profugo ambientale
loc. s.le m. Chi è costretto ad abbandonare la propria terra a causa di disastri ambientali.
• Una pressione che si ascrive alla categoria degli «eco-profughi», e correlativamente degli «eco-rifugiati». Che fare? Come accoglierli? Finora si è parlato di diritto di asilo. Ora si comincia a parlare di «profughi ambientali». La prima categoria è impropria e difficile da accertare, mentre la seconda è davvero troppo larga, troppo onnicapiente: presuppone che il mondo sia quel pozzo di San Patrizio che non è. (Giovanni Sartori, Corriere della sera, 15 giugno 2009, p. 1, Prima pagina) • Da qualche anno, i profughi ambientali hanno superato quelli di guerra, nonostante ci siano ancora circa 400 conflitti nel mondo. Siamo pronti a porci seriamente davanti a questo scenario, a capire quali sono davvero le minacce, oggi, e quali le risposte realmente efficaci? Siamo pronti a ripensare la nostra lettura del mondo, le nostre certezze, i nostri paradigmi di politica estera e di difesa? Io credo di sì. (Federica Mogherini, Unità, 28 settembre 2012, p. 18) • L’Europa non ha ancora capito come affrontare l’ondata di immigrazione causata da guerre e povertà (i migranti economici, la maggioranza), ma già si preoccupa di accogliere un nuovo tipo di migrante: il «migrante climatico». Non è ancora chiaro come si possa inquadrare giuridicamente chi emigra per il troppo caldo o il troppo freddo o le troppe piogge o la troppa siccità, e neppure come vadano chiamati: si propongono «profughi ambientali», «rifugiati ambientali», «migranti ambientali», «persone forzate ad emigrare» ma anche «eco profughi». (Paolo Bracalini, Giornale, 19 gennaio 2016, p. 7, Il Fatto).
- Composto dal s. m. profugo e dall’agg. ambientale, ricalcando l’espressione ingl. environmental refugee.
- Già attestato nella Repubblica del 17 maggio 1988, p. 21, Cronaca (Antonio Cianciullo).
> ecoprofugo, eco-rifugiato, migrante ambientale, profugo climatico, rifugiato ambientale, rifugiato climatico.