PROVENZA
(franc. Provence)
Regione storica della Francia sudorientale, delimitata a O dal corso del Rodano, a N dal Delfinato e dal Contado Venassino, a E dal Piemonte e dalla contea di Nizza; attualmente comprende i dip. Var, Vaucluse, Bouches-du-Rhône, Hautes-Alpes, Alpes-Maritimes e Alpes-de-Haute-Provence.
In termini di geografia culturale, l'area provenzale si estende però ben al di là di questi limiti. Lo stesso nome P. costituisce piuttosto una sineddoche per rappresentare la vasta Provincia (Narbonensis) romana delle origini, quella Gallia transalpina o Gallia Narbonese che, creata da Roma alla fine del sec. 2° a.C., si estendeva, attraverso il Rodano, dal lago Lemano fino ai Pirenei e all'Alta Garonna. L'interesse costituito dall'asse del Rodano, che apre la P. verso le regioni settentrionali europee, la facilità delle relazioni con l'Italia e la Spagna, la presenza di importanti porti, come Arles (v.) e Marsiglia (v.), ne fecero nell'Antichità un importante luogo di scambi.La P. venne cristianizzata assai presto, anche se i primi documenti pervenuti risalgono solo al sec. 3°; nel 314 si tenne il primo concilio di Arles. Il monachesimo si sviluppò nella regione agli inizi del sec. 5°: Giovanni Cassiano, formatosi in Oriente, fondò due monasteri a Marsiglia - tra cui la futura abbazia di Saint-Victor - e l'anacoreta s. Onorato stabilì in una delle isole di Lérins un monastero che fu, nei secc. 5° e 6°, un grande centro di teologia e un 'vivaio' di sacerdoti e vescovi. L'eremitismo fiorì nelle zone montuose, pressoché disabitate: a Donat (monti di Lure), Faust (nei pressi di Riez), Castor (nei pressi di Apt) e altrove. Sulle cellule primitive si sviluppò, in epoca romanica, un'impressionante architettura semitroglodita: per es. la cappella di Saint-Pierre a Montmajour (v.), a N di Arles, Saint-Pierre di Carluc, nel Lubéron, e Saint-Roman-de-l'Aiguille, nei pressi di Beaucaire.Al tempo delle grandi invasioni, Visigoti, Burgundi e Ostrogoti si spartirono la P.; integrata nel 537 nel regno merovingio, essa conservò una relativa autonomia. Il regno di P., nato dallo smembramento (metà del sec. 9°) della parte dell'impero carolingio toccata a Lotario I (817-855), comprendeva i territori delle province ecclesiastiche di Aix-en-Provence, Arles, Vienne (eccettuata Ginevra) ed Embrun, nonché le diocesi di Uzès e della Tarentaise e la contea di Lione; nel 947 esso venne integrato nel regno della Borgogna Transgiurana per formare il c.d. regno di Arles o di Vienne.Nel 1032, Rodolfo III re di Borgogna (993-1032) legò il suo regno agli imperatori tedeschi, che però esercitarono sempre un'autorità solo nominale. Guglielmo di Arles, alleato con il marchese di Torino, dopo aver respinto i Saraceni (973), organizzò la marca di P. e fondò il primo casato omonimo. Il movimento di incastellamento si avviò più tardi che altrove, intorno al 1030. Il rinnovamento canonicale fu opera di vescovi riformatori e del Capitolo riformato di Saint-Ruf di Avignone, le cui idee si diffusero largamente in P. nel sec. 11° e nel successivo. La rinascita della vita monastica si verificò più precocemente, nel sec. 10°, grazie sia alla posizione dominante occupata da Saint-Victor di Marsiglia e da Lérins sia all'espansione cluniacense (s. Maiolo era originario dell'Alta P.): a questa fase vanno ascritte le fondazioni di Gânagobie, Saint-André-de-Rosans, Valensole e Sarrians. Nel sec. 12°, il ritorno a uno spirito di rigore fu opera dei Cistercensi (fondazioni di Aiguebelle, Sénanque, Silvacane, Le Thoronet), dei Benedettini di Chalais (abbazia di Clairecombe, romitorio di Notre-Dame-de-Lure, Valbonne) e dei Certosini. Solidamente impiantati erano anche gli ordini militari, in particolare i Templari e gli Ospedalieri di s. Giovanni di Gerusalemme, il cui Gran priorato era a Saint-Gilles.Agli inizi del sec. 12°, a seguito di una serie di matrimoni dinastici, la contea di P. (compresa tra i fiumi Rodano e Durance, le Alpi e il mare) pervenne alla casa di Barcellona, il marchesato di