PRONOSTICO (lat. prognosticum; dal gr. προ- "prima" e γιγνώσκω "conosco")
È la previsione degli avvenimenti futuri che gli astrologi ricavavano dall'esame dei fenomeni celesti. Se tale esame era fatto al momento della nascita di un uomo per conoscere il suo destino era detto oroscopo (v.). Il termine "pronostico" si riferisce piuttosto alle predizioni di fatti che riguardano il gruppo sociale (guerre, epidemie, eclissi, fenomeni portentosi, ecc.). Questa forma di divinazione astrologica fu assai in voga nell'epoca antica e durante il Medioevo, seguita dal popolo, ma avversata dai teologi come negatrice del libero arbitrio (e in questo senso era chiamata astrologia giudiziaria superstiziosa per distinguerla da quella legittima) e da altri, quali G. Pico della Mirandola e F. Rabelais.
In senso più ristretto s'intende per pronostico la previsione di varî fenomeni relativi alla salute dell'uomo, all'agricoltura, alla navigazione, desunti dall'esame del cielo, a vantaggio di marinai (nautae navigationem vitant in plenilunio vel etiam in lunae defectu); di agricoltori (agricolae seminant et metunt certo tempore quod observant secundum motum solis); di medici (medici circa aegritudines criticos dies observant, qui determinantur secundum motum solis): così S. Tommaso d'Aquino (opusc. 26) riassumendo e sistemando le vedute astrologiche del suo tempo.
Di queste specie di pronostici l'esempio più illustre lasciatoci dall'antichità è quello fornitoci da Arato di Soli (v.) le cui προγνώσεις, che costituiscono la seconda parte (vv. 733-1154) del poemetto Φαινόμενα, furono tradotte, sotto il titolo Prognostica, da Cicerone, (frammenti in De div., I, 13). V. astrologia.
Folklore. - Nel linguaggio corrente, e specialmente popolare, si dà il nome di pronostico a ogni previsione, anche non fondata sull'astrologia, ma su avvenimenti d'ogni genere; talvolta anche fondata su dati di fatto o su una convinzione personale e in alcuni casi sostenuta con scommesse, soprattutto relativamente ad avvenimenti sportivi (corse di cavalli, automobilistiche, ciclistiche, ecc.; incontri di pugilato, ecc.).
Il popolino fa pronostici innumerevoli, in relazione con gli atti della vita sociale e domestica, e specialmente coi lavori dell'agricoltura e della pastorizia. Essi vengono tratti, generalmente, dall'incontro fortuito di animali di ogni specie, dai loro gesti e dalle loro voci in determinate circostanze, dalle sensazioni personali (starnuti, ronzio all'orecchio, ecc.), dai segni sul corpo (nei, macchie, ecc.); dalle variazioni meteorologiche, dagli astri, ecc. La maggior parte di essi sono derivati da segni casuali o accidentali: la perdita dell'anello nuziale, la distruzione fortuita di una fotografia, un nodo che improvvisamente si disfà, indicano sventura. Molti altri derivano da atti intenzionali, come i pronostici che i fidanzati, i contadini, i pastori ricavano dallo scoppiettare delle foglie, delle nocciole, del granturco, che a bella posta buttano nel fuoco del Natale o dell'Epifania; o che si traggono dalle particelle di tè o di caffè rimaste nel fondo della tazza ecc.; carattere speciale hanno i pronostici che si traggono in diversi giorni dell'anno (Capodanno, Epifania, Candelora, Annunziata, S. Giovanni Battista, S. Lucia, S. Nicola, Vigilia di Natale, ecc.). Esistono anche pronostici a doppio senso.
Bibl.: A. Wuttke, Der deutsche Volksaberglaube der Gegenwart, 3ª ed., Berlino 1900; E. Hoffmann-Krayer, Handwörterbuch des deutschen Aberglaubens, Berlino-Lipsia 1927; P. Sébillot, Folklore de France, Parigi 1906; P. Hermant, Omina ou présage, in Le Folklore Brabançon, XI (1931).