FAGNANI BONI, Prospero
Nacque a Sant'Angelo in Vado (od. prov. di Pesaro e Urbino) nel 1588.
La data del 1598, che si legge nella Geschichte... dello Schulte, sembra frutto di un banale errore, e fu contestata e corretta, in base ai non molti riferimenti autobiografici, già da R. von Scherer (cfr. Kirchenlexikon, IV, coll. 1024 s.), sia pure in un modo che poté apparire a qualche biografo "trop dédaigneux" (Bertola, col. 808). L'epistola dedicatoria preposta alla monumentale opera esegetica del F., i Commentaria in quinque libros Decretalium, pubblicati la prima volta a Roma nel 1661, ricorda infatti una esperienza di cinquant'anni consacrata al servizio della S. Sede; la stessa prefazione all'edizione coloniense (1704) testimonia che alla sua morte, avvenuta a Roma nel 1678, il F. aveva raggiunto il novantunesimo anno di età.
Il F. ebbe, a quel che pare, intelligenza precocissima: si addottorò infatti prima ancora dei vent'anni, in quello Studio perugino alla cui riforma avrebbe in seguito eminentemente contribuito.
Senza molto fondamento pare invece la notizia di una sua chiamata all'insegnamento canonistico presso la Sapienza romana, tramandatasi ripetitivamente da un biografo all'altro, ma posta già in dubbio da A. Van Hove (cfr. The Catholic Encyclopedia, V, p. 751). Nulla, significativamente, dice al proposito il Renazzi, che pure lamenta fortemente lo stato "infelice" degli studi legali alla Sapienza "dal principio sin'al declinare del secolo XVII" (Storia dell'Univ. degli studi di Roma, III, Roma 1805, p. 88).
È al contrario certo che il F. ottenne assai presto di poter svolgere una funzione di primaria importanza negli uffici curiali, verosimilmente grazie all'influenza dello zio Giovanni Francesco. A costui infatti il F. succedette, all'età di soli venticinque anni, chiamatovi da papa Paolo V, nel segretariato della congregazione del Concilio. In tale ufficio rimase ininterrottamente per un quindicennio, durante il quale costruì una fortunata esperienza di governo e di dottrina; fu in questa veste che il nuovo pontefice Gregorio XV lo incaricò, nel 1621, a pochi giorni dalla sua elezione, di redigere la celebre bolla Aeterni Patris, pubblicata il 15 dicembre dello stesso anno, con la quale si confermavano i canoni conciliari relativi al conclave e si regolavano i modi dello scrutinio nell'elezione pontificia.
Il prestigio del F. era destinato a conservarsi e consolidarsi nel corso di ben sei pontificati successivi a quello di Gregorio XV: fu infatti contemporaneamente membro di undici congregazioni e segretario di quattro di esse, fra le più importanti (Vescovi e Regolari, Indulgenze, Visita apostolica, Riforma dei regolari). Nel 1625 il F. fu anche scelto da Urbano VIII come segretario della congregazione particolare istituita per la riforma del governo dell'università di Perugia (l'originale del breve Pro directione et gubernio Studii Perusini, del 15 ottobre, in Archivio di Stato di Perugia, P. I, A. III).
"La riforma appariva condotta ab imis, su basi del tutto nuove, nel proposito di svincolare lo Studio da qualsiasi rapporto di dipendenza dall'autorità politica locale e di affidarne piuttosto la cura ad organi propri, che ne garantissero l'assoluta fedeltà verso la Chiesa e il pontefice sovrano, nella dottrina impartita, e insieme il buon funzionamento dal punto di vista tecnico e culturale... Ogni traccia dell'antica autonomia dello Studio e dell'antica gestione comunale era cancellata. La vita universitaria, affidata al governo del vescovo e dei collegi dottorali, doveva rimanere imperniata sugli interessi comuni di tutto il principato. Tale il carattere della riforma" (Ermini, I, p. 210).
Fu sotto il pontificato di Alessandro VII (1655-1667) e, pare, dietro sua espressa istanza che il F. compose i suoi commentari sul Liber Extra, autorizzati per la stampa già con l'imprimatur del 1657 e pubblicati a Roma, in cinque volumi in folio, nel 1661 col titolo di Ius canonicum sive Commentaria absolutissima in libros V Decretalium.
L'opera gigantesca, nella quale il canonista rifuse l'ingentissima esperienza maturata nella quotidiana pratica del governo della Chiesa, ebbe del prodigioso non solo per la mole e per la vastità di riferimenti ai decreti delle congregazioni, che ne fecero un testo frequentissimamente utilizzato dai pratici, in ambito sia giuridico sia morale-teologico, ma anche per il fatto che il F. adempì a tale compito molti anni dopo essere stato colpito da completa cecità, assemblando dunque l'ingente materiale normativo e dottrinale, secondo quanto egli stesso ebbe a scrivere, "alienis utentem oculis, alienis utentem manibus". Di qui l'appellativo, rimasto celebre, di Doctor caecus oculatissimus.
L'opera canonistica del F., più volte ristampata lungo un ottantennio (a Colonia nel 1676, nel 1681-82 e nel 1686; a Venezia nel 1697; ancora a Colonia nel 1704; a Besançon nel 1740), funse in effetti da vero e proprio repertorio per un'età, come quella post-tridentina, prevalentemente rivolta verso ideali di sistemazione del materiale normativo, la cui consolidazione era finalizzata a scopi non unicamente pratici.
Il celebratissimo repertorio delle materie contenute nei Commentaria era ancora ricordato da G. Tiraboschi come "uno, de' migliori indici che in tal genere si abbiano" (VIII, 2, p. 492). La chiarezza, la precisione, l'erudizione, la solidità dell'esposizione dottrinale del F. divennero proverbiali, fino a trovare riflessi autorevolissimi, quale quello dello stesso pontefice Benedetto XIV, il quale giunse a fondare l'autenticità di alcuni decreti sull'autorità del Fagnani.
