profumo
Scegliere a naso
Il profumo è un odore buono ed è generalmente associato a esperienze piacevoli. Per la sua capacità evocativa e inebriante è usato da millenni nelle cerimonie religiose. Anche l’uso cosmetico del profumo è antico, ma recentemente ha raggiunto una diffusione enorme nei paesi ricchi. La richiesta è talmente ampia che i profumi non vengono più estratti da prodotti naturali ma sintetizzati. Oltre che per il corpo, i profumi sono utilizzati anche per gli ambienti come componenti di molti prodotti, perfino alimentari
Il profumo è un odore buono. Un odore ci sembra buono se ricorda cose o esperienze gradevoli e ci risulta invece cattivo se provoca ricordi spiacevoli. Anche il nostro istinto ci aiuta a dividere gli odori in buoni o cattivi.
Per esempio, la cioccolata ha un odore che ci sembra buono e infatti possiamo mangiarla senza problemi, mentre il pesce vecchio puzza tanto che non ci verrebbe mai in mente di assaggiarlo: questa scelta istintiva è saggia, perché se lo mangiassimo staremmo di sicuro molto male.
Molti animali scelgono il loro partner in base all’odore. Qualche eco di questo istinto è rimasto anche nell’uomo, e noi possiamo trovare attraente una persona in base all’odore della pelle, anche se non ne siamo consapevoli. L’olfatto è infatti il senso che si sviluppa per primo ed è il più evocativo: i bambini appena nati non vedono bene, ma il loro naso funziona già: la prima ‘immagine’ del mondo passa dunque dal naso. Un odore è quindi capace di emozionarci e siamo attirati dagli odori buoni. Infatti una persona profumata è più attraente di una che emana un cattivo odore: per questo motivo usiamo deodoranti e profumi.
L’acquisto di profumi per uso cosmetico è molto comune: uomini e donne, ricchi e meno ricchi comprano profumi. Questo avviene solo da circa mezzo secolo. Infatti dopo la Seconda guerra mondiale aumentò il benessere economico, permettendo a una fetta molto ampia di popolazione l’acquisto di articoli costosi, come i profumi. Mentre era assolutamente impensabile che una contadina di inizio Novecento comprasse un costoso profumo, oggi l’acquisto di un profumo è un evento del tutto normale e questo cambiamento è iniziato negli anni Cinquanta. Nello stesso periodo sono stati prodotti i primi profumi maschili, il che ha nel tempo raddoppiato la clientela potenziale. Oggi il fatturato annuale dell’industria del profumo in Italia si aggira intorno ai 500 milioni di euro.
L’uso dei profumi è molto più antico dello sviluppo dell’industria moderna, risalendo addirittura agli Egizi. Inizialmente i profumi erano legati a riti religiosi, quale quello dell’imbalsamazione (mummia); in seguito essi acquisirono anche valore di cosmetico, ma rimasero riservati soltanto alle classi nobiliari.
In Oriente (India, Cina, Giappone) si bruciano incensi nei templi, come omaggio agli dei. Presso Greci e Romani l’uso del profumo era ampiamente diffuso nelle cerimonie religiose ma anche per altri scopi. Per esempio durante i banchetti i Romani aspergevano e bruciavano essenze per il piacere degli ospiti. Con l’avvento del cristianesimo l’uso estetico del profumo venne abbandonato, ma rimase l’uso legato alla liturgia: durante la Messa, infatti, viene bruciato incenso.
Durante il Rinascimento comparvero in Europa nuove tecniche di preparazione dei profumi, apprese dagli Arabi, e nuove materie prime, importate dall’Oriente. L’uso estetico del profumo tornò quindi a diffondersi, ma è alla corte del Re Sole che raggiunse il culmine. A quei tempi ci si lavava poco o quasi mai: l’uso del profumo non migliorava certo l’igiene, ma almeno copriva l’odore e i nobili ne usavano in quantità enormi. La Francia divenne il maggior produttore di profumo. I più ricchi potevano addirittura avere profumi personali, prodotti esclusivamente per loro. Anche oggi il profumo di qualità è piuttosto costoso e, dato che non è indispensabile, è considerato un bene di lusso e quindi un simbolo di ricchezza.
