ROSSETTI, Prospero
– Nacque a Firenze nel 1552 da Girolamo Francesco. Mancano notizie più certe e complete sulla famiglia e sulla data di nascita, per la quale la fonte più attendibile, limitatamente all’anno, è la notizia riportata dal padre Arcangelo Giani dei servi di Maria nei suoi Annales (1622, p. 322). Aldo Manuzio il Giovane lo ricorda come fiorentino «et per origine dello stato viniziano...» (Lettere volgari, 1592, p. 102).
Il 6 novembre 1563 Rossetti vestì l’abito religioso dei servi di Maria nel convento della Ss. Annunziata di Firenze; nel 1571 emise i voti e nel 1573 fu ordinato sacerdote. In occasione del Capitolo generale dell’Ordine svoltosi a Parma il 26 maggio 1579 recitò un’orazione in lode del nuovo priore eletto Giacomo Tavanti e nello stesso Capitolo fu creato baccelliere in teologia. Tra il 1580 e il 1581 insegnò nello Studio dell’Ordine a Padova dove ebbe anche la carica di vicereggente e reggente finché il 27 giugno 1582 conseguì la laurea in teologia nello Studio fiorentino. All’apertura del Capitolo generale riunitosi a Roma in quello stesso anno recitò un’orazione in lode della città eterna ripercorrendone i fasti dell’epoca repubblicana e imperiale, pagana e cristiana, definendola Civitas Dei, Civitas sancta e Civitas celestis; nelle pagine finali sono ricordati i cardinali protettori dei servi di Maria, Alessandro Farnese e Giulio Antonio Santoro e i priori generali Giacomo Tavanti, cui l’orazione è dedicata, e Aurelio Menochio bolognese succeduto a Tavanti (Oratio de laudibus Romanae urbis, Florentiae, apud Bartholomeum Sermartellium, 1582, pp. n.n.). Al cardinal Santoro dedicò alcune conclusioni teologiche pronunciate nello Studio dell’Ordine a Padova (Theoremata de Deo Uno et Trino..., Patavii, Lorenzo Pasquato, 1582). Le sue capacità oratorie si rinnovarono nel 1585 quando, in occasione del Capitolo svoltosi a Bologna, recitò nella cattedrale di S. Petronio un’orazione in lode della città e dei bolognesi (Oratio de laudibus bononiensium..., Ianuae, eredi Bartoli, 1592). Contemporaneamente, oltre a ricevere l’incarico di definitore della sua provincia, si affermò come predicatore in varie città dell’Italia centrale e soprattutto a Firenze nel convento della Ss. Annunziata.
A riprova della fama raggiunta, Aldo Manuzio il Giovane, che nel 1586 era stato chiamato dal granduca Francesco de’ Medici sulla cattedra di lettere umane nello Studio pisano, nel giorno del sabato santo del 1587 scriveva da Firenze alcune lettere indirizzate a vari patrizi veneziani per raccomandare caldamente Rossetti come lettore di teologia sulla cattedra rimasta vacante nello Studio di Padova; in questa città, a detta di Manuzio, il frate aveva ottenuto la stima di molti, così come era stimatissimo anche a Firenze essendosi per di più dimostrato assai «ufficioso» nel servire Giulio Contarini, figlio di Giorgio, durante il suo soggiorno fiorentino (Lettere volgari, 1592, p. 100). Liberatasi la cattedra di metafisica nello Studio pisano a seguito dell’elezione di Giovanni Battista Libranzio a priore generale dei servi di Maria, il granduca chiamò Rossetti a succedergli, cosa che avvenne ufficialmente il 1° novembre 1588 dopo la morte dello stesso Francesco de’ Medici, avvenuta nel 1587.
Per lui Rossetti compose un’orazione funerale nella quale si tessevano le lodi della Toscana, di Firenze e della famiglia Medici, non senza dare molto spazio alle qualità personali di Francesco che, educato da celebri maestri di umane lettere come Antonio Angeli da Barga e Pier Vettori, rispetto al padre Cosimo «armatus in bello», era stato piuttosto «togatus in pace» (Oratio... In funere Francisci Med. Magni Etruriae Ducis II [...], Florentiae, apud Bartholomeum Sermartellium, 1587, pp. n.n.).
