MARCHETTI, Prospero
Nacque ad Arco, presso Trento, il 13 apr. 1822 da Saverio, discendente da una facoltosa famiglia di Bolbeno stabilitasi ad Arco all'inizio del XIX secolo, e da Caterina Sardagna, contessa di Hohenstein.
Il M. studiò filosofia all'Università di Innsbruck e, successivamente, giurisprudenza negli atenei di Vienna, Padova e Pavia. Conseguita la laurea, il M. si stabilì nell'autunno 1844 a Milano per dedicarsi alla professione forense che avrebbe esercitato per tutta la vita. Da tempo in contatto con la rete cospirativa che preparò l'insurrezione antiaustriaca, il M. prese parte alle Cinque giornate (18-22 marzo 1848). Nei giorni immediatamente successivi alla ritirata degli Austriaci, il M., grazie anche ai buoni uffici dell'amico A. Porro, influente membro del neocostituito governo provvisorio milanese, entrò a far parte, in qualità di vicesegretario, del Comitato generale di pubblica sicurezza.
In quel concitato frangente tentò in primo luogo di far comprendere le condizioni e le aspirazioni nazionali del Trentino. Soprattutto grazie alle insistenze del M. il governo provvisorio affidò all'avvocato G. Dal Lago una delicata missione esplorativa nei territori del Tirolo italiano (fine marzo - primi di aprile 1848). L'azione diplomatica di Dal Lago, coordinata con quella militare dei corpi franchi, ebbe come risultato la nascita (11 apr. 1848) a Tione di un governo provvisorio presieduto dal fratello del M., Giacomo. La controffensiva austriaca, repentina e vincente, dimostrò però che, malgrado gli sforzi del M. e degli altri patrioti, le popolazioni trentine erano ancora impreparate a sostenere un'azione rivoluzionaria di ampio respiro. Rifugiatisi a Brescia, Giacomo Marchetti e altri profughi trentini diedero comunque vita (maggio 1848) a un Comitato per la difesa del Tirolo italiano: mentore e intermediario presso il governo provvisorio di Milano del nuovo organismo presieduto dal fratello fu il M. che, dal 14 apr. 1848, fu anche rappresentante del Trentino in seno alla commissione incaricata di preparare la legge per le elezioni alla Costituente. Assiduo frequentatore delle sedute, prese la parola nel corso di numerose discussioni.
All'inizio del maggio 1848, le province austriache aggregate alla Confederazione germanica furono con proclama imperiale chiamate a inviare propri deputati all'Assemblea costituente nazionale tedesca di Francoforte sul Meno: fra di esse, anche il Trentino, che faceva parte della Contea principesca del Tirolo e del Vorarlberg. Accantonata la primitiva opzione astensionistica, i patrioti trentini compresero l'importante occasione di affermare in una assemblea legalmente costituita l'italianità della loro terra e la volontà di unione al resto d'Italia. Anche il governo provvisorio milanese volle avere una propria delegazione a Francoforte, capace di sostenere, presso i deputati tedeschi, il diritto dell'Italia di sottrarsi al giogo austriaco in nome del principio di nazionalità. Agli inviati G. Morelli e A. Porro si aggiunse, per le pressioni dello stesso Porro e di A. Guerrieri Gonzaga, il M., giunto a Francoforte in forma privata e a proprie spese; lì, nei mesi di giugno e luglio 1848, egli svolse una importante funzione di collegamento fra gli inviati lombardi e la deputazione trentina, dalla quale le autorità austriache avevano escluso il fratello Giacomo, eletto nel Distretto delle Giudicarie, e fra quest'ultima e i profughi trentini in Lombardia.
Il M. tentò instancabilmente, attraverso contatti diretti o epistolari con i politici tedeschi più influenti, di creare un clima propizio alle richieste dei deputati trentini (distacco del Tirolo italiano dalla Confederazione germanica e sua emancipazione dal dominio austriaco). Voleva anche inviare un formale Indirizzo ai deputati tedeschi da parte dei Trentini residenti nel Lombardo Veneto, ma, dissuaso dai più, proseguì con la sua propaganda ad personam. Poco dopo la sconfitta dell'esercito piemontese a Custoza (27 luglio 1848), il M. abbandonò Francoforte per stabilirsi a Torino. Nonostante le truppe piemontesi si fossero ritirate al di qua del Ticino in seguito all'armistizio Salasco, il M. conservò la speranza, del tutto irrealistica, che l'Austria si sarebbe comunque privata della Lombardia in sede di trattative di pace. In tal caso, era possibile sperare per il Trentino l'unione alla Lombardia o, quantomeno, uno statuto autonomo che ne sancisse la separazione dalla Confederazione germanica. Forte di questi convincimenti, il M., alla fine dell'agosto 1848 (scartata l'idea d'una missione a Parigi), presentò, a nome dei profughi della sua terra, un Promemoria ai governi del Regno di Sardegna e del Granducato di Toscana e agli ambasciatori britannico e francese residenti a Torino: il M. vi affermava, confortato da ragioni storiche, economiche e strategiche, l'italianità del Trentino e il suo diritto di essere unito all'Italia (almeno fino al confine linguistico della Chiusa di Salorno). Come programma minimo, in caso di permanenza nell'Impero asburgico, veniva proposto l'autogoverno e la fine del legame federale con la Germania. Il documento del M., che non ebbe alcuna rilevanza nei negoziati di pace presto abortiti, può comunque essere considerato l'ultimo atto politico della emigrazione trentina nella rivoluzione del 1848.
