PROSCINEMA (προσπύνημα)
Preghiera, atto di adorazione verso la divinità, al fine d'impetrarne la protezione, l'aiuto, la salute per sé o per care persone assenti. Senza implicare necessariamente una preoccupazione religiosa significa anche: voti fatti per la prosperità di parenti o amici lontani ricordandoli durante una visita a qualche meraviglioso monumento.
È una formula di saluto assai frequente nelle lettere conservateci dai papiri. Più frequente in quelle datate da Alessandria dov'era il maggior tempio del miracoloso Serapide, ma non rara ovunque si trovasse un mittente tenero per i famigliari e pio verso tutti gli dei. Tra i santuarî egiziani il celebre Memnonium di Abido conserva, graffiti sulle pareti, in mezzo a semplici attestazioni di presenza o di passaggio, numerosi proscinemi coi quali i pellegrini hanno perpetuato l'omaggio e l'invocazione alla divinità del luogo. Di analoghe iscrizioni graffite o, meno spesso, dipinte, sono ricoperte parecchie pareti delle tombe dei Faraoni a Tebe. Tali brevi epigrafi, talora redatte in assai mediocre forma poetica, sono molto istruttive, poiché indicano non di rado insieme col nome degli scriventi la loro professione, i loro titoli e onori, la data precisa della visita, la patria d'origine, i compagni di viaggio e così via, aiutandoci a conoscere molti particolari della vita antica che avremmo altrimenti ignorato.
Bibl.: A. Letronne, Recueil des Inscriptions recques et latines de l'Égypte, II, Parigi 1848; P. Perdrizet, G. Lefebvre, Les graffites grecs du Memnonium d'Abydos, Parigi 1919, n. 4, pp. xxvi, 123, Pl. X; J. Baillet, Inscritpions grecques et latines des tombeaux des Rois ou Syringes Thèbes, in Mémoires de l'Institut français d'archéologie orientale du Caire, XLIII ; F. Preisigke, Wörterbuch der griechischen Papyrusurkunden, Berlino 1927, s. v.