PROTEO (Πρωτεύς, Proteus)
Genio marino, nella mitologia degli antichi Greci; i quali, benché non lo abbiano mai onorato di vero e proprio culto, lo consideravano tuttavia sempre come una divinità minore, al seguito di Posidone, il quale aveva affidato alla sua custodia il gregge delle foche e delle altre bestie marine. Ce lo presenta già il poeta dell'Odissea, nel noto episodio della Telemachia (IV, 349 segg.): Proteo egizio - spiega ivi a Menelao Eidotea, la figlia stessa del dio marino - è un vecchio genio del mare, e ne conosce tutti i profondi recessi; egli sa tutte le cose vere, le passate, le presenti e le future, ma chi voglia sentire da lui predire il futuro, deve costringervelo con la forza, cogliendolo all'impensata, quando egli, nelle calde ore del pomeriggio, si adagia a fare la siesta in fresche grotte: allora bisogna legarlo solidamente, resistere a tutti i suoi tentativi di fuga, nei quali assume le più svariate forme, di serpente, di leone, di ardente fiamma, di pianta altissima, di acqua scorrente; solo dopo ch'egli ha riconosciuto l'impossibilità di svincolarsi, allora si decide a manifestare ai mortali la volontà degli dei e gl'immutabili decreti del fato. Una consimile rappresentazione di P. è fatta da Virgilio, nel quarto libro delle Georgiche: mentre però Omero pone la sede di P. in Egitto, nell'isoletta di Faro, Virgilio (e insieme con lui anche Ovidio e Orazio) la colloca nel mare Carpatico, con la quale denominazione, del resto, si designava parimenti il mare prospiciente all'Egitto. Nonostante questa sede egiziana di P., la mitologia greca lo rappresenta sempre con caratteri del tutto greci; lo fa consorte della nereide Psamate, padre di Eidotea e di Teoclimeno, noto per il crudele costume di uccidere tutti i forestieri che giungessero a lui. Sicché P. è da considerarsi come divinità di origine indubbiamente greca: e infatti Virgilio distingue chiaramente la dimora egiziana di P. dalla sua patria originaria, la città di Pallene, nella Penisola Calcidica. La leggenda di P. apparisce nota e diffusa specialmente nella Ionia.
Di P. si conosceva una sola rappresentazione nell'arte: quella che si ammirava sul trono di Amicle, dovuta alla mano dell'artista ionico Baticle e descritta da Pausania (III, 18).
Bibl.: L. Preller-C. Robert, Griech. Mythologie, 4ª ed., Berlino 1887, I, p. 610 segg.; O. Gruppe, Griech. Mythologie und Religionsgeschichte, Monaco 1906, pp. 218, 210; P. Weizsäcker, in Roscher, Lexicon der griech. und röm. Mythologie, III, col. 3172 segg. Sull'episodio di P. in Virgilio, E. Norden, in Sitzungsber. der berl. Akad., 1934, p. 651 segg.