Un profumo è fatto da tre componenti: l’essenza, il diluente e il fissatore. L’essenza è l’ingrediente che influisce di più sul profumo finito, ma tutte e tre le componenti sono odorose. Le essenze sono di origine vegetale: fiori (come rosa, gelsomino o lavanda), legni (sandalo, cannella), erbe (rosmarino), semi (anice, vaniglia) o anche radici, resine, foglie (piante medicinali e aromatiche). In un profumo può anche esserci una sola essenza, ma di solito se ne miscelano diverse.
Le essenze pure hanno un odore così intenso da risultare insopportabili; bisogna quindi diluirle. Il diluente è la componente più abbondante del profumo; nell’antichità era soprattutto olio, oggi quasi esclusivamente alcol. Infine, il fissatore serve a far evaporare in modo più o meno uniforme le varie componenti dopo l’applicazione sulla pelle. Il fissatore è di solito di origine animale: sono le sostanze odorose che alcuni animali (capodoglio, cervo, zibetto, castoro) emettono per attirare il partner.
Per estrarre le essenze naturali esistono diversi metodi: distillazione, enfleurage o estrazione con solventi. In ciascuno dei metodi la materia prima viene messa in contatto con una sostanza – rispettivamente acqua bollente, grasso o solventi – che ne cattura la parte odorosa. Questi metodi sono terribilmente costosi, perché richiedono enormi quantità di vegetali e molto tempo per ottenere una piccola quantità di essenza e attualmente non vengono quasi più usati.
Per la maggior parte gli ingredienti degli attuali profumi sono prodotti di sintesi industriale. Questo, oltre al risparmio economico, permette fra l’altro di non fare uso di animali e, considerate le quantità di profumo prodotte oggi, ciò significa evitare vere e proprie stragi.
I profumi non sono prodotti solo per il corpo. Per esempio, oggi sono molto diffusi i profumi per ambienti, come la casa oppure l’automobile. C’è anche un’intera categoria di profumi, detti aromi, che vengono aggiunti ai cibi per modificarne l’odore (e talvolta il sapore) e renderli più appetitosi oppure per simulare la presenza di ingredienti costosi, come il tartufo.
Anche molti prodotti per la pulizia sono profumati, perché è istintivo nella nostra società associare l’idea di profumato con quella di pulito. Bisogna però fare attenzione a non confondere questi due concetti: il profumo non è né un sapone né un disinfettante.
Oggi sappiamo tutti che i profumi non sono disinfettanti, tuttavia si è creduto molto a lungo che proteggessero dalle malattie: durante le epidemie, per esempio, si usava riunirsi in chiesa per pregare e bruciare incenso, con il risultato di costipare insieme molte persone e facilitare la diffusione delle malattie.
I principali pericoli legati all’uso del profumo sono le allergie. Per i profumi cosmetici il pericolo non è molto grande, perché l’allergia può manifestarsi con irritazione della pelle o con lievi disturbi respiratori: la persona colpita se ne accorge subito e smette di usare il profumo al quale è allergica.
Più grave è il caso degli aromi alimentari: in questo caso le sostanze alle quali si è allergici vengono ingerite e non semplicemente applicate sulla pelle, e possono quindi dare problemi molto più gravi, in casi estremi anche mortali. Questo pericolo è accresciuto dal fatto che sulle etichette dei prodotti è riportata la semplice dicitura «aromi», senza specificare di quali si tratti: in questo modo non si può sapere se un alimento contenga sostanze alle quali si è allergici.
Nel libro Il profumo (1985) lo scrittore tedesco Patrick Süskind descrive così l’odore di Parigi nel Settecento:
«Al tempo di cui parliamo nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone; le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte […] Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano le chiese, c’era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l’apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava».