pseudoconcetto
Termine con cui Croce ha designato i predicati generali sprovvisti di quei caratteri di espressività, universalità e concretezza propri dell’autentico universale, ossia del concetto puro, oggetto della logica (Lineamenti di una logica come scienza del concetto puro, 1905; 2a ed., interamente rifatta, Logica come scienza del concetto puro, 1909). Gli ps. (o «finzioni concettuali») sono distinti da Croce in «empirici» e «astratti»: i primi sono rappresentazioni generali (come, per es., «casa», «gatto»; o come i concetti delle scienze naturali, per es., «vegetale», «animale», «vivente», ecc.) e pertanto possiedono concretezza empirica ma non autentica universalità; i secondi sono le costruzioni ideali postulate dalla matematica (per es., «punto», «retta») e possiedono universalità ma non concretezza. Tali «finzioni concettuali» sono tuttavia dotate di una finalità pratica che consiste nel conservare e classificare le conoscenze acquisite. Con questa teoria (che si ricollega in parte al pragmatismo e all’empiriocriticismo) Croce destituiva di valore teoretico le scienze sperimentali e deduttive, inglobandole nell’attività pratica dello spirito.