P. (Contado Venassino e regione di Argens, sulla riva destra del Rodano) a quella di Tolosa e la contea di Forcalquier (sita tra il Contado Venassino e il fiume Durance) a quella di Urgel. A partire dal secolo precedente, il progressivo ritorno alla prosperità era andato a vantaggio della borghesia e intorno al 1150 nelle principali città si erano costituiti dei consolati. Raimondo Berengario IV di P. (1209-1245) pose fine alle rivolte urbane e alle pretese signorili, organizzò una solida amministrazione e animò una corte brillante, largamente aperta ai trovatori.Nel 1263, Carlo I d'Angiò, conte di P. dal 1246, ricevette dal papato il regno di Sicilia, e la regione beneficiò dell'espansione angioina; nel corso del sec. 14°, Avignone (v.) divenne sede del papato e di una delle più brillanti corti dell'epoca.L'architettura di epoca paleocristiana e altomedievale ha lasciato tracce, nonostante le ricostruzioni, nell'organizzazione di alcuni centri monastici in santuari giustapposti, di dimensioni e funzioni diverse, come nel caso di Carluc, Baulis, Saint-Véran-de-Vaucluse o Gânagobie, fondati intorno al 950.Per quanto riguarda il sec. 10°, gli scavi cominciano a riportare alla luce un'architettura che ha in qualche caso lasciato tracce 'fossilizzate' negli edifici successivi. A Gânagobie, per es., sono stati trovati resti architettonici del sec. 10°, la cui presenza determinò la forma così particolare del transetto attuale, a due campate; lo stesso avvenne per l'abside rivolta a O del Saint-Michel della Garde-Adhémar, presso Montélimar (sec. 12°), che dal punto di vista formale ricorda la disposizione carolingia more romano.I primi secoli dell'architettura cristiana (secc. 4°-6°) sono noti soprattutto grazie ai battisteri di alcune città sedi episcopali: Fréjus, Riez, Aix-en-Provence (v.) - quest'ultimo ancora conservato in elevato - Cimiez e Marsiglia, entrambi solidamente documentati. Si tratta di edifici quadrati di dimensioni piuttosto grandi (m 11 di lato: Riez e Fréjus; m 14 di lato: Aix-en-Provence), in qualche caso allestiti all'interno di complessi termali (Riez, Cimiez), il cui spazio centrale, sopraelevato e a pianta ottagonale, è sostenuto da otto colonne di reimpiego; quattro nicchie semicircolari occupano spesso i quattro angoli (Riez, Aix-en-Provence), alternandosi in qualche caso con quattro nicchie rettangolari (Fréjus, Marsiglia). Nel battistero di Marsiglia, il più sontuoso, dalle dimensioni spettacolari (m 25 di lato), lo spazio centrale era servito da un ampio deambulatorio (m 4 di larghezza) e da coppie di colonne che fiancheggiavano le nicchie rettangolari. La scultura è assai ben rappresentata da elementi dell'arredo liturgico, come le magnifiche lastre marmoree della recinzione presbiteriale della chiesa di Limans, le numerose mense d'altare a decorazione simbolica (cristogrammi, agnelli, colombe, cantari a pampini), la vasca di Saint-Pierre-des-Tourettes, nei pressi di Apt, segnata dalla presenza di un chrismón certamente in bronzo e recante un'iscrizione greca che invitava alla purificazione, così come dai differenti tipi di sarcofagi paleocristiani (per es. Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, Marsiglia, Arles), spesso di importazione, ma che esercitarono una notevole influenza sulla scultura romanica.Dal sec. 11° alla metà del 13° l'arte romanica fu l'espressione più originale del genio provenzale. Essa è caratterizzata in primo luogo dalla nitidezza delle piante, dal gusto per le belle murature, in particolare per i reimpieghi di pezzi antichi, e dalla stretta subordinazione della decorazione scolpita all'architettura. Il colore è poco presente: praticamente non si conserva nessuna pittura murale e alcuni resti di vetrate sono stati ritrovati nel corso degli scavi, ma mosaici pavimentali assai belli decorano i presbiteri del sec. 12°, come per es. la Gerusalemme celeste nella cattedrale di Saint-Paul-Trois-Châteaux o le grandi decorazioni con animali della chiesa di Gânagobie e di Saint-André-de-Rosans.Al