PROGNOSI (dal greco πρόγνωσις "deliberazione presa anzi tratto")
Rappresenta un momento fondamentale dell'attività clinica del medico; consiste nel prevedere l'ulteriore evoluzione morbosa in ogni singolo caso; si fonda sulla conoscenza della natura e della gravità della malattia, dopo un'esatta valutazione di tutti gli elementi Che concorrono a dare al quadro morboso la sua peculiare caratteristica fisionomia individuale. Il giudizio prognostico, per la moltiplicità dei fattori dei quali richiede la conoscenza e dei quali una gran parte sfugge all'apprezzamento preventivo, assai facilmente è soggetto all'errore; è sempre irto di difficoltà, così che nella maggior parte dei casi non può dare che un affidamento di relativa certezza, se non pur di semplice probabilità. Va distinta la prognosi immediata, che si riferisce all'esito dell'episodio morboso in corso, dalla prognosi lontana: quest'ultima è assai meno incerta della prima e tanto meno quanto maggiore è il carattere di cronicità della malattia. La prognosi può riferirsi a una determinata lesione (quoad valetudinem) o alla vita (quoad vitam). Rientra nel giudizio prognostico la previsione delle eventuali recidive, del grado di restitutio ad integrum che sarà dato ottenere, spontaneamente o per effetto delle cure, della durata della malattia. Quest'ultimo dato è il più difficile a prevedersi: le cause di errore sono innumerevoli e in parte dipendono da fattori inerenti alla costituzione individuale del malato. Gli elementi essenziali della prognosi risiedono nella nozione della natura del processo morboso, dello stato attuale dell'infermo, delle possibilità di complicanze in avvenire, del carattere evolutivo del quadro morboso, dell'esistenza di tare organiche o funzionali negli antecedenti personali e famigliari del paziente, dell'età di esso e dello stato fisiologico (pubertà, gravidanza, puerperio, menopausa) che attraversa, del regime abituale di vita che segue, delle condizioni di ambiente in cui si trova, delle possibilità di risorse curative e soprattutto della costituzione individuale del soggetto, la quale domina l'intero decorso della malattia e quindi anche il suo esito finale. Per quanto circondato di gravi difficoltà spesso non superabili e sottoposto in grado eccezionale alle cause di errore, il giudizio prognostico, per l'importanza pratica rispetto al malato e all'ambiente familiare e sociale che lo circonda, occupa un posto di assoluta predominanza nello svolgimento dell'opera del medico.