Nello Studio pisano, dove fu per un decennio fino al 1598, Rossetti fu il primo docente a essere incaricato di insegnare, insieme alla metafisica, Sacra scrittura. Frutto del suo insegnamento sono alcune opere latine edite tra il 1589 e il 1594, tra cui un commento al Cantico dei Cantici diviso in cento lezioni pubblicato a Venezia nel 1594. In volgare Rossetti compose, con dedica alla granduchessa Cristina di Lorena sua protettrice, Il Giglio dell’angelica salutazione... (Firenze, Filippo Giunti, 1590) che fu preceduto da una versione latina edita nel 1589.
In quest’opera che vedeva la luce nell’anno della nascita del futuro granduca Cosimo II, figlio di Cristina e Ferdinando de’ Medici, Rossetti intreccia la sua cultura filosofica, poetica e teologica prendendo spunto da Virgilio, da Origene, da s. Ambrogio e s. Bernardo nonché dal filosofo platonico Spensippo che gli suggerisce l’interpretazione del giglio come «aspettazione del futuro bene» (pp. 3-4) oltre che come simbolo di purezza accostato alla figura di Cristo e di bellezza accostato alla città del giglio, Firenze. Il testo, considerato un’importante opera di mariologia, ricorrendo a citazioni scritturali e patristiche, tratta dell’immacolata concezione di Maria che ritiene confermata dal decreto sul peccato originale contenuto nella quinta sessione del Concilio tridentino. In omaggio alla Vergine, Rossetti, autore di alcuni carmi latini d’occasione editi e inediti (Gaudiello, 1960, pp. 233 s.), si cimentò nella traduzione latina della canzone del Petrarca (ora edita ibid., pp. 234-238).
Colpito da febbre quartana, morì a Firenze il 23 luglio 1598. Al suo funerale, celebrato nella chiesa della Ss. Annunziata, intervenne il collegio dei teologi dello Studio.
Fonti e Bibl.: A. Manuzio il Giovane, Lettere volgari, Roma 1592, pp. 100, 102, 105, 125, 229; A. Giani, Annalium sacri ordinis Servorum b. Mariae virginis [...], Pars secunda..., Florentiae 1622, pp. 262 s., 322; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini..., Ferrara 1722, pp. 476 s.
L.G. Cerracchini, Fasti teologali ovvero Notizie istoriche del Collegio de’ Teologi della sacra Università fiorentina dalla sua fondazione fino all’anno 1738, Firenze 1738, pp. 313 s.; A. Fabroni, Historiae Academiae pisanae, II, Pisis 1792, pp. 123 s.; A. Piermei, Memorabilium Sacri Ordinis Servorum B.M.V. Breviarium, IV, Roma 1934, pp. 171 s.; P.M. Lustrissimi OSM, La dottrina della regalità mariana presso i Servi di Maria, in Studi storici dell’ordine dei Servi di Maria, VI (1954), pp. 10 s.; G.M. Roschini OSM, I Servi di Maria e l’Immacolata, ibid., pp. 98 s.; M.M. Gaudiello OSM, P. R. da Firenze (ca. 1552-1598). Cenni biobibliografici, ibid., X (1960), pp. 227-238; O.J. Dias, I registri dei priori generali o.s.m. dal 1285 al 1625, Roma 1970, p. 133 nota; P. Branchesi OSM, Bibliografia dell’ordine dei Servi, II, Bologna 1972, pp. 200-203; G. Roschini OSM, Galleria servitana, I, Roma 1976, pp. 216 s.; R. Grégoire, I Maestri dei Servi all’Università di Pisa dal 1524 al 1832, in Studi storici dell’Ordine dei servi di Maria, XXXV (1985), pp. 156 s., 168; G.M. Besutti OSM, R. P., in Dictionnaire de spiritualité, XIII, Paris 1987, pp. 993 s.; D. Barsanti, I docenti e le cattedre dal 1543 al 1737, in Storia dell’Università di Pisa, I, Pisa 2000, pp. 509, 531, 540, 542; Testi mariani del secondo millennio, V, Autori moderni dell’Occidente (secc. XVI-XVII), a cura di S. De Fiores - L. Gambero, Roma 2003, pp. 394-399; M.P. Paoli, La principessa dei gigli. Cristina di Lorena dal ‘bel regno di Francia’ alla corte dei Medici, in Cristina di Lorena, Lettere alla figlia Caterina Medici Gonzaga duchessa di Mantova (1617-1629), a cura di B. Biagioli - E. Stumpo, Firenze 2015, pp. 421-423.