pronomi e aggettivi relativi, usi impropri dei [prontuario]
Nell’italiano più informale, innanzitutto orale e marginalmente anche scritto, circolano spesso nessi relativi semplificati che, spesso attestati sin dall’antichità (sugli usi di che cfr. D’Achille 1990: 205-260), sono divenuti oggi caratteristici della varietà neostandard, confinando in taluni casi con quella ➔ substandard (➔ che polivalente; ➔ colloquiale, lingua; cfr. Berruto 1987: 123-134; Fiorentino 1999: 170-181).
Le tipologie di nesso più ricorrenti sono quattro:
(a) che invariabile con clitico di ripresa:
(1) la persona che [= con cui] ci ho parlato ieri
(2) la persona che [= di cui] te ne ho parlato ieri
(3) è uno che [= a cui] gli piace il cinema
(4) è un problema che [= da cui] non se ne esce
(5) è un posto che [= in cui] non ci riesci a vivere
(6) è uno che [= su cui] ci puoi contare
(b) che invariabile senza clitico di ripresa:
(7) ho saputo di un tipo che il figlio rubava
(8) c’era un negozio che le serrande erano chiuse
(c) di cui + ne:
(9) sono cose di cui non ne voglio parlare
(d) dove con valore temporale:
(10) in questi tempi, dove il bisbiglio spesso maschera incertezza, non è poco («La Stampa» 18 maggio 07)
Comune invece a tutti i livelli di lingua è che «in cui» con valore di complemento di tempo (il giorno che lo vidi).
Alcune incertezze possono riguardare il rapporto tra il pronome e l’antecedente. Di norma i due elementi sono immediatamente contigui (sono andata dal medico che mi ha consigliato), a meno che non si abbia una costruzione ‘giustapposta’:
(11) non ha mai detto che i suoi parenti dovrebbero essere invitati. Senza i quali per altro non si azzarderebbe a venire al ricevimento
o una costruzione con ‘estraposizione’ (cfr. Cinque 2001: 462-465 e 486):
(12) crede di non aver ostacoli davanti a sé che non possa abbattere o aggirare
Vi sono tuttavia casi in cui il relativo non è correlato all’ultimo elemento ma a un altro ancora precedente che è parte di un ➔ sintagma nominale complesso:
(13) senza tenere conto della pubblicazione, mercoledì, dei verbali di un incontro al Senato del luglio scorso durante il quale il governatore Fazio rivelò che [...] («Corriere della sera» 29 dicembre 1995)
Sono dunque da evitare forme di distacco tra antecedente e relativo che implichino rischi, foss’anche minimi, di incomprensione: si veda
(14) il linguaggio specialistico produce parole che spesso fanno inorridire i puristi, che magari sembrano poco utili («Corriere della sera» 17 settembre 1995, cit. in Serianni 2006a: 160)
dove il secondo che si riferisce non, come ci si aspetterebbe, a puristi, ma a parole. Solo il contenuto consente invece di individuare l’antecedente in una frase come:
(15) un articolo del Giornale [...] tira in ballo il fratello di Fini, che accoglie Berlusconi al pranzo con un gelido “questa è la goccia [...]” («Corriere della sera» 19 febbraio 2010)
dove il che si riferisce non a il fratello ma al suo complemento di Fini.