protezionismo
La tutela dei produttori nazionali contro le importazioni
Il protezionismo è l’intervento in campo economico di uno Stato che ostacola l’ingresso nel paese di beni o servizi provenienti da altri paesi. In casi eccezionali può essere utile, ma in generale la teoria economica condanna il protezionismo, perché – lo conferma l’esperienza storica – è la libertà degli scambi che accresce il benessere in tutti i paesi
Il protezionismo consiste in un rifiuto della concorrenza, quando questa avviene fra i prodotti di una nazione e quelli di un’altra. In quanto tale, il protezionismo ha forti componenti politiche: le ‘guerre commerciali’ non sono solo un modo di dire. Gli ostacoli alla libertà degli scambi sono sempre esistiti e continuarono anche dopo le grandi scoperte ed espslorazioni geografiche, per motivi politici, logistici (confini naturali, grandi distanze da coprire e lentezza dei trasporti) e dottrinali (il mercantilismo, che considerava un male l’esportare e un bene l’importare).
La prima inversione di rotta si ebbe con la rivoluzione industriale: la Gran Bretagna (l’unico paese coinvolto in questa prima industrializzazione) voleva esportare i suoi manufatti e importare le materie prime: era favorevole, quindi, a liberalizzare gli scambi.
Alla fine dell’Ottocento, però, Germania e Italia adottarono il protezionismo per favorire le loro nascenti industrie, i cui prodotti non potevano competere con quelli inglesi e francesi. La situazione peggiorò ancora dopo la Prima guerra mondiale e con la Grande depressione degli anni Trenta, quando i paesi chiusero le frontiere agli scambi commerciali.
Un paese impone il dazio su una merce in entrata per limitare le importazioni. I motivi possono essere vari: tenere alto il prezzo di un certo prodotto (limitandone la quantità sul mercato), proteggere le industrie nazionali (ancora giovani e poco produttive) dalla concorrenza di quelle estere (più produttive ed economiche), oppure impedire l’afflusso di merci più economiche da paesi meno sviluppati (che producono con un basso costo di manodopera e un largo utilizzo delle monoculture in agricoltura).
A differenza delle altre misure protezionistiche, i dazi forniscono entrate in denaro, assimilabili alle tasse. I dazi sono di tre tipi: specifici (in rapporto alla quantità di merce importata), ad valorem (in proporzione al suo valore monetario) e misti (che li riuniscono entrambi).
I dazi antidumping, o controvalore, sono utilizzati per combattere l’importazione di merci sottocosto: una volta applicati, riportano le merci al giusto prezzo.
Le tariffe daziarie variano da paese a paese, ma, in presenza di accordi commerciali privilegiati tra gli Stati, sono stabilite di comune intesa. È questo il caso dell’Unione europea, in cui è in vigore una Tariffa doganale comune (TDC), applicata alle merci prodotte da paesi che non fanno parte dell’Unione.
Un’altra forma di controllo sono le barriere non tariffarie, che stabiliscono invece la quantità massima di importazione per una merce (quote).
Vi sono poi i controlli sanitari, tecnici, veterinari, che hanno per scopo ufficiale la tutela dei consumatori, in linea di principio estranei al protezionismo ma che possono essere distorti per tale fine.
Una forma di protezionismo ‘positiva’ sono le preferenze negli scambi commerciali accordate a paesi o gruppi di paesi in via di sviluppo per consentire loro un accesso privilegiato al mercato dei paesi ricchi.
Soltanto dopo la Seconda guerra mondiale si è avvertita, a livello mondiale, la necessità di attuare una maggiore liberalizzazione nel commercio internazionale.
Gli accordi sottoscritti nel 1947 (che avevano dato vita al GATT (General agreement on trade and tariffs «accordo generale sul commercio e sulle tariffe») hanno portato, nel 1995, all’istituzione dell’OMC (Organizzazione mondiale del commercio), a cui aderiscono 135 paesi. I suoi compiti sono quelli di indurre i paesi a diminuire tariffe e barriere commerciali e definire le procedure per regolare le dispute fra i paesi. Dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi il mondo ha conosciuto uno sviluppo senza precedenti nella storia, e gran parte del merito va alla libertà degli scambi che ha ricacciato indietro il protezionismo.