PODIANI, Prospero
PODIANI, Prospero. – Secondogenito di Lodovico di Girolamo e di Girolama di Eusebio Fumagioli, fratello di Piergirolamo, Ercole, Bernardino e Marcello, nacque, forse a Perugia, fra il 1535 e il 1546.
La prima data viene stabilita sulla base di un accenno in una lettera del 7 novembre 1615 dei Priori perugini al loro agente a Roma, Cesare Scotti, nella quale Podiani appare ottantenne. La seconda, proposta da Cecchini, si fonda invece sulla data del primo matrimonio, il 1571, anno nel quale egli stipulò numerosi contratti. Si ipotizza dunque che in quell’anno abbia ottenuto la capacità giuridica avendo quindi venticinque anni. Appartenne a una famiglia non nobile ma ricca e influente nella città; a un altro suo ramo appartenevano Luca Alberto di ser Paolo di Simone Podiani (1474-1551), medico, umanista e cancelliere del Comune, e il figlio di questi, Mario (1501-ante 1583), poeta e commediografo in latino e in volgare, esiliato per la partecipazione alla ribellione perugina contro Paolo III nel 1540 (v. la voce in questo Dizionario).
La formazione avvenne soprattutto nell’ambito familiare (caratterizzata dall’apprendimento delle conoscenze giuridiche connesse all’esercizio dei pubblici uffici, tradizionale nella famiglia, e della cultura medica). Non vi sono evidenze di una frequentazione regolare dello Studio perugino, dove Podiani poté comunque seguire le lezioni del gesuita Giovanni Antonio Viperano, giunto intorno al 1555 nella città, dove rimase sino al 1559, ma forse anche di Cristoforo Sassi e Orazio Cardaneti (sembra invece dubbia la sua effettiva presenza come studente nell’Università di Padova, testimoniata da un attestato del rettore, 29 novembre 1568).
Già in giovanissima età Podiani iniziò a raccogliere libri per sé e a procurarne a chi a lui si rivolgeva, come afferma nella lettera autobiografica al cardinale Fulvio Della Cornia, vescovo di Perugia, all’interno della quale una sezione ha assunto il titolo, che pare aggiunto nell’originale ed è stato ripreso dalla storiografia, De bibliothecis disponendis et informandis (Perugia, Biblioteca Augusta, Mss., I.104, c. 10r-v): uno scritto databile intorno al 1570 che anticipa in alcuni tratti l’Advis pour dresser une bibliothèque (1627) di Gabriel Naudé.
In un anno non precisato (ma probabilmente fra gli anni Sessanta e Settanta) Podiani entrò in possesso di parte della biblioteca manoscritta che Francesco Maturanzio aveva legato all’abbazia benedettina perugina di S. Pietro.
Il 28 marzo 1571 sposò Lucrezia Crescimbeni, vedova, di ragguardevole famiglia perugina, che gli recò in dote cospicui beni fondiari. Il matrimonio fu però segnato da dissapori familiari, anche legati alla volontà di Podiani, ostacolata dalla moglie, di trasferirsi a Roma per assecondare la sua passione libraria. Nel 1590 (anno in cui divenne priore) Podiani contrasse nuove nozze, con Flaminia Dionigi, anch’essa vedova e appartenente a una ricca famiglia perugina. Ma anche il secondo matrimonio, dal quale nacquero quattro figli (Felice, Berardino, Vittoria, Bonifacio, i primi due probabilmente morti in tenera età), fu guastato da aspre frizioni, soprattutto legate a un credito vantato da Podiani per una promessa dote non corrisposta.
