protendere
Compare come riflessivo con il significato di " tendersi in avanti ", ed esprime tensione fisica e immediatezza istintiva nell'azione: Pg XIX 65 'l falcon, che prima a' piè si mira, / indi si volge al grido e si protende / per lo disio del pasto che là il tira.
Pervenuto davanti alla barriera di fuoco che occupa la cornice dei lussuriosi, D. è colto dallo spavento: In su le man commesse mi protesi, / guardando il foco e imaginando forte / umani corpi già veduti accesi (XXVII 16); " ghiacciato dallo spavento, il poeta si protende in avanti a guardare il fuoco, tendendo con le mani giunte il suo corpo più indietro che potesse " (Barbi, Problemi I 231). È questa l'interpretazione comunemente accolta; il Torraca (ediz. 1905) e il Porena, invece, considerano le man commesse come un inciso e in su come un avverbio da unire a mi protesi; secondo questa spiegazione, il verso varrebbe: D., giunte " le mani in un gesto di disperazione e di supplica... si protende in sù, si drizza quanto più può per tirare la testa il più indietro possibile " (Porena). Per la questione, si veda anche Petrocchi, ad l., e Mattalia.
Il participio passato ricorre in If XV 114 con un significato particolare: Andrea de' Mozzi fu trasmutato d'Arno in Bacchiglione, / dove lasciò li mal protesi nervi, " dove morì "; Mattalia, Sapegno e Chimenz vedono nella locuzione un'allusione al peccato di sodomia di cui, secondo D., Andrea si sarebbe macchiato, e spiegano quindi: nervi " eccitati peccaminosamente " (Chimenz).
Una conferma, sia pure non del tutto probante, di quest'interpretazione può essere data dal senso osceno che assumono in latino sia nervus (Orazio Epod. VIII 17, XII 19; Giovenale IX 34, X 205) sia il participio perfetto tentus (Catullo LXXX 6; e cfr. i Carmina Priapea LXXIX 1, LXXX 10).