di là di una reale unità culturale, la geografia artistica della P. resta segnata dallo iato che separa la parte orientale dalle regioni occidentali. In tutta l'architettura del sec. 11°, caratterizzata dall'impiego di pietre da taglio di modulo medio e di lavorazione irregolare (moellons), i tratti della prima arte romanica meridionale sono visibili soprattutto lungo i confini orientali della regione (Levens, Valdeblore, Châteauneuf-de-Contes, Breil, Saorge). Nella seconda epoca romanica, le regioni orientali presentavano un'architettura fatta di impianti semplici, cui rimase praticamente estraneo il protorinascimento generatosi nel bacino del Rodano, mentre nelle regioni occidentali si elaborarono piante assai più ambiziose.L'architettura romanica provenzale produsse monumenti importanti fino a epoca tarda, ancora in contemporanea con quelli della piena maturità del Gotico francese (cattedrali di Cavaillon, di Digne, di Senez e di Grasse; chiese di Notre-Dame di Seyne-les-Alpes, di Notre-Dame di Vénasque, di Bonpas e di La Tour-d'Aigues). Così per es. la chiesa di Caromb, costruita agli inizi del sec. 14°, è ancora di stile romanico, al pari della cappella di Saint-Sépulcre di Peyrolles (sec. 15°) e della navata della cappella di Saint-Quenin a Vaison-la-Romaine, ricostruita nel 17° secolo. Tale produzione architettonica presenta anche tratti che si rifanno alle tradizioni paleocristiana e altomedievale: abside poligonale all'esterno e semicircolare all'interno, assai diffusa nei secc. 12° e 13°; abside semicircolare inserita in un corpo di fabbrica rettangolare (sec. 11°: chiesa del priorato di Vaugines, chiese c.d. congiunte di Vénasque e cattedrale di Vaison, in Valchiusa; Saint-Etienne-du-Grès, nelle Piccole Alpi di P.; sec. 12°: Notre-Dame di Banon e cappella di Saint-Paul a Saint-Michel-l'Observatoire, Saint-Saturnin di Apt, Saint-Symphorien di Buoux e Notre-Dame-de-Salagon, in Alta P.); absidi a profilo oltrepassato, ben attestate nel sec. 11° (cattedrale di Notre-Dame-de-Nazareth di Vaison, chiesa cruciforme di Vénasque, chiesa minore di Saint-Donat-le-Bas, sul medio corso del fiume Durance, chiesa di Saint-Jean Baptiste di Mallefougasse, in Alta P., o, ancora, chiesa di Saint-Pierre di Aurel, in Valchiusa, riportata alla luce dagli scavi), ma praticamente abbandonate nel sec. 12° (abside della cripta di Montmajour, dal profilo eccezionalmente oltrepassato); capocroce triconco (cappella della Trinité di Lérins). Lo stesso tipo di capocroce ricorre sia a Saint-Pierre-et-Saint-Paul agli Aliscamps di Arles sia, inserito in un corpo di fabbrica triangolare, a Saint-Quenin di Vaison (sec. 12°), esempi questi ultimi dotati di un coro trapezoidale, come a Sant Pere di Terrassa, nella Spagna visigota.Le piante si suddividono in alcuni grandi tipi, suscettibili di lievi varianti di dettaglio. Dal sec. 11° al 13°, le chiese, che presentano un corpo longitudinale e un'abside coperti a volte - absidi poligonali, semicircolari o santuari a capocroce rettilineo -, costituiscono l'elemento di base del paesaggio monumentale della P., sia che si tratti degli innumerevoli piccoli edifici dispersi nella regione sia che si tratti dei monumenti maggiori del sec. 12°, per i quali sarebbe stato lecito attendersi uno sviluppo più spettacolare, come nei casi delle chiese di Saint-Restitut (Drôme), Saint-Gabriel, presso Tarascona, Le Thor, Saint-Trinit, sull'altopiano di Albion, e delle cattedrali di Avignone e di Cavaillon. Nonostante la sua semplicità quasi rustica (Saint-Pierre di Robion, sec. 11°), adatta a esprimere un ideale di modestia (abbaziale cistercense di Valsainte, sec. 12°), la variante con abside centrale rettangolare raggiunse, nelle regioni orientali, alla fine del sec. 12° e nel 13°, una monumentalità tale da farne una tipologia architettonica assai originale, come testimoniano i casi di Notre-Dame di Briançonnet, Notre-Dame di Noyers-sur-Jabron, di grandi dimensioni rispetto alla media della regione (m 1232), Saint-Christophe di Vachères e