PROCNE (Πρόκην, Procne)
Figlia dell'antichissimo re di Atene Pandion, sorella di Filomela, P. andò sposa al trace Tereo, e da questi generò il figlio Itys.
In seguito, poiché Tereo era divenuto a forza l'amante di Filomela, le due sorelle, fatta strage del piccolo Itys, fuggirono; raggiunte da Tereo a Daulide, nella Focide, invocarono l'aiuto degli dèi e furono tramutate P. in usignolo e Filomela in rondine. La tradizione narra che in ringraziamento P. avrebbe poi inviato a Daulide, da Atene, uno xòanon di Atena per il tempio di quella città (Paus., x, 4, 9). Questa è la versione più antica del mito, quella che ha ricevuto la sua formulazione definitiva, con la tragedia Tereo di Sofocle, che assimila la precedente leggenda di Aedon. Più diffusa però è la leggenda posteriore, secondo la quale P. sarebbe stata tramutata in rondine e Filomela in usignolo. Le raffigurazioni del mito di P. sono scarsissime: appare con la sorella su una metopa in terracotta dipinta dal tempio di Thermos, in Etolia: le iscrizioni poste accanto alle figure le indicano coi nomi di Chelidon e Aedon e come Aedon (Αἠδόναι, o Αἰηδόναι) P. appare ancora su una kölix a figure rosse di Monaco (v. vol. iv, fig. 325) e su una kölix di Makron al Louvre (v. vol. iii, fig. 836). P., insieme ad Itys, è stata anche raffigurata in una statua a tutto tondo, dedicata sull'acropoli di Atene da un Alkamenes, che alcuni ritengono l'omonimo scultore (v. vol. i, fig. 371 e filomela). L'identificazione con P., Filomela e Itys del gruppo di statue situate nel frontone O del Partenone, noto dalle copie di piccolo formato di Eleusi, avanzata dal Carpenter, è negata dal Becatti, che la riconosce invece nella metopa xx S del Partenone in atto di svolgere la tela ricamata (phàros) da Filomela raffigurante il misfatto di Tereo.
Bibl.: O. Höfer, in Roscher, III, 1902-9, c. 3017 ss., s. v.; L. Gernet, La légende de Procné, in Mélanges M. O. Navarre, Tolosa 1935, p. 207; G. Becatti, Problemi fidiaci, Firenze 1951, p. 44 ss.; A. Rumpf, Malerei und Zeichnung, in Handbuch, IV, 1953, p. 34.