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pronomi e aggettivi relativi, usi impropri dei [prontuario]

di Stefano Telve - Enciclopedia dell'Italiano (2011)
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pronomi e aggettivi relativi, usi impropri dei [prontuario]

Stefano Telve

Nessi relativi

Nell’italiano più informale, innanzitutto orale e marginalmente anche scritto, circolano spesso nessi relativi semplificati che, spesso attestati sin dall’antichità (sugli usi di che cfr. D’Achille 1990: 205-260), sono divenuti oggi caratteristici della varietà neostandard, confinando in taluni casi con quella ➔ substandard (➔ che polivalente; ➔ colloquiale, lingua; cfr. Berruto 1987: 123-134; Fiorentino 1999: 170-181).

Le tipologie di nesso più ricorrenti sono quattro:

(a) che invariabile con clitico di ripresa:

(1) la persona che [= con cui] ci ho parlato ieri

(2) la persona che [= di cui] te ne ho parlato ieri

(3) è uno che [= a cui] gli piace il cinema

(4) è un problema che [= da cui] non se ne esce

(5) è un posto che [= in cui] non ci riesci a vivere

(6) è uno che [= su cui] ci puoi contare

(b) che invariabile senza clitico di ripresa:

(7) ho saputo di un tipo che il figlio rubava

(8) c’era un negozio che le serrande erano chiuse

(c) di cui + ne:

(9) sono cose di cui non ne voglio parlare

(d) dove con valore temporale:

(10) in questi tempi, dove il bisbiglio spesso maschera incertezza, non è poco («La Stampa» 18 maggio 07)

Comune invece a tutti i livelli di lingua è che «in cui» con valore di complemento di tempo (il giorno che lo vidi).

Pronome e antecedente

Alcune incertezze possono riguardare il rapporto tra il pronome e l’antecedente. Di norma i due elementi sono immediatamente contigui (sono andata dal medico che mi ha consigliato), a meno che non si abbia una costruzione ‘giustapposta’:

(11) non ha mai detto che i suoi parenti dovrebbero essere invitati. Senza i quali per altro non si azzarderebbe a venire al ricevimento

o una costruzione con ‘estraposizione’ (cfr. Cinque 2001: 462-465 e 486):

(12) crede di non aver ostacoli davanti a sé che non possa abbattere o aggirare

Vi sono tuttavia casi in cui il relativo non è correlato all’ultimo elemento ma a un altro ancora precedente che è parte di un ➔ sintagma nominale complesso:

(13) senza tenere conto della pubblicazione, mercoledì, dei verbali di un incontro al Senato del luglio scorso durante il quale il governatore Fazio rivelò che [...] («Corriere della sera» 29 dicembre 1995)

Sono dunque da evitare forme di distacco tra antecedente e relativo che implichino rischi, foss’anche minimi, di incomprensione: si veda

(14) il linguaggio specialistico produce parole che spesso fanno inorridire i puristi, che magari sembrano poco utili («Corriere della sera» 17 settembre 1995, cit. in Serianni 2006a: 160)

dove il secondo che si riferisce non, come ci si aspetterebbe, a puristi, ma a parole. Solo il contenuto consente invece di individuare l’antecedente in una frase come:

(15) un articolo del Giornale [...] tira in ballo il fratello di Fini, che accoglie Berlusconi al pranzo con un gelido “questa è la goccia [...]” («Corriere della sera» 19 febbraio 2010)

dove il che si riferisce non a il fratello ma al suo complemento di Fini.

Vedi anche
sintagma Termine (dal gr. σύνταγμα «composizione, ordinamento») introdotto in linguistica da F. de Saussure per indicare qualsiasi segno in quanto sia costituito da una successione di unità lessicali e grammaticali minori. Nell’uso attuale, unità sintattica di varia complessità e autonomia, di livello intermedio ... enclisi Fenomeno per cui una parola, priva di accento proprio, si appoggia a quella precedente in modo da formare con essa un’unità fonetica e spesso anche grafica (per es., parlami, salvalo ecc.). La parola atona, che è per lo più monosillaba ma può essere anche bisillaba, si dice enclitica e viene posposta. ... linguaggi settoriali Varietà di una lingua utilizzate nell’ambito di determinati settori della comunità linguistica e caratterizzate dall’uso di una terminologia più o meno specializzata rispetto al lessico comune e dal ricorrere di strutture morfosintattiche peculiari. Nell’uso recente, la locuzione è sempre più spesso ... pronome Parte variabile del discorso che la tradizione grammaticale classica interpretava e definiva come la categoria che ha la funzione di sostituire il nome, ma che in effetti assolve la più vasta funzione d’indicare, senza nominarli, esseri e cose, precisandone la quantità e la qualità, e a volte i rapporti ...
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Tag
  • SINTAGMA NOMINALE
Vocabolario
prontüàrio
prontuario prontüàrio s. m. [uso fig. del lat. tardo promptuarium «credenza, dispensa, magazzino», dall’agg. promptuarius «in cui conservare qualcosa», der. di promptus: v. pronto]. – 1. Libretto o manuale in cui sono esposte brevemente...
pronóme
pronome pronóme s. m. [dal lat. pronomen, comp. di pro-1 «invece di» e nomen «nome», calco del gr. ἀντωνυμία, formato anch’esso con ἀντί «invece di» e ὄνυμα, «nome»]. – Parte variabile del discorso che ha la funzione di sostituire il nome,...
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