di responsabilità da attribuire all’uomo, dal momento che le cause psicologiche appaiono nella p. inaccessibili al soggetto e fuori del suo controllo. D’altro canto, la descrizione dei conflitti postulati dalla p., estesi ben oltre i casi patologici, se propone alla riflessione filosofica la nuova dimensione dell’inconscio, può essere considerata anche come un’originale riformulazione e rielaborazione della problematica relativa al conflitto tra ragione e passioni e alla natura radicalmente divisa dell’animo umano, problematica che, a partire da Platone, attraversa pressoché tutta la storia della filosofia.
Organizzatasi in istituzioni quando Freud era ancora in vita (tra il 1908 e il 1920 nascono le società psicoanalitiche di Berlino, Vienna, Budapest e la Società internazionale di psicoanalisi), la p. si sviluppò ben presto articolandosi in ricerche volte all’approfondimento e alla diffusione delle teorie freudiane. Fin dai primi tempi si distinsero K. Abraham e S. Ferenczi. A. Freud diede uno tra i più significativi contributi al campo di ricerca del padre, scrivendo un importante studio sulle difese dell’Io. Relativamente ai problemi dell’Io, una nozione non sufficientemente elaborata da Freud, si svilupparono le scuole di P. Federn e di H. Hartmann. Non mancarono le scissioni, in partic. quella di A. Adler – il quale individuò la causa delle malattie nervose non nella sessualità, ma in una pulsione aggressiva che si manifesta come volontà di potenza – e quella di Jung (➔), che considerava la libido un’energia psichica neutra, non di origine esclusivamente sessuale, ed elaborò la nozione di inconscio collettivo, consistente di immagini primordiali, quali miti e credenze religiose, comuni alla cultura a cui l’individuo appartiene. Su un piano più ampio, la p. ha influenzato filosofi come Bachelard, Sartre, Merleau-Ponty. Gli esponenti della Scuola di Francoforte (in partic. Marcuse) hanno individuato nel meccanismo psicoanalitico della repressione pulsionale, accanto a quello marxiano dello sfruttamento, uno degli aspetti caratterizzanti della società contemporanea. Vanno infine segnalate le influenze che la p. ha avuto, soprattutto sulla filosofia francese degli anni Settanta del Novecento (per es., su Derrida); in questo ambito ha svolto un ruolo centrale la mediazione di J. Lacan, che ne ha tentato un’integrazione con la linguistica strutturale.