Provenza (Proenza)
Regione della Francia sud orientale, della quale è difficile precisare i limiti naturali poiché non costituisce un'unità geografica, soprattutto se considerata dal punto di vista geomorfologico.
Occupa nella geografia dantesca quella sinistra riva che si lava / di Rodano poi ch'è misto con Sorga (Pd VIII 58-59), ha cioè come limiti occidentale e nord-occidentale un tratto del corso del Rodano e il corso del Sorga, che è in realtà un affluente dell'Ouvèze, nel quale si getta poco prima che quest'ultimo affluisca nel Rodano nei pressi di Sourges, località poco distante da Avignone. Alla P. si riferisce ancora D. in VE I VIII 7 Istorum vero proferentes ‛ oc ' meridionalis Europae tenent partem occidentalem, a Januensium finibus incipientes; e della P. gli è noto il mistràl, che in Fiore XXXIII 2 ricorda come vento violento: Quand'i' vidi i marosi sì' nforzare / per lo vento a Provenza che ventava, / ch'alberi e vele e ancole fiaccava / e nulla mi valea il ben governare.
Abitata anticamente dai Liguri e in seguito invasa dagl'Iberi, dai Celti e dagl'Ibero-Liguri, la P. acquistò importanza nei commerci mediterranei in età greca e soprattutto dopo la caduta di Cartagine. I Romani, fondata Aquae Sextiae (Aix), estendendo le loro conquiste occuparono il territorio che formerà in seguito la P., il Delfinato e la Linguadoca e che chiameranno prima Provincia Gallica, poi, dopo le vittorie di Cesare, Gallia Narbonensis. Durante i secc. III e IV, a causa delle invasioni soprattutto dei Visigoti e dei Burgundi, la P. fu smembrata in vari possessi e il nome P. rimase solo a quel territorio compreso fra la Durance, il Rodano, il Mediterraneo e le Alpi. Nell'alto Medioevo la P. fu conquistata dal visigoto Enrico, quindi dai Burgundi e dai Franchi e infine da Teodorico (510). Ritornata ai Franchi dopo la caduta degli Ostrogoti, la regione fu scossa da numerose rivolte, invasioni e spartizioni; fu quindi meta d'incursioni arabe culminate nell'occupazione saracena di Frassineto durata per circa un secolo (880 c. - 972). Con la divisione dell'impero carolingio fra i figli di Ludovico il Pio, la P. toccò a Lotario che nell'855 l'assegnò al figlio Carlo, insieme col ducato di Lione, dando origine al regno di Arles. Ma la vita di questo nuovo regno fu breve e travagliata; più volte smembrato fu ricostituito da Carlo il Calvo che l'assegnò a Bosone, suo cognato e genero dell'imperatore Ludovico, il quale fu incoronato re nell'879. Alla morte di Bosone la P. passò al figlio di quest'ultimo, Ludovico il Cieco, dopo accanite lotte con i Carolingi; ma l'effettivo arbitro delle sorti del paese era il potente feudatario Ugo, il quale, eletto re d'Italia nel 926, cedette i propri diritti sulla P. a Rodolfo di Borgogna. La dinastia borgognona resse la regione che gradatamente s'inseriva nell'orbita del Sacro Romano Impero, del quale divenne parte integrante dal tempo di Corrado il Salico, che il re Rodolfo III aveva lasciato erede dei suoi domini (1032). Le pretese imperiali tuttavia non riuscirono ad aver ragione dell'autonomia feudale provenzale, né delle lotte fra i conti di Tolone e di Barcellona per la supremazia nel paese; lotte che non cessarono neppure quando l'ultima erede dei conti di P., Dolcia, sposò nel 1112 Raimondo Berengario III conte di Barcellona.
Durante il XII secolo la P. raggiunse un alto livello di cultura, mentre si diffondeva quasi come religione nazionale l'eresia catara, contro la quale Innocenzo III scatenò una crociata (1209-1215).
L'avvenimento coincise con la presa di potere del conte Raimondo Berengario IV di P., e può considerarsi la premessa storica della diffusione della letteratura provenzale, diffusione favorita anche dai matrimoni regali delle quattro figlie del conte (Pd VI 133-136), le quali influenzarono in maniera determinante la vita politica e culturale delle corti in cui entrarono. Principale negoziatore di queste nozze fu il siniscalco del conte, Romeo di Villanova, il quale è presentato da D. come innocente vittima dell'invidia di corte: i Provenzai che fecer contra lui / non hanno riso; e però mal cammina / qual si fa danno del ben fare altrui (vv. 130-132). Il matrimonio di Beatrice, ultimogenita del conte, con Carlo d'Angiò (1246), facendo diventare quest'ultimo conte di P., inserì la regione nell'ambito di una politica più vasta giacché la gran dota provenzale (Pg XX 61) ebbe peso notevole nello svolgimento dell'impresa italiana dell'Angioino. Da questo momento quindi le sorti della P. furono connesse, per un secolo e mezzo, a quelle del regno di Napoli, subendo di riflesso tutte le vicende che ivi si svolsero: a questo proposito D. ricorda il mancato regno di Carlo Martello (Pd VIII 58-63) e il malgoverno di Carlo Ii: onde Puglia e Proenza già si dole (Pg VII 126; cfr. Rime CVII 13 Carlo [II d'Angiò] conte di Provenza). Durante il regno angioino il pontefice Clemente V trasferì nel 1309 la sede papale ad Avignone, in Provenza.
Per quanto riguarda i rapporti intercorsi fra D. e la letteratura e lingua provenzale (lo parlare... di Provenza, in Cv I XI 14), v. OC.
Bibl. - G. De Manteyer, La Provence du Ier au XIIe siècle. Études d'Histoire et de géographie politique, Parigi 1908; V.L. Bour-Rilly - R. Busquet, La Provence au Moyen Age (1112-1481), ibid. 1924; H. Hauvette, La France et la Provence dans l'oeuvre de D., ibid. 1929, 107-146; R. Busquet, La Provence, in Histoire des institutions françaises au Moyen Age, I, ibid. 1957, 249-266.