protezione civile
Uniti e organizzati contro le calamità
La protezione civile è un insieme di attività, di norme e di competenze, regolate dallo Stato, per proteggere i cittadini da calamità naturali e da incidenti gravi. Alle attività di protezione civile partecipano medici e vigili del fuoco, militari e anche semplici volontari. Per essere efficace, il loro lavoro deve essere coordinato da una autorità centrale, che in Italia è il Dipartimento di protezione civile
Quando si parla di protezione civile è quasi sempre perché si è verificata una calamità naturale o un incidente di grande portata. La protezione civile, però, non è una forza di intervento, come i vigili del fuoco, la polizia o i carabinieri, ma è un insieme di attività, di norme e di competenze che lo Stato regola con apposite leggi.
Il concetto di protezione civile fu introdotto in Italia in seguito a una legge del 1970 con la quale si definivano una serie di azioni e di interventi da mettere in atto per proteggere la popolazione in presenza di catastrofi naturali. La grande innovazione fu una legge del 1992 con la quale si istituiva un Servizio nazionale di protezione civile, diventato successivamente Dipartimento di protezione civile, ossia una struttura centrale in grado di coordinare tutte le attività volte a tutelare dai danni derivanti da calamità la vita, l’ambiente, i beni e gli insediamenti.
Tra i compiti e le attività di protezione civile vi sono la previsione e l’identificazione dei rischi delle calamità; la prevenzione per evitare o ridurre al minimo i danni associati a un evento calamitoso; gli interventi di soccorso alle popolazioni con ogni forma di prima assistenza, per superare le emergenze e per ritornare alla normalità.
L’unico modo per garantire una capacità di intervento nelle emergenze è potere disporre del numero più alto di persone specializzate in vari settori. Al successo del soccorso concorrono così medici, infermieri o Vigili del fuoco, ma c’è bisogno anche di elettricisti o di cuochi così come, spesso, di persone con specializzazioni specifiche, quali per esempio speleologi, radioamatori o subacquei. Per questo motivo le attività di protezione civile sono svolte dallo Stato, dagli enti locali, dai vigili del fuoco, ma partecipano anche gli enti pubblici o privati, gli istituti e i centri di ricerca scientifica con le più diverse specificità. Anche le forze armate possono essere impiegate, e lo sono state diverse volte, con compiti di protezione civile.
Un primo esempio di volontariato civile spontaneo ci fu nei giorni seguenti la terribile alluvione che colpì Firenze nel 1966. In quella occasione, come in seguito per il terremoto in Friuli nel 1976 o per quello in Irpinia nel 1980, vi fu una grande mobilitazione popolare di cittadini che spontaneamente cercavano di portare aiuto alle popolazioni colpite. Questi volontari accorrevano senza risparmiarsi, ma spesso non riuscivano a rendersi utili per mancanza di direttive e di organizzazione. Si capì che non era la solidarietà a mancare, ma piuttosto un sistema pubblico in grado di coordinarla e valorizzarla. Da allora è stato riconosciuto alle organizzazioni di volontariato il ruolo di strutture operative nazionali. Attualmente le organizzazioni di volontariato che intendono collaborare con il sistema pubblico di protezione civile si iscrivono in appositi albi regionali e nazionali. Le stime del Dipartimento di protezione civile parlano di circa 2.500 organizzazioni attualmente iscritte, per un totale di oltre un milione e trecentomila volontari.
La potenza dei mezzi di comunicazione nel nostro tempo rende indispensabile estendere a livello internazionale i meccanismi che regolano a livello locale la protezione civile. Un esempio si è avuto in seguito allo tsunami (parola che in lingua giapponese indica un’onda anomala o maremoto) che il 26 dicembre 2004 flagellò il Sud-Est asiatico. Fin da subito si attivarono tutti i meccanismi di protezione civile internazionale per le popolazioni colpite dalla sciagura.
Anche l’Unione europea ha attivato un sistema di protezione civile comunitario per coordinare le attività di sostegno alle popolazioni colpite da catastrofi, sia interne sia esterne all’Unione.