procedere
Ricorre frequentemente nel Convivio e nella Commedia, ed è anzi uno dei vocaboli più significativi del lessico delle due opere, connesso com'è - per il suo valore fondamentale di " proseguire in un cammino " - alla ‛ fabula ' del poema, e, per quello accessorio di " svilupparsi secondo un determinato svolgimento logico ", all'articolazione dottrinaria che regola la struttura del trattato. E' invece attestato solo 4 volte nella Vita Nuova, mentre non compare mai nelle Rime.
Nell'uso moderno p. è meno comune di ‛ proseguire ' quando manca l'indicazione del modo con cui si va avanti nel cammino; questa distinzione è ignota a D. (che, del resto, con quest'accezione usa ‛ proseguire ' solo in If XXVI 16), e pertanto p. compare anche senza alcuna specificazione che ne determini il valore: If XXXI 112 Noi procedemmo più avante allotta, / e venimmo ad Anteo; XX 103 dimmi, de la gente che procede, / se tu ne vedi alcun degno di nota (ironico, commenta il Mattalia, perché gl'indovini, che tengono il capo girato dalla parte delle reni, più che " procedere ", " recedono " camminano all'indietro); e così XXIII 81, Pg XIV 130, Cv III III 13 (due volte).
È anche riferito a un corpo celeste che si sposti lungo la propria orbita, o ad altra cosa in movimento: Pd XXVII 86 'l sol procedea / sotto i mie' piedi; Cv IV XIII 3 una linea... su per la quale si procede per uno moto solo (altro esempio al § 4); If XXV 64 procede innanzi da l'ardore, / per lo papiro suso, un color bruno. Al figurato in frase gerundiva avente valore di ablativo assoluto: If XVII 61 Poi, procedendo di mio sguardo il curro, / vidine un'altra, " continuando il carro del mio sguardo a procedere oltre ", " guardando io oltre "; secondo il Mattalia, l'interpretazione data dal Buti per corro (" seguitando lo scorrimento dei miei occhi ") e ripresa dal Porena, " è esclusa da procedendo, poiché solo il carro, in quanto si muove, ‛ procede ' "; pur riconoscendo l'erroneità della chiosa del Buti, si deve osservare che la validità dell'osservazione del Mattalia è infirmata dal confronto con Pd XXIX 20 procedette / lo discorrer di Dio sovra quest'acque (v. oltre), dove a soggetto di p. è assunto un vocabolo avente lo stesso valore di quello assegnato a curro dal commentatore trecentesco.
Ha valore estensivo anche in Cv IV XII 17: premesso che i beni appetibili per l'uomo si dispongono per modo quasi piramidale, sicché 'l minimo... è quasi punta de l'ultimo desiderabile, che è Dio, quasi base di tutti, D. osserva che, quanto da la punta ver la base più si procede, maggiori appariscono li desiderabili; la metafora si collega alla dottrina degli appetiti, intesi quali moti dell'animo verso l'acquisizione della felicità.
E usato inoltre come sinonimo di " precedere " per uno scambio prefissale molto diffuso. La possibilità di confusione tra i due verbi è largamente attestata nei manoscritti del poema (v. Petrocchi, ad l.), e anche per Cv IV XXIV 4 le edizioni anteriori alla '21 hanno procede, mentre tutti gli editori più recenti (Simonelli compresa) accolgono la lezione precede; come giustamente osserva il Petrocchi, la facilità dello scambio non giustifica però la tesi del Porena, il quale ha sostituito ‛ precedere ' a p. in tutti e tre i casi qui esaminati, senza tener conto dell'indicazione dei codici fiorentini. Vale perciò " andare avanti ad altri ", " formare l'avanguardia ", in Pg XXXII 23 quella milizia del celeste regno / che procedeva, i 24 seniori che " precedono " il carro; " servire da guida ", in XVI 98 'l pastor che procede, " il papa " (nel verbo è inclusa l'idea della preminenza gerarchica del pontefice); indica circostanza di tempo antecedente ad altra, in IX 52 l'alba che procede al giorno. Così anche in Cv III XII 4 Questo è quello studio... che suole procedere [così anche nella '21; nella Simonelli precedere] ne li uomini la generazione de l'amistade, dove però all'idea dell'anteriorità nel tempo si accompagna quella del rapporto tra una causa e il suo effetto.
