VALLE, Provino
– Figlio di Caterina Orsetti e di Serafino Valle, di professione fabbroferraio, nacque il 10 marzo 1887 a Udine, città nella quale il padre si era trasferito dalla natia Priola di Sutrio per impiegarsi come capo operaio in una ferriera.
Il 15 novembre 1906, terminate le scuole secondarie, si iscrisse alla Regia Accademia di belle arti di Venezia. Da studente elaborò un progetto di concorso per la Banca popolare di Conegliano (Treviso), selezionato nella terna dei migliori tra quelli presentati. Ottenuto il diploma di professore di disegno architettonico nel 1908 (con il punteggio di 24/30), tornò a Udine per iniziare, già in quell’anno, un’intensa attività professionale.
Sono circa duecentoventicinque le opere a lui ascrivibili, realizzate o solo progettate: edifici pubblici e privati, chiese, interventi urbanistici, monumenti, alcune infrastrutture, oggetti d’arredo. Come si evince dalle inserzioni pubblicitarie sui numeri della rivista La Panarie del 1925, a distanza di quindici anni dalla sua fondazione lo studio Valle Provino & Fratello a Udine, gestito da Provino con il fratello Pietro, aveva succursali a Roma, Milano, Fiume e Venezia (Contardo - Missera, 1983-84, I). Cooperando anche con altre ditte, lo studio garantiva la copertura di ogni aspetto della costruzione: dalla compilazione del progetto all’adempimento delle pratiche burocratiche, alla direzione dei lavori, fino alla realizzazione degli elementi di finitura delle opere.
Fin dai primi anni di attività, Valle affrontò la progettazione di edifici pubblici di grandi dimensioni, come il palazzo della Società agraria friulana a Udine (1908), del quale curò la sistemazione; il teatro Licinio di Pordenone (1909-11; 1913-22); il progetto di concorso per il teatro Comunale di Udine (1913); un’ipotesi, testimoniata da alcuni disegni d’archivio, per la stazione ferroviaria di Milano in occasione del secondo concorso (1912); il municipio di Tricesimo (Udine; 1913-19). Tra le abitazioni private, invece, vanno ricordate una villa al mare (1910), non realizzata, la villa Leoncini a Udine (1909-11) e la casa Grisostolo a Venezia (1912), dense di riflessioni sull’architettura viennese, e la villa Bazzoni al Lido di Venezia (1916).
Le opere citate dimostrano, precocemente, l’abilità di Valle nel controllare tanto la composizione planimetrica, anche a scala urbana, quanto l’organizzazione e il coordinamento delle facciate, dei volumi e dei dettagli, in modo da garantire precisione e monumentalità all’edificio, specialmente se pubblico. Nel suo repertorio formale sono riconoscibili elementi desunti, con acribia filologica, dai linguaggi storici (romanico, gotico, rinascimentale, barocco, neoclassico ecc.) ai quali si aggiunsero, nel tempo, affondi nel vocabolario contemporaneo: dal liberty, combinato con chiari riferimenti all’opera di Josef Hoffmann, Joseph-Maria Olbrich e Otto Wagner, allo stile ‘Novecento’, fino al funzionalismo (Contardo - Missera, 1983-84). Questa duttilità linguistica, esito di una notevole cultura artistica e architettonica, gli consentì di portare sempre in primo piano il problema progettuale in sé – come avrebbe fatto il figlio, l’architetto Gino Valle (Udine, 1923-2003) –, anteponendolo all’esigenza di definire un lessico personale che lo rendesse riconoscibile nel panorama locale e nazionale. Su questa solida base si fondava la costruzione materiale dell’opera, obiettivo principale di Valle: anche se l’architetto rimase legato soprattutto al contesto friulano, il suo lavoro costituì il paradigma di un’arte del costruire – accolta e sviluppata dalle generazioni successive, da Ermes Midena a Cesare Scoccimarro, da Angelo Masieri a Gino Valle e oltre – che vede nell’efficienza funzionale e nella profonda conoscenza dei materiali e delle tecniche costruttive la sua stessa ragione d’essere.
