PROTOPLASMA (dal gr. πρῶτος "primo" e πλάσμα "materia")
Nome introdotto da J. E. Purkyně (1840) per indicare la sostanza di cui sono formati i giovani embrioni degli animali, applicato poi a indicare quello che F. Dujardin aveva chiamato "sarcode", cioè la sostanza di cui sono costituite le cellule animali e vegetali. Protoplasma è un termine generale, che indica tutta la sostanza vivente della cellula: citoplasma si riferisce più propriamente alla parte non nucleare della cellula, mentre la sostanza del nucleo si chiama anche carioplasma. Il protoplasma e per lo più incoloro, semifluido, a struttura colloidale. Chimicamente non è forse ben definibile, perché esistono almeno tante specie di plasmi diversi quante sono le specie di animali e di piante, e la composizione chimica varia certamente con il variare dell'attività fisiologica. Si sa che è costituito da C, N, O, H, e varî ioni, quali Ph, Na, K, Ca, Mg, Fe, e acqua. Certo i protoplasmi sono di composizione molto complessa, e constano di molecole proteiche estremamente complicate. Anche sulla struttura fisica del plasma si è molto discusso (v. cellula; citologia). In passato si contesero il campo varie teorie, fra cui le più importanti sono le teorie fibrillari, che riconoscevano nel protoplasma una struttura a fibrille, non ramificate e discontinue (teoria filare, W. Flemming) oppure ramificate e costituenti un reticolo (teoria reticolare, J. Heitzmann); la teoria alveolare di O. Bütschli, secondo la quale il protoplasma sarebbe costituito come una emulsione, da alveoli di una sostanza più vischiosa, contenenti gocciole di sostanza più fluida; la teoria granulare (R. Altmann) ammetteva invece che il protoplasma fosse composto di granuli, che l'Altmann considerava come organismi elementari (bioblasti o citoblasti). Probabilmente c'è del vero in tutte e tre queste teorie, nel senso che il protoplasma può assumere questa o quella struttura visibile: la sua struttura fondamentale è ultramicroscopica: fibrille, alveoli, granuli visibili sono formazioni che si sovrappongono a quella e possono variare nelle varie cellule e anche secondo le diverse condizioni di attività fisiologica.
Il protoplasma è la sede di tutti i fenomeni vitali: irritabilità, movimento, assimilazione, accrescimento, ecc., ed è anche il portatore dei caratteri ereditarî, e quindi della specificità, che si manifesta nei processi fisiologici e morfologici.
Correnti protoplasmatiche. - Nel protoplasma di molte cellule vegetali viventi, tanto nude (Mixomiceti) quanto rivestite di membrana, hanno luogo dei movimenti che al microscopio si possono rilevare dallo spostamento dei minutissimi granuli di cui il protoplasma stesso è pieno o anche da quello dei corpuscoli più grossi (cromatofori e nucleo) che vi sono inclusi. Il primo a descrivere questo fenomeno fu l'abate Bonaventura Corti che l'osservò nell'interno delle cellule di certe alghe del gruppo delle Caracee. Talora, come nelle cellule di molte piante acquatiche il cui protoplasma è ridotto a un sottile straterello addossato alla membrana esterna e limitante un grosso vacuolo interno, si ha una vera corrente di rotazione intorno alla cellula stessa. Altrove invece, e specialmente dove il vacuolo centrale è attraversato da lamine e briglie protoplasmatiche interne, il protoplasma scorre pure lungo queste e in diverse direzioni, e si ha una vera circolazione che è accompagnata anche da lente modificazioni della forma e posizione delle singole briglie. La velocità dei movimenti dipende molto dalle condizioni esterne di temperatura e di aerazione. Le ferite eccitano tale forma di attività del protoplasma vivo. La parte più esterna dello strato parietale di protoplasma non prende parte al movimento (v. movimento).