PROKRIS (Πρόκρις)
Figlia di Eretteo, moglie di Kephalos; figura dal mito complesso, imperniato su continue infedeltà coniugali perpetrate fra gli stessi coniugi sotto mentite spoglie: Kephalos si presenta a P. sotto altre sembianze e P. pentitasi fugge a Creta. Qui diviene seguace di Artemide dalla quale riceve un cane velocissimo ed una lancia infallibile secondo alcune versioni; secondo altre fonti questi doni le sarebbero stati fatti da Minosse invaghitosi di lei. Presentatasi a sua volta sotto altro travestimento a Kephalos, questi promette a P. amore in cambio del cane e della lancia. Gelosa del marito, P. decise di sorprenderlo, ma fu involontariamente colpita da lui ed uccisa con la stessa arma che lei gli aveva donato.
Le figurazioni di P. non sono numerose. Pausania (x, 29, 6) cita una raffigurazione di P. nella Lesche degli Cnidî a Delfi. All'interno di una kölix a figure rosse del Pittore di Jena (v.) ad Enserune appare P. che tende la mano a Kephalos: il nome dell'eroina è lacunoso, ma certo. La morte di P. è raffigurata dal Pittore di Efesto (v.) su un cratere a colonnette al British Museum (E 477): la giovane che indossa il corto abito delle amazzoni cacciatrici si abbatte su uno sperone roccioso colpita al seno dalla lancia: assistono alla scena Kephalos disperato ed Eretteo. Altre figurazioni non sicure sono state indicate su una lèkythos a Magonza ed un vaso all'Università di Dublino.
Bibl.: Per i vasi di Enserune, Londra, Dublino: J. D. Beazley, Red-fig., p. 881, n. 33; p. 390, n. 4; p. 864, n. 4. Vaso di Magonza: E. Simon, Prokris, in Hum. Gymnasium Aschaffenburg. Jahresbericht, 956-57, p. 36-41. Si vedano inoltre: Höfer, in Roscher, III, 2, col. 3026, s. v.; G. Radke, in Pauly-Wissowa, XXIII, i, 1959, c. 600, s. v.; F. Brommer, Vasenlisten zur griechischen Heldensagen, Marburg 1960, p. 203.