Dal 1909 Valle venne coinvolto in una commissione di rilievo, svolta in due fasi: l’ampliamento del collegio di Toppo Wassermann in via Gemona a Udine. La progettazione dei nuovi corpi edilizi, annessi al settecentesco palazzo Garzolini, era stata affidata a Girolamo D’Aronco, padre dell’architetto Raimondo, e titolare di una fiorente impresa edile assieme ai figli; alla sua morte, nel 1909, Valle riuscì a subentrare nell’incarico e a sviluppare in autonomia alcune parti dell’ampliamento, completato nell’ottobre del 1911. Tra queste la più significativa è l’originale copertura in ferro e vetro del grande salone centrale, che accoglie suggestioni, in particolare, dalla Borsa di Amsterdam (1896-1903), opera di Hendrik Petrus Berlage. A distanza di dieci anni, tra il 1921 e il 1924, Valle progettò altre parti del complesso scolastico, ma venne realizzato soltanto il sobrio palazzetto delle scuole su via di Toppo.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, arruolatosi come volontario nel Comando genio della IIIa armata, Valle ottenne una medaglia al valore militare e un encomio «per le sue provate qualità di tecnico» e «la sua attività tra le truppe operanti» (Ermacora, 1929, p. 361). Nel 1916-17, durante il conflitto, progettò una cappella monumentale per il cimitero militare di Perteole, nel Comune di Ruda (Udine). Questo primo lavoro aprì il campo ad altri progetti dedicati alla memoria dei caduti: i monumenti di Reana del Rojale (Udine; 1919), di Pasian di Prato (Udine; 1920), e una prima ipotesi per una monumentale chiesa a Udine (1920), sviluppata come tempio ossario dal 1925 in poi. Significativa anche la sua partecipazione, nel 1920, al concorso per il ‘Monumento al Fante’ a San Michele al Carso, che vide coinvolti ben ottantuno progettisti; tra questi Raimondo D’Aronco, Enrico Del Debbio, Guido Cirilli e Alessandro Limongelli, futuro compagno di lavoro dell’architetto per il citato tempio udinese.
Nel 1920 Provino sposò Ave Regè; la coppia ebbe quattro figli: nel 1921 nacque Maria, detta Mariolina, di professione chimica, e a seguire gli altri tre, che calcarono le orme del padre diventando architetti: Gino nel 1923, Fernanda, detta Nani, nel 1927, ed Elena, detta Lella, nel 1934.
Gli anni del primo dopoguerra videro crescere notevolmente le commissioni affidate allo studio Valle. Numerosi i palazzi pubblici e privati, le ville, le chiese e le case realizzati tra il 1920 e il 1930 a Udine e nei comuni limitrofi, che spesso interpretano – talvolta in maniera letterale – il linguaggio dell’architettura sei-settecentesca dell’entroterra veneto e friulano. Nel novero degli interventi udinesi di quel periodo vanno citati, tra gli altri, il palazzo Maffioli (1920-26), in collaborazione con l’architetto Pietro Zanini, e i palazzi Cappellani (1923), Leskovic (1921-22) e Degani-Laiolo (1921-23), ma anche il complesso polisportivo Moretti (1924), attualmente convertito in parco urbano. Di particolare rilievo il cinema Eden (1921-24), con la fronte curvilinea vagamente liberty, e capace di ben settecentocinquanta posti, e soprattutto il grande complesso costruito tra piazza XX Settembre e le vie Canciani, Cavour e Sauro (1923-37). Per comporne l’articolato impianto planimetrico, formato da diversi edifici che occupano un intero isolato affacciandosi su uno spazio cittadino di cruciale importanza, Valle sembra aver guardato ancora una volta alla cultura viennese, in particolare alle case tra Linke Wienzeile e Köstlergaße di Otto Wagner (1898-99); nei fronti, invece, l’architetto utilizzò il consueto repertorio di elementi sei-settecenteschi, ma tentò di dare un’identità alle singole parti, anche in relazione ai diversi usi e affacci urbani, sebbene all’interno di una composizione unitaria.
