programmazione economica
Complesso dei programmi di attività di ogni azienda o istituzione, corredati da preventivi di spese ed entrate corrispondenti. In senso più circoscritto, l’espressione fa riferimento all’intervento dello Stato nell’economia, realizzato sulla base di un programma pluriennale (in tal senso, p. si alterna, nell’uso, con pianificazione). Nella terminologia corrente, e anche nel linguaggio accademico, si è soliti contrapporre p. e. a pianificazione e programma a piano, riferendosi con il primo termine alle prassi in uso per interventi nel settore economico nei Paesi a economia di mercato e con il secondo alle modalità di regolamentazione della produzione e della distribuzione della ricchezza nei Paesi a economia pianificata (➔ pianificazione centralizzata).
Il fondamentale riferimento teorico della p. e. è il pensiero di J.M. Keynes (➔); . Sulla base dell’evidenza empirica e, in particolar modo, della gravissima crisi del 1929, Keynes elaborò l’idea secondo la quale, nel breve periodo, possono verificarsi equilibri di mercato con disoccupazione. Ciò deriva da una situazione di carenza di domanda aggregata, che solo l’intervento dello Stato con una ‘iniezione’ di spesa pubblica in deficit è in grado di colmare, riportando il sistema verso un livello di piena occupazione. Secondo Keynes, in assenza di tali politiche, la disoccupazione potrebbe trasformarsi da fenomeno di breve periodo in situazione strutturale (➔ anche keynesiana, teoria). Alcuni interpreti del pensiero keynesiano hanno preso spunto da queste argomentazioni per proporre l’idea di un permanente intervento dello Stato per sostenere politiche di spesa in infrastrutture, formazione, ricerca e sviluppo, miranti ad aumentare la produttività del sistema in coordinamento, e non in contrapposizione, con le scelte di investimento delle imprese e di consumo delle famiglie. Di qui l’esigenza di una appropriata p. degli interventi del governo nell’economia, accompagnati dalla creazione di enti e istituzioni dedicati allo svolgimento di tale compito.
Lo strumento della p. e. è stato ampiamente sfruttato nei Paesi che adottano un’economia di mercato e i relativi obiettivi sono stati trasfusi in piani di attuazione, generalmente di durata pluriennale, spesso al fine di sostenere congiunture particolari. Certamente, il più noto tra questi è il piano Marshall (➔ Marshall, piano), che fu elaborato negli Stati Uniti (1948) in accordo con i Paesi dell’OECE (➔), al fine di provvedere alla loro ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale. In Italia, invece, la politica di p. fu prefigurata per la prima volta nel 1954 (schema Vanoni).
In passato, la p. e. e finanziaria nazionale era sintetizzata nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF). Con la l. 196/2009, il DPEF è stato sostituito dalla Decisione di Finanza Pubblica (DFP), che rappresenta lo strumento di p. triennale che è subentrato al DPEF. Con l’obiettivo di armonizzare la p. a livello europeo, si è peraltro previsto che anche il DFP lasci il posto a una coppia di documenti di p.: il Programma Nazionale di Riforma (PNR) e il Programma di Stabilità (PS). Il PNR sarà organizzato in 3 parti: la prima contenente una sintesi del quadro macroeconomico definito nel PS, la seconda che analizza gli squilibri macroeconomici nazionali e gli elementi di vulnerabilità del sistema, la terza che prende in esame i dettagli delle misure di riforma attuate. Il PS è invece un documento di p. fiscale, che si traduce nella legge di stabilità sostitutiva di quella finanziaria. Riporta, in particolare, il livello massimo del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato; la variazione delle aliquote delle imposte; l’importo dei fondi speciali; l’importo complessivo destinato al rinnovo dei contratti pubblici. Quando la p. e. coinvolge una molteplicità di soggetti pubblici e privati e implica decisioni istituzionali e risorse finanziarie a carico delle amministrazioni statali, regionali e delle Province autonome nonché degli enti locali, viene privilegiata una p. negoziata, che ricorre a strumenti di attuazione diversi, quali intese istituzionali di programma, accordi quadro, patti territoriali, contratti di programma, contratti d’area. L’obiettivo di fondo è il raggiungimento di una posizione di bilancio prossima al pareggio o in avanzo. In Italia la p. e. è influenzata dall’obbligo del rispetto di regole sovranazionali atte alla permanenza nell’area euro, nonché al consolidamento economico di quest’ultima, come, per es., il Trattato di Maastricht (➔).