Intorno al 1580 Podiani aveva maturato l’idea di trasformare la sua collezione libraria in una raccolta pubblica (già due anni prima, nel 1578, aveva pensato di donare la raccolta al monastero di S. Pietro). Il 23 dicembre 1582 fu stipulato con il Comune di Perugia un accordo, con il vincolo di reciproci obblighi. Il Comune doveva mettere a disposizione i locali e assumere come bibliotecario Podiani che, dal canto suo, doveva ottenere la concessione di una gabella per il mantenimento della biblioteca (fu individuata nei proventi dell’appalto della Cenceria) e consegnare i fondi librari appena i locali fossero disponibili. Per essi in un primo momento si pensò ad ambienti nel palazzo del Podestà in piazza Piccola (oggi piazza Matteotti), poi a uno spazio contiguo al palazzo dei Priori, nella casa ancora da acquisire di Ottaviano Boncambi (come alternativa al palazzo delle Scuole in piazza Piccola). Alla fine prevalse la soluzione di casa Boncambi, ma le protratte incertezze provocarono dilazioni e rinvii nell’allestimento della sede di cui alla fine si occupò lo stesso Podiani sovrintendendo, fra il 1590 e il 1591, all’ultimazione del «vaso» con la realizzazione, a opera di Giovanni Battista Lombardelli e Venanzio da Camerino, di raffigurazioni a soggetto mitologico-biblico in due lunette della sala. I ritardi negli adempimenti degli obblighi provocarono reciproche diffidenze fra i contraenti dell’accordo. A Podiani le autorità comunali sembrarono più interessate a utilizzare per altri scopi i proventi della gabella (che furono revocati nel 1592), mentre i priori rimproveravano a Podiani (che dal febbraio 1583 riceveva uno stipendio annuo di 150 scudi) di non provvedere alla consegna dei volumi, di assentarsi dalla città rendendo impossibile l’accesso alla biblioteca e di continuare a trattare la raccolta come fosse ancora sua.
Di fatto, fra il 1580 e il 1617 la collezione libraria di Podiani, già destinata a divenire biblioteca pubblica, fu luogo di prestiti, compravendite (titoli in più esemplari potevano essere venduti per acquistare nuovi volumi), acquisti per altri, non solo di libri ma anche di opere d’arte, mentre il bibliofilo si occupò anche di prestito di denaro (gli intensi movimenti e la variegata rete di relazioni sono testimoniati da quaderni, redatti dallo stesso Podiani, con le «note di prestito», Perugia, Biblioteca Augusta, Mss., D.4; D.13; H.2; H.88; I.104, e dal ricco carteggio nell’Archivio di Stato di Perugia, Archivio storico del Comune di Perugia, Miscellanea, 103, con oltre duecento lettere redatte fra il 1563 e il 1615).
La raccolta attirava molteplici attenzioni perché mirava a coprire ogni ramo del sapere, con un patrimonio librario vasto, accuratamente scelto, aggiornato, con edizioni di difficile reperimento, spesso non italiane (trovate da Podiani anche in frequenti viaggi), talvolta messe all’Indice. Alimentata da volumi provenienti da monasteri, biblioteche e bibliofili (Giano Nicio Eritreo, ovvero Giovanni Vittorio Rossi, nella Pinacotheca tertia, Amsterdam 1648, descrive Podiani alla febbrile ricerca di volumi nelle direzioni più diverse), la raccolta mostra anche uno spiccato interesse per la politica contemporanea, con particolare riguardo al pericolo turco.
I prestiti coinvolsero più di centocinquanta soggetti, tra fondazioni ecclesiastiche e privati studiosi, fra i quali numerosi letterati che facevano capo all’Accademia degli Insensati, alla quale partecipava lo stesso Podiani con il nome di Turbato. In questa fase di trapasso della biblioteca, da raccolta privata a istituzione pubblica, i volumi vennero contrassegnati con timbri diversi, uno relativo alla biblioteca, l’altro a Podiani, che spesso aveva anche vergato un ex libris autografo con riferimento agli «amici» destinatari della sua collezione. Preoccupato dall’intensità dei movimenti librari, nel 1595 il Comune costituì una commissione (composta da Cesare Crispolti, Fulvio Mariottelli e Baldassarre Ansidei) per controllare che la raccolta non venisse dispersa.