Notre-Dame-de-Nazareth di Seyne, che riprende, tardivamente e alla stessa scala di Noyers, l'estetica di Notre-Dame di Digne.Il tipo antico della chiesa con copertura a capriate, di impianto basilicale, a supporti semplici e a tre absidi, è esemplificato da Saint-Dalmas-Valdeblore (sec. 11°), nelle Alpi provenzali, e da Saint-Martin di Volonne, nei pressi di Sisteron (inizi del sec. 12°), i cui alti pilastri in muratura ricordano il S. Abbondio di Como. La chiesa priorale di Bédoin (sec. 11°), ai piedi del monte Ventoso, offre una sintesi di questo tipo di impianto (pianta quadrata, divisa in tre navate di due campate coperte a volte), ripresa, in maniera semplificata, a Notre-Dame-du-Château di Saint-Etienne-du-Grès. Nel sec. 12°, Notre-Dame-la-Blanche di Savasse e Saint-Michel della Garde-Adhémar, nella media valle del Rodano, denotano un trattamento monumentale della pianta-tipo, ampliata, nelle cattedrali di Vaison, di Sisteron, di Nizza e di Grasse, da una campata nel coro.La pianta cruciforme fu oggetto di sviluppi diversificati, fino alla formula più semplice della croce latina a capocroce rettilineo, attestata, nella P. orientale e in epoca tarda, ossia tra la fine del sec. 12°e il corso del 13°, da Saint-Honorat di Paillerols e dagli edifici a transetto basso come la Madeleine di Lincel o la cattedrale di Digne. Curiosamente, quest'ultimo tipo, ampliato da due cappelle quadrate sul transetto, fu in una prima fase quello delle chiese benedettine dell'Ordine di Chalais (dip. Isère) nel Delfinato, della seconda metà del sec. 12°, note per l'estrema modestia della loro architettura. La pianta a navata unica e a tre absidi impiantate direttamente su un transetto sporgente, forse eredità carolingia, si inscrive direttamente nella grande architettura romanica; sono da ricordare: nel sec. 11°, Sainte-Marie e Saint-Véran-de-Vaucluse, che conservava le reliquie dell'eremita eponimo, o, ampliata di una campata nel coro, la chiesa priorale di Sarrians, fondata da Guglielmo di P. per ospitare la sua sepoltura e donata a Cluny; nel sec. 12°, la chiesa di Sainte-Jalle, costruita in pietra da taglio di medie dimensioni, l'abbaziale di Saint-Eusèbe, nei pressi di Apt, quella di Montmajour, le cattedrali di Apt e di Senez.In una variante tardiva e rara, attestata, tra la fine del sec. 12° e gli inizi del 13°, nelle chiese priorali di Aleyrac e di Lachau (Drôme), le due cappelle laterali sono ridotte e disposte sui due lati del coro, più basse dell'abside, lasciata completamente libera. Rara nel sec. 11° (chiesa maggiore di Saint-Donat-le-Bas), la variante a tre navate conferisce a questo tipo di impianto un'ampiezza innegabilmente più monumentale, evidente in edifici del sec. 12°, come le cattedrali di Arles e di Saint-Paul-Trois-Châteaux, l'abbaziale di Saint-Paul-de-Mausole, dalle navate laterali assai strette, quella di Saint-Honorat degli Aliscamps ad Arles, dal transetto appena sporgente, quella di Saint-Marcel-les-Sauzet, dotata di un profondo coro.Nonostante i rinomati centri di pellegrinaggio e l'esempio prestigioso delle catacombe di Saint-Victor a Marsiglia, le cripte sono rare. Nella P. orientale si conservano quelle di Vilhosc, Lévens e Valdeblore (sec. 11°), che testimoniano una netta influenza lombarda: riprendendo la pianta del capocroce che sostengono, esse formano un grande spazio unificato, dai supporti monolitici (colonne o pilastri quadrati) e volte a crociera con o senza archi trasversi. Il sec. 12° annovera, oltre ad ambienti dagli spazi modesti (cripta della fonte, seminterrata e con copertura piana sotto la campata occidentale della chiesa di Aleyrac; ambiente orientale di Bonpas; cripta sotto il capocroce di Notre-Dame di Pernes-les-Fontaines), alcuni progetti ambiziosi: la cripta della cattedrale di Apt, composta da un largo spazio in forma di transetto, da un coro e da un'abside circondati da un deambulatorio, e che a sua volta copre un piccolo ambiente altomedievale posto all'interno delle sostruzioni di un'antica torre; la grande cripta - o chiesa inferiore - dell'abbaziale di Montmajour, articolata in gallerie d'accesso, transetto, abside e deambulatorio a cappelle radiali.Il sec. 12° e la prima metà del 13° costituirono il periodo aureo del Romanico provenzale e videro la realizzazione di opere di edilizia civile, di numerosi donjons in pietra da taglio, di magnifici castelli, come quello degli Adhémar a Montélimar o quello di Simiane-la-Rotonde, con una 'rotonda' dodecagonale dalla ricca decorazione scolpita, palazzi episcopali, chiostri ed edifici canonici (Fréjus, Aix-en-Provence, Grasse); vanno infine ricordate le numerosissime chiese costruite nella tecnica del bel appareil, che da sola rappresenta l'elemento essenziale della decorazione esterna. Va sottolineato come la raffinata arte del taglio della pietra e della sua messa in opera abbia dato vita a una forma estetica: nella P. occidentale, i tagli decorativi, dai grafismi assai variati, e i segni lapidari, spesso delle vere e proprie firme, rivelano la notorietà raggiunta dai tagliatori di pietra.Gli alzati interni, solidamente strutturati, sono semplici: abside spoglia, raramente decorata da archeggiature, muri laterali dai grandi archi ciechi, arcate della navata che sorreggono direttamente il cleristorio, finestre strette e poco numerose, volte su arconi trasversi, a tutto sesto o spezzati. Nella valle del Rodano - forse per misura protettiva nei confronti dei forti venti di maestrale - i muri settentrionali sono generalmente ciechi e l'entrata principale è posta a S, in qualche caso duplicando il portale di facciata (cattedrale di Saint-Paul-Trois-Châteaux).A partire dal 1140 ca., nel bacino del Rodano si sviluppò un'architettura nutrita della tradizione antica, in cui predominano le vaste superfici murarie nude, la moltiplicazione degli spigoli vivi, in particolare nei supporti, dai numerosi risalti che creano vigorose alternanze di ombra e di luce. La monumentalità di tale architettura si definisce attraverso un gusto evidente per i volumi angolari (cubi, parallelepipedi rettangoli, semipoligoni), per la loro semplice combinazione, come nel caso delle absidi poligonali innestate direttamente sull'immenso muro del transetto, e per i contrasti luminosi che essi generano. Tale architettura, che in qualche caso integra direttamente monumenti romani - come per es. nel caso dell'arco di Carpentras, che funge da porta della cattedrale -, si ispirò a edifici antichi, fino a copiarne nel dettaglio le regole compositive e il vocabolario: base, pilastro e colonna scanalata, architrave a tre fasce, frontone spezzato, protomi taurine, lacunari del portale della cattedrale di Pernes-les-Fontaines, decorazioni cuoriformi e a ovoli. Tra queste realizzazioni antichizzanti si possono citare le nicchie a pilastri del corpo longitudinale della cattedrale di Saint-Paul-Trois-Châteaux; le porte affiancate da colonne e sormontate da un frontone nelle cattedrali di Aix-en-Provence, Avignone, Pernes-les-Fontaines, Saint-Paul-Trois-Châteaux e Saint-Restitut; il campanile di Mollégès, copia del mausoleo, forse di età augustea, di Saint-Rémy-de-Provence; il capocroce dell'abbaziale di Montmajour, che riprende la struttura della Tour Magne di Nîmes; la composizione in forma di arco trionfale del portale di Saint-Trophime ad Arles.Nel vasto ambito delle tendenze antichizzanti, che va da Autun e Langres fino a Lione, Vienne e Arles, l'originalità dell'estetica provenzale risiede in tre aspetti: monumentalità alla maniera antica degli apparati murari e della volumetria; inserimento degli alzati antichizzanti in un progetto globale; rinascenza architettonica. Quest'ultimo punto è certamente quello essenziale: in effetti, quando si tratta di disegno architettonico, si resta a un livello strettamente estetico, quello delle sensazioni visive. Superando la semplice apparenza e seguendo un percorso di ordine strutturale, gli architetti provenzali fecero piuttosto rinascere alcune tecniche di costruzione: bugnato (Avignone, Saint-Paul-Trois-Châteaux), giunti