Ispiratore costante delle congregazioni romane, insieme con figure di analoga statura quali J.G. Reiffenstuel e F.X. Schmalzgrüber, "le cui opinioni passano nelle decisioni di portata generale", figurando addirittura "tra i complementi della legge" (Le Bras), il F. si trova anche accanto a trattatisti come D. Toschi o A. Barbosa quale assertore della plenitudo potestatis pontificia e della sovranità assoluta del papa nel governo temporale, siapure secondo schemi che giustappongono i risultati del concilio di Trento alle linee della più tradizionale dottrina di diritto comune. In campo dottrinale il F. si segnalò infine per il suo rigorismo, riconosciutogli da dottrinari e moralisti come Alfonso de' Liguori, e per l'adesione al cosiddetto probabiliorismo; la sua dissertazione De opinione probabili, inserita nel commento al c. ne innitaris del titolo de constitutionibus del Liber Extra di Gregorio IX (c. 5, X, I, II), costituisce un importante capitolo della polemica contro il probabilismo.
La dissertazione, che nel 1665 fu pubblicata a parte, sempre a Roma, col titolo De opinione probabili tractatus ex commentariis Prosperi Fagnani super Decretalibus seorsum recusus, accompagnata da un indice delle materie, è parsa tuttavia non meritare affatto "la facile réputation de rigoriste" acquistata dal F. (Deman, col. 512). Al quesito principale dello scritto, se sia cioè permesso in ambito morale di seguire l'opinio probabilis in sé, astrazion fatta dalla probabilità dell'opinione avversa, il F. rispose enumerando ben ventidue argomenti contrari. Egli tuttavia non si limitò a negare che il probabile possa essere ammesso come regola delle azioni morali, distinguendo poi la certitudo probabilis dalla certitudo ex probabilibus e confermando non costituire la prima certitudo regola alcuna delle azioni morali, ma ammettendo che la seconda potesse esserlo. Questa seconda certitudo fu intesa dal F. come "une certitude engendrée par des raisons probables; car où une seule raison ne peut engendrer la certitude, plusieurs, si elles sont convergentes, ont cet effet" (ibid.). Con ciò il F. si fece assertore di una certezza in ambito morale del tutto lontana da quella, di stampo schiettamente razionalistico, fondata sopra una ratio formale ed autoevidente; ma si trattava pur sempre di una certitudo che, senza pretendere di avere fondamento dimostrativo, eccedeva tuttavia "les limites du probable" (ibid.).
Fonti e Bibl.: F. Vecchietti, Biblioteca picena o sia Notizie istor. delle opere e degli scrittori piceni, IV, Osimo 1796, p. 75; G. Tiraboschi, Storia della letter. italiana, VIII, 2, Venezia 1824, pp. 491 s.; J. F. von Schulte, Die Geschichte der Quellen und Literatur des Canonischen Rechts, III, 1, Stuttgart 1880, p. 485; E. Narducci, Giunte all'opera "Gli scrittori d'Italia" del conte Giammaria Mazzucchelli, in Mem. della R. Accad. dei Lincei, cl. di scienze morali, stor. e filol., s. 3, XII, Roma 1884, p. 97; R. von Scherer, F. P., in Kirchenlexikon, IV, Freiburg im Breisgau 1886, coll. 1024 s.; J. Bund, Catalogus auctorum qui scripserunt de theologia morali et practica, Rotterdam 1900, p. 49; L. Patervecchi-G. Rinaldi-A. Dini, Sinossi biografica degli uomini illustri e distinti di Sant'Angelo in Vado, Roma 1902, p. 27; A. Van Hove, F. P., in The Catholic Encyclopedia, V, New York 1909, pp. 751 s.; T. Deman, Probabilisme, in Dict. de théol. cathol., XIII, 1, Paris 1936, coll. 509-514; T. Ortolan, F. P., ibid., V, 2, ibid. 1939, coll. 267 ss.; A. Van Hove, Prolegomena ad Codicem iuris canonici, Moechliniae-Romae 1947, p. 500; Zaccaria da San Mauro, F. P., in Enc. cattolica, V, Milano 1950, coll. 957 s.; A. Bertola, F. P., in Dict. de droit canonique, V, Paris 1953, coll. 807 ss.; S. Tromp, P.F., in Gregorianum, XXXIX (1958), pp. 770 ss.; Id., De primis secretariis S. Congregationis Concilii, ibid., XI, (1959), pp. 530 s.; E. Kammermeier, F. P., in Lexikon für Theologie und Kirche, III, Freiburg im Breisgau 1959, coll. 1338 s.; N. Del Re, F. P., in Novissimo Digesto ital., VI, Torino 1960, p. 1121; G. Ermini, Storia dell'Università di Perugia, Firenze 1971, I, p. 210; G. Le Bras, La Chiesa del diritto. Introduz. allo studio delle istituz. ecclesiastiche, a cura di F. Margiotta Broglio, Bologna 1976, p. 68; E. Holthöfer, Die Literatur zum gemeinen und partikularen Recht in Italien..., in Handbuch der Quellen und Literatur der neueren europäischen Privatrechtsgeschichte, II, Neuere Zeït (1500-1800). Das Zeitalter des gemeinen Rechts, I, Wissenschaft, a cura di H. Coing, Múnchen 1977, pp. 143, 181, 446; P. Prodi, Ilsovrano pontefice. Un corpo e due anime: la monarchia papale nella prima età moderna, Bologna 1982, pp. 71, 73 s., 136, 140 n.24, 233 n. 46; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiae catholicae, IV, coll. 253 s.