OGGETTIVE, PROPOSIZIONI
Nell’analisi del periodo, le proposizioni oggettive sono proposizioni ➔completive che svolgono, per così dire, la funzione del complemento ➔oggetto.
Le proposizioni oggettive possono essere introdotte da un verbo, un nome o un aggettivo
Capisco che vuoi giocare
La consapevolezza che tu voglia giocare non mi ha mai sfiorato
Sono cosciente che tu voglia giocare
Le proposizioni oggettive si costruiscono in maniera diversa a seconda che siano esplicite o implicite.
• In forma esplicita sono introdotte dalla congiunzione che e hanno il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale, seguendo le regole della concordanza tra i tempi dei verbi (➔consecutio temporum)
Dico che sta bene
Pensavo che Francesco avesse studiato
Credevamo che sareste arrivati domani
• In forma implicita presentano il verbo all’infinito e sono introdotte dalla ➔preposizione semplice di, oppure richiedono una reggenza assoluta senza preposizione
Credevo di annegare
Vedo le cose ruotare intorno a me
La forma implicita si usa quando il soggetto dell’oggettiva è lo stesso della proposizione reggente
Penso di stare bene
Maria crede di riuscirci
oppure, se i soggetti sono diversi, con verbi transitivi come vedere, sentire, udire ecc. in cui il soggetto dell’oggettiva è contemporaneamente complemento oggetto della reggente
Vi sento protestare animatamente
L’uso dell’indicativo e del congiuntivo nelle oggettive non rispecchia solo una contrapposizione tra oggettività e soggettività, tipica di questi modi verbali, ma anche una tendenza a un uso più popolare e parlato rispetto a un uso più formale e letterario
Penso / che questa mia generazione è preparata (I Nomadi, Dio è morto)
Credo che vada bene (A. De Carlo, Uccelli da gabbia e da voliera)
Inoltre, la scelta del modo dipende in larga parte dal tipo di verbo reggente.
• Reggono il ➔congiuntivo soprattutto i verbi che si riferiscono a un’opinione (credere, pensare, ritenere ecc.), un ordine, una richiesta, una volontà (pregare, chiedere, volere ecc.), un’aspettativa (desiderare, sperare, temere ecc.)
Ritengo che sia giusto così
Voglio che tu vada a New York
Spero che Carlo abbia ragione
• Reggono l’➔indicativo i verbi che esprimono un giudizio, una sensazione, una percezione (accorgersi, affermare, dichiarare, dire, sentire, sostenere ecc.)
Dichiarò che il caso era chiuso
Mi accorsi che lei non stava bene
Sostengo che avete torto
• I verbi che usano regolarmente l’indicativo possono tuttavia ricorrere al congiuntivo in alcuni casi particolari:
– per evidenziare l’aspetto volitivo, esortativo (la proposizione oggettiva si avvicina in questo caso a una proposizione ➔finale)
Mi disse che ci sbrigassimo
– per sottolineare l’incertezza, l’eventualità dell’azione (soprattutto se il soggetto della reggente è indeterminato)
Si dice che il treno venga da Roma
– se la reggente è di significato negativo
Non dico che Chiara abbia torto
– se la reggente è un’interrogativa retorica
Chi ci garantisce che lui abbia ragione?
– quando la proposizione oggettiva è anteposta alla reggente
Che qua il mare fosse pulito, te l’ho sempre detto
• Altri verbi, invece, hanno una sfumatura semantica diversa a seconda che siano all’indicativo o al congiuntivo
Ammettiamo (= riconosciamo) che tu hai torto/ Ammettiamo (= supponiamo) che tu abbia torto
Considerate (= tenete conto) che il tempo è brutto/ Considerate (= supponete) che il tempo sia brutto
Pensate (= riflettete) che Luigi abita qua / Pensate (= immaginate) che Luigi abiti qui
Quando le forme del congiuntivo presente sono uguali nelle tre persone singolari, è opportuno specificare il soggetto della 2a persona singolare per non creare ambiguità
Spero che tu venga (perché Spero che venga può essere inteso come Spero che lui venga)
Un’oggettiva può essere costruita anche con il ➔condizionale:
– nell’➔apodosi di un periodo ipotetico
Credo che ti saresti trovato bene se fossi venuto a trovarci
– per esprimere il ➔futuro nel passato
Non pensavo che avresti risposto
– in tutti i casi nei quali si userebbe il condizionale in una frase enunciativa
Ritengo che dovresti intervenire
Esistono alcuni costrutti alternativi per esprimere un’oggettiva:
– soprattutto in subordinate di secondo grado, si può omettere la congiunzione che, per evitare l’accumulo di congiunzioni; i modi usati sono il congiuntivo o il condizionale
Volevo dire che penso tu abbia torto
Ti ripeto che pensavamo avreste avuto difficoltà
in questo caso l’uso dell’indicativo è possibile solo con il futuro
Spero tornerai da me
– si può usare la congiunzione come al posto di che, con il verbo preferibilmente al congiuntivo
Abbiamo constatato come tutti fossero d’accordo
Ho già mostrato come tutto ciò sia inutile
– con verbi che indicano un giudizio, un pensiero (dichiarare, credere, ritenere, proclamare ecc.), si può omettere l’ausiliare e usare soltanto il participio passato concordato con il soggetto della proposizione oggettiva
Dichiaro chiusa la votazione (= dichiaro che la votazione è chiusa)
Ritengo venuta l’ora delle conclusioni (= ritengo che sia venuta l’ora delle conclusioni).
Nella lingua letteraria dei secoli scorsi era frequente il costrutto, esemplato sul latino, con il verbo all’infinito e l’omissione della congiunzione che
Sapeva niuna altra cosa le minacce essere che arme del minacciato (G. Boccaccio, Decameron).