sottili, moduli monumentali, finezza dei paramenti, archi non estradossati, volte rampanti (chiostro di Saint-Trophime ad Arles). In altri termini, essi misero in opera un'arte della costruzione more romano, secondo le parole di un testo dell'epoca.Nell'arte romanica provenzale, in linea generale e fatta eccezione per rari pezzi, come la straordinaria tomba dell'abate Isarn nell'abbaziale di Saint-Victor a Marsiglia, della metà del sec. 11°, la scultura compare solo integrata nella decorazione architettonica; ne è testimonianza la rarità dei timpani istoriati (Saint-Trophime di Arles; chiese di Gânagobie, Sainte-Jalles, Saint-Gabriel, Digne, Barjols). Ciò nonostante, e in misura maggiore che non nel sec. 11°, gli scultori del secondo periodo romanico realizzarono opere spesso assai raffinate, puramente locali ovvero segnate da tendenze galloromanizzanti (Saint-Quenin di Vaison), antichizzanti o, anche, che si richiamavano all'epoca paleocristiana (fregi di Arles), quando non, al contrario, come nella cattedrale di Aix-en-Provence, 'anticlassiche' o 'manieriste', ma anche capaci di vivacità e invenzione (mostri di Montmajour, colonne decorate con massacri di animali nella chiesa di Saint-Christol; personaggi che arrotolano tendaggi a Saint-Paul-Trois-Châteaux). Le grandi opere provenzali che si impongono per l'ampiezza e l'alto significato dei programmi restano il portale di Saint-Trophime e i chiostri di Arles e Aix-en-Provence. Un po' più tarde rispetto all'epoca di Suger, ai portali occidentali di Chartres e a quello della sala capitolare di Saint-Etienne a Tolosa, le statue del portale di Saint-Trophime, quelle dei pilastri dei chiostri di Arles e di Aix-en-Provence, così come le statue-colonna dei chiostri di Aix-en-Provence, di Avignone e di Gânagobie - queste ultime più sobrie e meno distaccate dal supporto -, testimoniano la vigorosa rinascita della raffigurazione umana quasi a tutto tondo. La P. non conobbe l'equivalente dei grandi cantieri gotici delle cattedrali della Linguadoca. Poche chiese risalgono al sec. 13°: si conservano ancora in alzato quella di Valensole, quella degli Ospedalieri di s. Giovanni di Malta ad Aix-en-Provence, la cui dedicazione risale al 1251, e la cappella dei Templari di Avignone, databile intorno al 1275. La parrocchiale di Notre-Dame des Accoules a Marsiglia, edificio gotico assai bello degli inizi del sec. 13°, è invece scomparsa, e non si sa nulla dei primi edifici degli Ordini mendicanti insediatisi nella prima metà del secolo nei grandi centri urbani. D'altro canto, l'arco ogivale appare impiegato già nell'architettura romanica tarda, che rivela nella sua decorazione sottili inflessioni goticizzanti. I Cistercensi lo adottarono a Silvacane (ultimo quarto del sec. 12°-primo terzo del sec. 13°), nella campata di incrocio del transetto, nel capitolo e nella sala dei monaci, e nella chiesa di Aiguebelle (fine del sec. 13°). La chiesa di Notre-Dame di Le Thor, nuovamente dedicata nel 1202, presenta un corpo longitudinale con volte a crociera sottolineate, più che non sostenute, da costoloni ogivali. Allo stesso tempo, un tipo primitivo di costolone, a profilo quadrato, senza chiave, era in uso nelle regioni meridionali (campate angolari dei chiostri di Le Thoronet o di Lérins, cattedrali di Fréjus, di Vence, di Grasse).Il sec. 14°, apertosi con l'insediamento del papato ad Avignone (1309), rappresentò la seconda età aurea dell'architettura provenzale. L'insieme delle terre pontificie beneficiò di un potente slancio costruttivo, testimoniato dalle grandi fortificazioni di Avignone, avviate a partire dal 1350, di Carpentras, di Pernes-les-Fontaines. Il palazzo dei Papi di Avignone, fatto costruire da Benedetto XII (1334-1342) e da Clemente VI (1342-1352), è eccezionale per la monumentalità del suo impianto, per le bertesche su archi del Palais-Vieux, senza dubbio le più antiche in Occidente, nonché per le sistemazioni del palazzo di Clemente VI, in particolare le due navate della Grande Audience, la grande