PROCIDA (A. T., 27-28-29; gr. Προχύτη, lat. Prochãta)
È una delle isole che costituiscono il cosiddetto Gruppo partenopeo e che in parte circoscrivono verso occidente il golfo di Napoli. Dell'antica storia di questa isoletta nulla conosciamo. Sappiamo soltanto che gli antichi disputarono sull'origine del suo nome: Dionigi d'Alicarnasso la vuole così detta dal nome della nutrice di Enea; ma Plinio ribatte: Prochyta, non ab Aeneae nutrice, sed quia profusa ab Aenaria est.
L'isola di Procida è compresa fra il continente e Ischia, ed è disgiunta dalla parte continentale (in corrispondenza del Monte di Procida e della penisoletta del Capo Miseno) dal canale di Procida e da Ischia dal canale di Ischia, su cui s'incurva l'isolotto di Vivara, che è intimamente collegato con la stessa Procida. La loro origine vulcanica le fa considerare, insieme con Ischia, come parte della regione flegrea. L'isola di Procida è fondamentalmente costituita da tufo giallo, a cui è sovrapposto il tufo grigio; sono frequenti, specialmente nella parte meridionale e nell'isolotto di Vivara, i prodotti basaltici e non sono rari, come può dirsi invece per i veri e proprî Campi Flegrei, i materiali lavici, soprattutto sotto forma di correnti. In Procida sono stati individuati gli avanzi di quattro distinti crateri: quello di Socciaro, a SE., tra la punta di questo stesso nome e quella di Pizzaco; il cratere della Chiaia, più a N.; il cratere di Terra Murata, a NE., di cui la parte di cono ora esistente è compresa tra la punta dei Monaci e quella della Lingua; il cratere di Pozzovecchio, a NO., tra le punte Còttimo e Serra; un quinto cratere è costituito dall'isolotto di Vivara e da un tratto della piccola penisola di S. Margherita, che chiude ad O. la baia della Chiaiolella. In complesso, pertanto, l'isola di Procida appare notevolmente frastagliata, ma le più accentuate articolazioni si succedono lungo le coste orientali e meridionali. In molti tratti queste coste sono ripide, benché l'isola si presenti generalmente piatta e uniforme e la maggiore altitudine sia solo di 91 metri (nella parte di NE.). Gli approdi principali sono la marina di Sancio Cattolico, a N., quella della Corricella ad E., e quella della Chiaiolella a S.; la prima costituisce il porto commerciale dell'isola, mentre le altre rappresentano approdi pescherecci. Il semaforo di Procida ha registrato nell'ultimo decennio una piovosità media di 830 mm. annui, distribuita in 72 giorni piovosi. L'isola misura una lunghezza di km. 3,7 e un'area di kmq. 3,75
La popolazione di Procida è in parte raccolta in un centro abitato e in parte sparsa per le campagne dell'isola, che sono disseminate di case coloniche e di ville: in complesso essa risulta (1931) di 9729 ab., con una densità altissima (circa 2600 ab. per kmq.). Il centro urbano occupa gran parte della sporgenza nord-orientale (di fronte a Napoli), dominata dalla Terra Murata, ed è abitato soprattutto da marinai; le campagne sono coltivate specialmente a vigneti, che dànno vini assai rinomati; largamente diffuse sono pure le colture degli agrumi e delle patate. Alla pesca e all'agricoltura, che costituiscono le due occupazioni quasi esclusive degli abitanti, va aggiunta una sia pur limitata attività industriale (costruzioni navali e preparazione di peli di seta da pesca, ricavati dai bachi da seta ed esportati anche all'estero). Nel 1930 il movimento della navigazione nel porto di Procida fu rappresentato da 3339 navi, da 10.140 tonn. di merci sbarcate e da 2146 tonn. di merci imbarcate, e da 153.554 viaggiatori imbarcati e sbarcati. Procida è congiunta, dai servizî di navigazione del golfo di Napoli, con l'isola d'Ischia, con Torregaveta o con Baia, e con Napoli.
Bibl.: M. Parascandolo, Procida dalle origini ai tempi nostri, Benevento 1893; G. De Lorenzo e C. Riva, Il cratere di Vivara nelle isole Flegree, Napoli 1901; A. Parascandola, I crateri dell'isola di Procida, ivi 1924; id., Osservazioni mineralogiche e litologiche sull'isola di Procida, ivi 1928.