PROSERPINA (Proserpina)
Divinità onorata in suolo italico ed a Roma, corrispondente in certo modo a Persefone (v. kore).
Il suo nome (Prosepnais, Persepona, Perseponas) ricorre nello specchio di Orbetello (Mon. Inst., vi, tav. 24, 1) in un iscrizione di Corfinio (Class. Rev., cvii, 1893, pp. 103 ss.), tra le località italiche. A Roma la dea è particolarmente protettrice delle messi ed in genere ha importanza agraria, ed è riconosciuta ufficialmente, a quanto sappiamo, a partire dal 239 a. C. secondo l'affermazione di Varrone (apud Cens., De die nat., 17, 8) che collega il suo culto all'istituzione dei ludi tarentini in onore di P. e di Dite. Ma mentre Persefone fu identificàta in Roma quasi subito con Libera, P. rimase abbastanza a lungo unita con Dis-Hades, ma indipendente da Libera; è solo di Cicerone la testimonianza chiara dell'identificazione con Libera (in Verr., iv, 106). Nel Tarentum (Fest., p. 350-351), situato nel lato occidentale del Campo Marzio in località poco salubre ed identificato sotto il palazzo Cesarini dove si rinvenne un altare in tufo, la dea era onorata, insieme con Dite, con processioni, spettacoli gladiatorî, ecc. per tre giorni e tre notti. Ma, oltre al Tarentum, derivato assai probabilmente dai contatti con i Greci dell'Italia meridionale, non conosciamo altre località dove P. fosse onorata ufficialmente in Roma, mentre assai scarse sono le testimonianze del culto privato.
Dal punto di vista iconografico, la dea non ha né in Roma né in suolo italico particolari attributi che la distinguano da Persefone; essa è rappresentata al solito come una figura giovanile, talora con tratti fisionomici realistici, e con gli attributi delle dee eleusinie greche (cfr. J. Overbeck, Kunstmythol., iii, pp. 464 ss.; 477 ss.).
Bibl.: J. B. Carter, in Roscher, III, 2, 1897, c. 1902.