Adottando dei criteri analoghi Valle elaborò nel 1925 il progetto per la nuova sede della Cassa nazionale assicurazioni sociali, che segnò, assieme a due palazzine coeve, sull’Aventino e in via Nomentana, il suo esordio nel contesto romano. Il linguaggio dell’architetto si prestava pienamente all’istanza di monumentalità richiesta dai concorsi banditi in quegli anni a Roma e in altre città d’Italia. Tra il 1926 e il 1930, dunque, Valle partecipò a diversi bandi: a Roma elaborò una proposta per una struttura di congiunzione tra la nuova fronte del palazzo del Senato su via della Dogana Vecchia e il palazzo Giustiniani (1926), un progetto di massima per il ministero delle Corporazioni (1926) e uno per l’edificio governatoriale in piazza dell’Ara Coeli (1928); e ancora partecipò ai concorsi per la nuova sede della Cassa di risparmio delle province lombarde a Milano (1926) e per la sistemazione di piazza Oberdan a Trieste (1926-30).
Il fronte breve di uno dei monumentali edifici inseriti in quest’ultima ipotesi (Ermacora, 1929, pp. 366 s.) presenta un binato di semicolonne, con coppie di statue alla base, che riecheggia la soluzione di Marcello Piacentini per il coevo Albergo degli ambasciatori a Roma (1925-27); anche il progetto per «un palazzo commerciale in Roma» del 1929 (p. 371) non sembra esente da qualche influenza piacentiniana. Negli anni Trenta Valle presentò ancora proposte ai bandi di concorso per la palazzata di Messina (1930-31) e per la sede della Cassa nazionale malattia addetti al commercio di Roma (1937).
All’inizio degli anni Venti l’architetto aveva cominciato a sviluppare alcuni progetti per la località balneare di Lignano, all’epoca frazione del Comune di Latisana (Udine). Il primo era stato la Terrazza a mare (1921-24), un’elegante struttura a padiglione in legno, di sapore vagamente orientale, ingentilita da una serie di oculi ovali nella parte superiore. Per la cittadina, che si stava dotando in quel momento delle prime infrastrutture a uso turistico, mise a punto il piano regolatore (1926-28), l’ipotesi per una colonia marina (1933-34), e a seguire numerosi altri progetti per edifici pubblici e privati (1935-51).
Nel marzo del 1930 Valle s’iscrisse all’albo dell’Ordine degli architetti del Friuli. Il periodo compreso tra gli anni Trenta e Quaranta fu contraddistinto ancora da una vasta messe di progetti, in special modo opere pubbliche, in diverse parti del Friuli; tra questi, l’asilo infantile a Sutrio (Udine; 1923-40), esito di una lunga e tormentata gestazione, e nella città di Udine la colonia elioterapica Principi di Piemonte (1930, 1938-39), la casa della Madre e del Bambino (1938), connotata da un’ariosa struttura a portico nel piano superiore, e soprattutto il già citato tempio ossario, testimoniato da un corpus archivistico di oltre trecento disegni. Valle iniziò a tracciare i primi studi per una «chiesa monumentale in onore dei caduti» (Contardo - Missera 1983-84, II, p. 136) nel 1920, ma solo a partire dal 1925 il tema venne precisato nella forma di un tempio ossario; nel 1930 l’intervento di Alessandro Limongelli accanto a Valle portò alla messa a punto del progetto definitivo; tuttavia l’architetto udinese continuò a elaborare i dettagli dell’opera fino alla conclusione, nel 1942.
L’imponente costruzione, prospiciente piazzale XXVI Luglio, presenta una pianta a croce latina suddivisa in tre navate ritmate da trenta colonne di marmo rosso di Verzegnis; sulla crociera svetta la cupola, ricoperta di rame, elevata su un alto tamburo scandito da pilastri. Al di sotto della chiesa si trova la cripta, tripartita da venti pilastri di travertino. Anche la facciata conobbe una genesi tormentata: superata la fase ‘barocca’, Valle giunse alla soluzione costruita, qualificata da una forma rigorosa e severa, alla quale fanno da contrappunto le sculture di Silvio Olivo (Damiani, 2008, pp. 26 s.).