Nel corso delle estenuanti contestazioni e recriminazioni fra le parti contraenti l’accordo del 23 dicembre 1582, Podiani giunse nel 1602 a rescindere il contratto minacciando, per i «patti non servati», di affidare ad altri la raccolta (in primis, la Compagnia di Gesù), come attestano le volontà espresse nei numerosi testamenti stilati fra il 1595 e il 1615 (prima del settembre 1611 la biblioteca fu offerta anche alla Vaticana, mentre nel giugno dello stesso anno era stata proposta al duca Giovanni Angelo Altemps). Ma, vanificando le disposizioni dell’ultimo testamento rogato il 4 settembre 1615, che affidava la biblioteca al collegio perugino della Compagnia di Gesù, il 17 ottobre 1615 il magistrato pubblico ottenne la conferma della donazione del 1582, ratificata da Podiani sul letto di morte. Gli ultimi anni erano stati resi difficili non solo dalla vecchiaia e dalla malattia ma anche da una vertenza giudiziaria che oppose Podiani a Enea Baldeschi, arciprete della cattedrale di S. Lorenzo di Perugia, a proposito della donazione di tutti i beni di Podiani a favore di Baldeschi in cambio dell’adozione nella famiglia Baldeschi del figlio Bonifacio.
Morì a Perugia il 16 novembre 1615 e fu sepolto nella chiesa del Gesù.
Poco dopo la morte di Podiani, il cardinale bibliotecario Scipione Borghese (2 dicembre 1615) annunciò al governatore di Perugia e vescovo di Venafro, Ladislao d’Aquino, l’invio a Perugia dello «scrittore» della Biblioteca Vaticana Andronico Spinelli, già in precedenza in contatto con il bibliofilo perugino, con l’incarico di prelevare un certo numero di manoscritti dalla biblioteca. Il 16 marzo 1616 il cardinale ordinò al governatore l’invio a Roma dei manoscritti selezionati, prelevati il 30 marzo e trasmessi il 2 aprile alla Biblioteca Vaticana (83 manoscritti: 71 in alfabeto latino, 10 greci, un ebraico e, forse, un arabo). L’operazione, evidentemente ancora dettata da timori di dispersioni, era prevista come acquisto, ma pare che non sia stata corrisposta alcuna somma al Comune.
L’interesse delle autorità romane appare comprensibile. Noto come uno di quei bibliofili che godevano del favore dei letterati e degli eruditi gravitanti intorno ai cardinali Alessandro Farnese e Guglielmo Sirleto, ai quali aveva fornito volumi e documenti, Podiani era probabilmente conosciuto di persona anche da Paolo V, che aveva studiato diritto canonico a Perugia.
Recuperato alla biblioteca quanto era rimasto nelle mani di Podiani ed era stato trasportato nel convento di S. Maria degli Angeli, vinta dal Comune la causa intentata da Bonifacio Podiani, che rivendicava la proprietà della raccolta (Vittoria e Bonifacio reclamarono anche un vitalizio o l’assunzione come bibliotecari), nel giugno 1617 fu istituita una commissione incaricata di portare a termine la fondazione della Biblioteca pubblica, la Congregazione sopra la libraria, di cui fu chiamato a far parte Girolamo Tezi. Nello stesso anno Fulvio Mariottelli stese un inventario della raccolta (Perugia, Biblioteca Augusta, Mss., 3082) che conteneva 7600 opere, per un totale di circa 10.000 volumi, di cui 600 manoscritti e circa 290 incunaboli. Il nucleo più consistente era rappresentato da opere stampate nei decenni centrali del Cinquecento, con testi prevalentemente in latino, ma anche in volgare, in greco, francese, spagnolo, ebraico, arabo e «caldeo». Più o meno contemporaneamente prese avvio una campagna, non sempre coronata dal successo, per il recupero dei volumi dispersi in molteplici sedi (per esempio, le cinquanta casse rimaste nel palazzo romano del duca Altemps, dove Podiani era stato ospitato per un periodo), nel corso della quale fu ottenuta anche l’emanazione di un breve pontificio ai vescovi di Perugia e Città di Castello (1° giugno 1617) per ottenere la restituzione di libri di Podiani da parte di quanti li detenessero indebitamente. Nel 1623 il Comune acquistò la casa Meniconi in piazza Piccola dove la Biblioteca Augusta (dal titolo che dall’età augustea accompagnava Perusia) fu trasferita, fu aperta al pubblico (fra le prime biblioteche pubbliche in Italia e in Europa) e rimase sino al XIX secolo. In essa sono conservati almeno quindici manoscritti autografi di Podiani (un elenco in Panzanelli Fratoni, 2002, p. 266 n. 2).
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