PROLAZIONE
. Nella musica fiorita tra il sec. XIV e il XVI tre erano le grandi categorie di valori mensurali con le quali veniva costruito ritmicamente il discorso musicale. Esse portavano i nomi di modo, tempo e prolazione (v. mensuralismo) e in ognuna di esse il movimento (ternario o binario) dei principali valori di note allora in uso (massima, lunga, breve e semibreve) era regolato secondo determinate leggi e per mezzo di segni speciali. I rapporti tra massime, lunghe e brevi e tra brevi e semibrevi (cioè il modo e il tempo) erano rappresentati da segni di misura costituiti, per il modo, da due o tre lineette taglianti due o tre spazî del rigo; per il tempo, dal circolo e dal semicircolo. I rapporti tra semibrevi e minime, cioè la prolazione, erano indicati dall'assenza o dalla presenza di un punto nei segni del tempo, cioè nel circolo o nel semicircolo.
Allorché le semibrevi erano ternarie, cioè equivalenti a tre minime ciascuna, la prolazione era detta maggiore e veniva indicata dalla presenza di un punto nel circolo o nel semicircolo.
Quando, invece, la semibreve valeva due minime soltanto, la prolazione veniva detta minore e la sua binarietà era resa manifesta dall'assenza del punto sia nel circolo sia nel semicircolo.
Il seguente quadro, esponendo le relazioni correnti tra brevi, semibrevi e minime, dà un chiaro esempio dell'uso del tempo e della prolazione nella loro forma più semplice.
Es. 1. - Tempo perfetto e prolazione maggiore.
Es. 2. - Tempo imperfetto e prolazione maggiore.
Es. 3. - Tempo perfetto e prolazione minore.
Es. 4. - Tempo imperfetto e prolazione minore.
Forme e sviluppi più complessi ebbe però la prolazione, quando essa fu chiamata a concorrere a dar vita a quelle strane composizioni cinquecentesche nelle quali, per l'applicazione della teoria delle proporzioni, erano date alle singole parti di uno stesso pezzo caratteri e segni mensurali diversi. Allora la prolazione perdeva i semplici caratteri contenuti nel quadro su esposto: e cambiando il valore delle sue note ne alterava in tal modo il valore (pur non cambiandone la primitiva forma) da renderne assai difficile l'interpretazione e da trasformare la composizione in un vero e proprio enigma musicale.
La prolazione aggiungeva così nuove difficoltà al già assai complicato sistema di scrittura musicale quattrocentesco e cinquecentesco; e alla pari della dupla, della tripla, della sesquialtera e delle molte altre proporzioni ne rendeva sempre più pesante lo sviluppo e più oscuro il significato. Veniva però, alla fine del sec. XVI, la reazione. La semplificazione delle forme e dello stile si affermava rapidamente; e con l'apparizione del nuovo stile monodico e delle nuove forme di canto, gradatamente scompariva dal sistema musicale rinnovato ogni traccia delle vecchie difficoltà di scrittura e insieme ogni traccia di modo, di tempo e di prolazione.