I temi della memoria e del sacrificio espressi nel tempio ossario acquisirono un nuovo e più profondo senso di lettura con la realizzazione del monumento alla Resistenza progettato da Gino Valle nel 1959-69: le due opere, inscindibilmente legate, costituiscono ora uno dei complessi monumentali più significativi e originali del Novecento.
Nel 1948 Provino accolse nello studio il figlio Gino e nel 1952 la figlia Nani, entrambi laureati allo IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia). Con il loro aiuto, affrontò gli ultimi anni di lavoro fino alla morte, avvenuta a Udine il 12 agosto 1955.
Le parole spese da Arturo Manzano in memoria di Provino Valle riassumono con precisione la sua visione pragmatica del lavoro, condivisa con molti altri professionisti della sua generazione. Una visione rigorosa, persino brutale, ma grazie alla quale l’Italia si stava lentamente rialzando, in quegli anni, dalle macerie della guerra: «l’architettura cominciava ad essere tale [...] quando i segni delle eliografie diventavano strutture solide e costavano denaro. All’architetto toccava dare un ordine alle idee confuse dei committenti, cavare una cosa civile, educata, grammaticale, colta dal canovaccio di desideri che gli veniva presentato, badare a non massacrare il tono del paesaggio esistente, a risolvere i problemi funzionali del fabbricato, a far spendere nella maniera migliore i soldi del pubblico e del privato; [...] per Valle un architetto doveva costruire» (Messaggero Veneto, 6 settembre 1955; cit. in Contardo - Missera, 1983-84, I, p. 49).
Fonti e Bibl.: Udine, Archivio privato Provino Valle. C. Ermacora, P.V. architetto, in La Panarie, VI (1929), 36, pp. 355-371; F. Tentori, Architettura e architetti in Friuli nel primo cinquantennio del ’900, Udine 1970, pp. 107 s.; L. Damiani, Arte del Novecento in Friuli, I, Il Liberty e gli anni Venti, Udine 1978, pp. 100-107; S. Contardo - D. Missera, Un laboratorio del professionismo italiano. P.V. architetto (1908-1938), I-II, tesi di laurea, IUAV, a.a. 1983-84; D. Missera - S. Contardo, L’architettura e il mestiere. P. V. architetto, in La Panarie, n.s, XIX (1986), 71, pp. 49-55; Architettura del Novecento nel Friuli-Venezia Giulia, Passariano 1989, ad ind.; Monumenti moderni. Architetture del Novecento in Carnia, Canal del Ferro e Valcanale, Udine 1991, nn. 1, 5, 6; P. Nicoloso, La città inventata. Idee, progetti e architetture per Lignano Sabbiadoro, 1903-1939, Pordenone 1992, ad ind.; Friuli Venezia Giulia. Guida critica all’architettura contemporanea, a cura di S. Polano - L. Semerani, Venezia 1992, ad ind.; D. Barillari, Per una storia dei progetti del Nuovo Teatro di Udine, in Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Udine 1997, pp. 10-29; P. Nicoloso - F. Luppi, Lignano. Guida all’architettura, Pordenone 2002, ad ind.; A. Damiani, Architetture e progetti per il Friuli del Novecento. P.V. (1887-1955), in La Panarie, n.s., XLI (2008), 159, pp. 23-27; P.A. Croset - L. Skansi, Gino Valle, Milano 2010, ad ind.; G. Dri, V., P., in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, III, L’età contemporanea. Pog-Zut, a cura di C. Scalon - C. Griggio - G. Bergamini, Udine 2011, pp. 3474-3480; O. Lanzarini, «Lindo, raccolto e comodo». L’ampliamento del Collegio Di Toppo Wassermann e i progetti di P.V., in Tre nomi per un palazzo: Polcenigo, Garzolini, Toppo Wassermann, a cura di M. Visentin, Udine 2017, pp. 169-205; P.A. Croset - L. Skansi, Modern and site specific: the architecture of Gino Valle 1923-2003, London 2018, ad indicem.