cappella Clementina - al piano superiore - e l'innovativo impianto della scala di accesso. Sono da ricordare inoltre: le trentuno livree cardinalizie di Avignone e le ca. quindici livree di Villeneuve-lès-Avignon; le chiese e i conventi ricostruiti ad Avignone; la collegiata di Notre-Dame a Villeneuve, fondata nella propria livrea nel 1333 da Arnaud de Via e, nella stessa località, la celebre certosa della Val-de-Bénédiction, fondata nella propria livrea da Innocenzo VI nel 1356; la certosa di Bonpas (1320) e, a Montfavet, il priorato di Notre-Dame-du-Bon-Repos, fondato dal cardinale Bertrand di Montfavet, che diede il suo nome alla città, e il convento dei Domenicani, fondato nel 1346 dal cardinale Pierre Gomez de Barroso. Al di fuori del dominio papale, il solo grande cantiere gotico fu quello del convento domenicano di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, fondato nel 1295 da Carlo II d'Angiò, che aveva rinvenuto le reliquie di s. Maria Maddalena, insieme con la grande basilica dedicata alla stessa santa (m 81,5043 all'esterno), costruita in diverse campagne fino al 1532 e di cui occorre sottolineare l'originalità: impianto a tre navate, con una campata di coro fiancheggiata da due absidiole sbieche, alla maniera del Saint-Yved di Braine, e una profonda abside.Il mecenatismo angioino, orientato verso le terre avite o verso le nuove conquiste, come dimostrano gli studi di Robin (1985), non svolse un ruolo analogo a quello del papato: oltre alla chiesa della Madeleine, occorre citare il distrutto palazzo comitale di Aix-en-Provence, costruito da Joannes Baudici, il primo architetto di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, e, nel sec. 15°, il possente castello di Tarascona; a queste realizzazioni architettoniche si debbono inoltre aggiungere le pitture parietali della Tour Ferrande di Pernes-les-Fontaines (ultimo quarto del sec. 13°), in cui sono rappresentati, tra l'altro, diversi episodi della guerra condotta dal sovrano angioino in Italia meridionale e la scena dell'Investitura di Carlo I d'Angiò a re di Napoli a opera del pontefice Clemente VI.Nel suo insieme, la P. conobbe comunque nei secc. 14° e 15° sia ricostruzioni, come spesso avvenne per gli edifici degli Ordini mendicanti (Aix-en-Provence, Arles, Carpentras, Tolone), sia importanti sistemazioni (capocroce della cattedrale e chiesa di Notre-Dame-la-Major ad Arles; Saint-Sauveur ad Aix-en-Provence; cattedrale di Carpentras, ricostruita su ordine di Benedetto XIII nel 1404; chiesa di Orgon; Saint-Laurent di Salon-de-Provence; Sainte-Marthe di Tarascona).Nell'architettura gotica si colgono influenze della Francia settentrionale, per es. nella chiesa dei Templari di Avignone o in quella degli Ospedalieri di Aix-en-Provence, in particolare il grande ornamento a traforo del capocroce rettilineo, soluzione rara che si ritrova anche a Valensole. Ma, nell'insieme, le numerose chiese del sec. 14° appartengono al Gotico meridionale, ben definito nella vicina Linguadoca e segnato dall'architettura dei Predicatori; la collegiata di NotreDame di Villeneuve-lès-Avignon, portata a termine nel 1334, costituisce in qualche misura il prototipo provenzale, con una larga navata unica, fiancheggiata da cappelle, che si apre su un'abside poligonale e con un alzato - grandi arcate e cleristorio - sobrio come in epoca romanica. In qualche caso (per es. Saint-Pierre di Avignone, Notre-Dame di Montfavet) le volte del corpo longitudinale sono sostenute da semplici mensole. La scultura decorativa risulta subordinata a questa architettura spoglia e occorre attendere il sec. 15°, e più tardi che altrove, per trovare una decorazione flamboyante, peraltro piuttosto moderata.L'elemento essenziale della decorazione risiede nella scultura - tombe di papi e cardinali, come per es. la figura giacente del cardinale di Langrage, del 1404 (Avignone Mus. Calvet) e quelle dei conti di P. a Saint-Jean-de-Malte ad Aix-en-Provence - e nella pittura.
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