MESOPOTAMIA, Provincia romana (Μεσοποταμία, Mesopotamia)
Con questo nome venne rettamente designato dai Romani il territorio compreso tra il Tigri e l'Eufrate e la fascia costiera sul Golfo Persico attorno alla foce dei fiumi uniti. A settentrione la provincia confinava con i territori della Sophene e della Gordyaea, talvolta ad essa parzialmente annessi, talvolta sottoposti alla giurisdizione provinciale della Cappadocia e dell'Armenia, più spesso lasciati in condizioni di relativa autonomia e affidati a dinastie locali.
Entro i limiti sopra esposti, il dominio di Roma si esercitò in tre diversi momenti, dapprima con la conquista operata da Traiano nell'anno 115 e interrotta dalla sua morte, due anni più tardi. Nel 117 l'Assiria (la provincia romana a E del Tigri) andò interamente perduta, mentre la M. fu abbandonata più tardi, e non uscì mai dall'orbita dei traffici romani. Il secondo e più duraturo periodo della dominazione romana ebbe inizio con le guerre parthiche di Marco Aurelio, il quale peraltro assicurò al governo di Roma solo la parte nord-occidentale dell'antico territorio, comprensiva dell'Osroene - ai cui principi fu concesso il governo di gran parte della nuova circoscrizione - e della grande ansa dell'Eufrate, la zona quindi più intensamente popolata e più permeata dalla cultura ellenistica.
Compiutasi nel 165 la conquista di Marco Aurelio, questa venne ampliata verso oriente, sino al Tigri, e verso mezzogiorno, sino alla confluenza del Chaboras (Khābūr) con l'Eufrate, da Settimio Severo, il quale vi combatté il rivale Pescennio Nigro, e provvide a dividere il territorio in due province: la Osroene a occidente, con capitale Edessa (l'odierna Urfa) e la M. ad oriente, con capitale Nisibis. La pressione dei Parthi e poi dei Persiani, dopo l'avvento della dinastia sassanide, e le continue rivendicazioni dei dinasti locali, resero travagliata la vita della provincia, che poté dirsi perduta con Filippo I nel 248, anche se in alcune località restarono i presidi delle due legioni parthiche istituite da Settimio Severo.
Con la riconquista di Diocleziano si apre il terzo e più lungo periodo di dominio romano nella Mesopotamia. Con l'ordinamento tetrarchico il territorio mesopotamico restò diviso nelle due province in cui era stato partito da Settimio Severo; ai procuratores o praefecti, di rango equestre, che le governavano, vennero sostituiti i praesides. La Osroene fu ampliata sino a comprendervi Nisibis e la M. propriamente detta fu accresciuta dei territori siti nell'alto bacino del Tigri attorno ad Amida. Ma con la pace conclusa da Gioviano con i Persiani nel 363 dopo che, con la campagna condotta da Giuliano, per l'ultima volta i Romani avevano toccato i confini della Babylonia spingendosi sino a Ctesifonte tutta la parte orientale delle due province, con Nitibis e Singara, andò perduta. Il rimanente restò sotto il dominio bizantino sino alla metà del sec. VII.
Anche se i resti monumentali sono assolutamente irrilevanti, tuttavia l'organizzazione romana continuò e perfezionò il sistema stradale, ereditato dalla prima sistemazione degli Achemènidi e di Alessandro, e che si articolava agli incroci tra le grandi vie fluviali e terrestri lungo l'Eufrate e il Tigri e le carovaniere che dalla Media, dalla Atropatene e dalla Persia portavano agli scali siriani sul Mar di Levante e alle vie interne dell'Anatolia; Edessa e Carre nella Osroene, Nicephorium, Zaita, Dura Europos e Circesium sull'Eufrate, Nisibis e Singara nella M. propriamente detta, furono i gangli della rete viaria romana. In queste città, sovente erette al rango di colonie, rafforzate da drappelli di veterani e presidiate militarmente, ebbero sede gli uffici di una complessa organizzazione doganale. Seleucia, Ctesifonte e Teredon, sul Golfo Persico, furono solo raramente toccate dal commercio e dalla penetrazione militare romana.
Bibl.: A. Poidebard, La trace de Rome dans le désert de Syrie, Parigi 1934; F. Schachermayr, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, cc. 1158-1163, s. v. Per la questione dell'abbandono della provincia: M. Rostovtzev, in Compt. Rend. Acad. Inscr., 1935, p. 285 ss. (favorevole alla cronologia traianea); E. Groag, in Klio, n. s., XI, 1936, p. 232 ss.; A. Degrassi, in Riv. Filol., n. s., XIV, 1936, p. 410 ss. (favorevoli alla cronologia adrianea).