GABRIELLI, Prudenza
Appartenente a una illustre casata romana, nacque a Roma il 17 dic. 1654 da Mario (fratello del cardinale Giulio e parente di papa Clemente X) e Maddalena Falconieri, esponente di una nobile famiglia fiorentina. Trascorse la giovinezza immersa negli studi letterari, verso i quali manifestò subito una particolare propensione, favorita da una più diffusa e attiva partecipazione femminile, a partire dalla fine del Seicento, alla vita mondana e culturale.
Sposò il conte Alessandro Marescotti, uomo di grandi virtù morali, il quale, per motivi di successione, assunse il cognome dei Capizucchi. La G. si dedicò per molti anni unicamente alla guida della famiglia e all'educazione dei tre figli (Mario Capizucchi, Sforza Marescotti e Vittoria, successivamente andata sposa al marchese Astalli).
Dal 1694 la G. riprese a coltivare i propri interessi culturali. Fu in questo anno che, in occasione di un pellegrinaggio a Loreto, inaugurò la propria stagione creativa con la composizione di un sonetto in onore di quel santuario. Seguirono anni di intensa attività. Nel 1695 fu ammessa in Arcadia col nome di Elettra Citeria. Ella accoglieva settimanalmente nella propria residenza un'adunanza nella quale letterati famosi (tra cui V. Leonio e G.B. Zappi) sottoponevano al giudizio dei presenti i propri componimenti poetici. Nell'Accademia romana la sua fu una presenza non trascurabile, nonostante i problemi di cui dovette farsi carico dopo la morte del marito, avvenuta in data imprecisata. In particolare, sul piano organizzativo, si dovette al suo interessamento lo svolgimento delle adunanze arcadiche presso le residenze di Francesco Maria Ruspoli principe di Cerveteri (suo figliastro), dapprima nella villa di S. Matteo in Merulana (1707), in seguito nella sede definitiva sull'Aventino.
La produzione poetica della G. è per lo più inclusa nel tomo terzo delle Rime degli Arcadi (Roma 1716, pp. 107-122). L'ispirazione di tali componimenti (26 sonetti e una elegia) è per lo più collegata alla morte del marito. La vedovanza è vissuta dalla poetessa come una condizione spirituale, privazione dell'amato consorte e del suo sostegno ("Lassa, che un mar cinto di sirti io varco"). A tale malinconia di fondo si aggiunge frequentemente un'invocazione alla morte (i sonetti "Volta ad un forte pensier, fido compagno"; "Quel magnanimo spirto eccelso, e forte" e l'elegia "Selve incognite al Sol torbide fonti", successivamente inserita da Luisa Bergalli nei Componimenti poetici delle più illustri rimatrici…, II, Venezia 1726, p. 171). Un paio di sonetti sono dedicati al figlio ("Non t'adornar di molle piuma, o Figlio" e "È breve, o Figlio, il viver nostro; e l'ore"). La G. avvertì anche il valore consolatorio della poesia, in grado di tenere desto l'affetto per i defunti ("Pien di morte il pensier sì forte ingombra") e di eternare la memoria dei poeti ("Se sia mai, ch'io sovrasti alla mia morte"). Numerose le rime religiose. Al tono lugubre e quasi preromantico di questi componimenti si alterna la scontata ispirazione petrarchesca delle rime in cui la donna si lamenta del potere di Amore ("Ragione, tu porgi alla confusa mente"; "Tal io, fuggendo Amor, n'andrò sublime"; "Vago augellino, che di ramo in ramo"). I momenti migliori di tale corpus sono però quelli in cui compare con maggiore libertà dai modelli l'elemento autobiografico ("Già torna Aprile: e i congelati umori" e "Note, sì vi ravviso, e un rio dolore").
Le rime della G. furono inserite in numerose raccolte sette-ottocentesche. Tra le più famose ricordiamo quella bolognese curata da A. Gobbi (Venezia 1727, pp. 489-494) e quella curata da B. Lippi (Lucca 1719, pp. 54-57). Un esemplare manoscritto risalente al XVIII secolo del sonetto "Era l'anima mia d'affanni sgombra" è conservato presso la Biblioteca Carducciana di Bologna nella Raccolta di poetici componimenti scelti da E.M. Zanotti (l. VI, p. 74 del ms. 88, datato 1708).
I numerosi impegni familiari, mondani e culturali, moltiplicatisi dopo la morte del consorte, fiaccarono ulteriormente la cagionevole salute della G., che morì a Roma il 13 dic. 1709 dopo una lunga malattia. Fu sepolta nella chiesa di S. Maria in Portico (detta di Campitelli).
Fonti e Bibl.: G.M. Crescimbeni, Comentarj… intorno alla istoria della volgar poesia, II, t. 2, Roma 1710, p. 432; Notizie istoriche degli Arcadi morti, III, Roma 1721, pp. 14-17; F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, II, t. 1, Milano 1741, p. 383; P.L. Ferri, Biblioteca femminile ital., Padova 1842, p. 176; G. Amati, Bibliografia romana, Roma 1880, pp. 74 s.; Letteratura italiana (Einaudi), Gli autori. Diz. bio-bibliografico, I, Torino 1990, pp. 448 s. (s.v. Capizucchi Gabrielli, Prudenza); Enc. biografica e bibliogr. italiana, M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, I, p. 135; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Bibl. d'Italia, LXII, p. 112.