PROLETARIO (o capite census)
L'espressione capite census designa in Roma coloro che vengono censiti soltanto per la loro persona, non per i loro averi, che quindi non fanno parte di nessuna delle cinque classi dell'ordinamento centuriato, che la tradizione attribuisce a Servio Tullio. I capite censi, che sono tutt'uno coi proletarii (Cic., De re publ., II, 22, 40; Fest., Ep., s. v. proletarium), cioè i censiti perché hanno o possono avere prole, si contrappongono nell'antico ordinamento agli adsidui (coloro che hanno una sedes), cioè ai proprietarî di terra, come appare dalla norma delle Dodici Tavole intorno al vindex (Tab. I, 4). Più tardi, quando il censo fu compiuto in base anche alla ricchezza mobiliare, è capite census o proletarius colui che non paga tributo, perché possiede meno di 1500 assi. Più tardi ancora fu introdotta, dal punto di vista del servizio militare, una distinzione tra proletarii e cioè coloro che possiedono meno di 1500 ma più di 375 assi, e capite censi, coloro che possiedono meno di 375 assi: i primi sono, in caso di necessità, chiamati al servizio militare, i secondi ne sono esclusi (Gell., Noct. Att., XVI, 9, 10). Essi costituiscono nell'ordinamento centuriato l'ultima centuria fuori classe.
Bibl.: Th. Mommsen, Das römische Staatsrecht, Lipsia 1887, III, i, pp. 237, 185, 297; III, ii, p. 840, n. 2; B. Kübler, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., s. v. Capite censi.