Avvalendosi dell'amnistia generale concessa dalle autorità austriache, nell'ottobre 1848 il M. fece ritorno nella residenza di famiglia di Bolbeno.
Nel febbraio 1856 fu eletto per la prima volta podestà di Arco. Volendo provvedere all'alleviamento delle miserevoli condizioni delle popolazioni rurali, dispose un'indagine sulle condizioni igieniche delle abitazioni contadine, si adoperò affinché fossero utilizzate tecniche innovative contro la pebrina e la filossera, fece risistemare argini e condotti d'irrigazione del fiume Sarca. Nel maggio 1859, con l'inizio della guerra all'Austria, il M., per essersi rifiutato di sottoscrivere un indirizzo di fedeltà all'imperatore Francesco Giuseppe, fu destituito dall'incarico (nel 1857 egli aveva d'altro canto partecipato, insieme con numerosi altri patrioti trentini, alla sottoscrizione promossa dalla torinese Gazzetta del popolo per dotare di cento nuovi cannoni la piazzaforte di Alessandria). Una nuova nomina a podestà di Arco fu ricusata nel marzo 1861 dalle autorità austriache. Colpito da ordine di arresto nel luglio 1866, in piena guerra austro-italiana, dovette rifugiarsi sul monte Velo, facendo ritorno ad Arco sul finire dell'anno.
Caduta, dopo la pace di Vienna del 3 ott. 1866, ogni speranza di un imminente ricongiungimento del Trentino al Regno d'Italia, il M. modificò notevolmente il proprio contegno verso le autorità asburgiche. Podestà di Arco in tre diversi periodi fra il marzo 1868 e il luglio 1878, il M., coadiuvato da alcuni imprenditori locali, promosse in maniera dinamica e lungimirante lo sviluppo di infrastrutture capaci di trasformare in pochi anni la piccola località trentina (dotata di un clima invernale particolarmente mite) in un rinomato luogo di soggiorno e di cura, frequentato dall'aristocrazia e dalla borghesia austriache e tedesche (lo stesso arciduca Alberto d'Asburgo scelse Arco come residenza invernale). Fu anche per questo che nel 1874 l'imperatore lo nominò cavaliere.
Nel settembre 1872, insieme, tra gli altri, con N. Bolognini, il M. fondò a Madonna di Campiglio la Società degli alpinisti tridentini, di cui assunse la presidenza. Sciolta d'autorità nel 1876 (dopo il sequestro dell'Annuario, che celebrava il decennale della battaglia di Bezzecca), fu ricostituita l'anno successivo con il nome di Società alpinisti tridentini. Il M. ne fu a capo fino al 1880.
Il M. morì ad Arco il 14 maggio 1884. Sulla vetta del monte Stivo un rifugio porta il suo nome.
Fonti e Bibl.: Documenti del Risorgimento negli archivi trentini, Roma 1938, ad ind.; E. Brol, La collaborazione di P. M. col governo provvisorio di Milano e la sua missione alla Costituente di Francoforte nel 1848, in L'azione parlamentare del Trentino nel 1848-49 a Francoforte e a Vienna, a cura di P. Pedrotti - E. Brol - B. Rizzi, Trento 1948, pp. 99-211. Riferimenti al M. in L. Marchetti, Il Trentino nel Risorgimento, I, Milano-Roma-Napoli 1913, ad ind.; T. Marchetti, Fatti, uomini e cose delle Giudicarie nel Risorgimento (1848-1918), Trento 1926, pp. 49-144 passim; E. Battisti, Con Cesare Battisti attraverso l'Italia, Milano 1938, p. 86; R. Turrini, La famiglia Marchetti, in Il Sommolago, IX (1992), pp. 31-38, 53-62; M. Grazioli, Arco felix. Da borgo rurale a città di cura mitteleuropea, Brescia 1993, pp. 94-144 passim; A. Zieger, Voci e volti del Risorgimento nel Trentino e nell'Alto Adige, a cura di A. Ragazzoni, Bolzano 1994, pp. 116, 338; S. Benvenuti, Storia del Trentino, IV, Personaggi della storia trentina, Trento 1998, p. 76; M. Garbari, Aspetti politico-istituzionali di una regione di frontiera, in Storia del Trentino, V, L'età contemporanea, 1803-1918, a cura di M. Garbari - A. Leonardi, Bologna 2003, p. 50; A. Leonardi, Un settore in lenta ma radicale evoluzione: il terziario, ibid., pp. 694, 703; P. Tessadri, Trentini illustri, Trento 1996, s.v.; D. Curti et al., Protagonisti. I personaggi che hanno fatto il Trentino. Dal Rinascimento al Duemila, Trento 1997, sub voce.