‛ P. per una via, per un cammino ' è frequente locuzione figurata allusiva al compimento di un'operazione o allo svolgimento di un'attività: Cv IV XXIV 8 l'anima nobilitata ordinatamente procede per una semplice via, usando li suoi atti ne li loro tempi ed etadi, " assume un comportamento " consono al tempo e all'età; Pd VII 110 [per redimere l'uomo] la divina bontà... / di proceder per tutte le sue vie / ... fu contenta. Riallacciandosi alla soluzione data da Agostino (Conf XI 13 " si autem ante caelum et terram nullum erat tempus, cur quaeritur quid tunc faciebas? Non enim erat tunc, ubi non erat tempus ") alla difficoltà che, se il mondo fosse stato creato ‛ nel ' tempo, prima della creazione Dio sarebbe rimasto inoperoso, D. indica l'atto creativo mediante una perifrasi ispirata a Gen. 1, 2 " spiritus Dei ferebatur super aquas ": Né prima quasi torpente si giacque; / ché né prima né poscia procedette / lo discorrer di Dio sovra quest'acque (Pd XXIX 20); p. acquista qui una pregnanza semantica particolarmente intensa, perché la creazione è posta sì al di fuori di ogni determinazione temporale, ma è sentita contemporaneamente come un " processo ": atto divino capace di produrre dal nulla, attività assoluta per cui s'aperse in nuovi amor l'etterno amore (v. 18). Altre volte, invece, ‛ p. per una via ' vale " affrontare la trattazione di un argomento ": Cv IV XVII 11 Poiché la felicitade de la vita contemplativa è più eccellente che quella de l'attiva... perché non anzi si procedette per la via de le virtù intellettuali che de le morali?; altro esempio al § 12.
Significato affine il verbo presenta in Rime LXIII 7 poscia a l'ambasciata tua procedi.
Riferito a tempo vale " passare ", " trascorrere ". Con questo significato ricorre solo in Cv IV V 11, dove la lezione dell'archetipo precedente trattato tempo, non dando alcun senso compiuto, fu corretta dagli Editori Milanesi in procedente tratto di tempo ed emendato dalla '21 in procedente tempo (e Busnelli-Vandelli pr[o]cedente tempo), " col passar del tempo " (per la questione, v. M. Sampoli Simonelli, Contributi, in " Studi d. " XXXII [1954] fasc. II 99; e si noti lo scambiò, già segnalato, tra p. e ‛ precedere '). Può quindi indicare lo svolgimento, lo sviluppo di ciò che si attua, mutando, con il trascorrere del tempo: Cv IV XXIII 6 [la vita umana] procede a imagine di un arco, montando e discendendo; XII 16 vedemo li parvuli desiderare massimamente un pomo; e poi, più procedendo [a mano a mano che crescono di età] ... uno augellino ... bel vestimento... lo cavallo ... una donna; III XV 18 la via de' giusti è quasi luce splendiente, che procede e cresce infimo al die de la beatitudine, che traduce Prov. 4, 18 " iustorum autem semita, quasi lux splendens, / procedit et crescit usque ad perfectam diem " (lo stesso passo biblico, in forma lievemente diversa, è tradotto in Cv IV VII 9). Si veda anche IV XXII 6 (due volte), XXIV 8 (due volte).
Dalle locuzioni figurate ‛ p. per una via, per un cammino ' (già esaminate) deriva il significato di " agire ", " operare ": Cv IV V 17 manifesto esser dee, questi eccellentissimi [i grandi Romani] esser stati strumenti con li quali procedette [" attuò il suo consiglio "] la divina provedenza (due altri esempi al § 1); XXVII 5 non è da dire savio chi con sottratti e con inganni procede, ma è da chiamare astuto; e ancora I V 5.
Ma l'uso più frequente si ha quando ricorre come formula per indicare il passaggio da un argomento all'altro o le modalità secondo le quali l'autore articola il proprio pensiero. Questo uso occorre in Cv III VII 1 Commendata questa donna comunemente... io procedo a commendare lei spezialmente secondo l'anima; IX 5, XI 2 e 18, IV VIII 4, X 9. Vale semplicemente " proseguire " nella trattazione di un argomento, in Pd XI 73 perch'io non proceda troppo chiuso, / Francesco e Povertà per questi amanti / prendi oramai; e così XIII 88 s'i' non procedessi avanti.
Anche con soggetto non di persona: Pd XXVII 37 Poi procedetter le parole sue, di s. Pietro; V 110, Cv II IX 6, III XV 13, IV II 13, XX 1. Riferito a ragione, " ragionamento ", p. implica l'idea che l'argomentazione si sviluppa in modo coerente: If XI 67 Maestro, assai chiara procede / la tua ragione; non diversamente con difetto procede (Cv IV Le dolci rime 48), cioè commette un errore di logica, chi definisce la nobiltà come antica possession d'avere / con reggimenti belli (vv. 24 ss.); e così X 5.
Ma gli esempi più numerosi si hanno quando è usato in forma impersonale (si procede) o in formule del tipo ‛ è da p. ', ‛ conviensi p. ' e simili. Che si tratti di un procedimento stilistico del tutto aderente alla costruzione logica su cui si fonda il Convivio è comprovato dal fatto che queste formule mancano nel I trattato (che per servire da proemio ha una struttuta meno rigorosa degli altri) e sono più frequenti nel primo capoverso di un capitolo che non nei successivi (17 volte contro 14); né meno significativa è l'unicità dell'occorrenza per la Commedia (Pd IX 111). Cfr. Cv II VIII 1, XII 1 e 10, XIII 12 e 16, XIV 1, III IV 1, V 1, VI 1, VIII 4, IX 1 e 3 (secondo la lezione della '21 e della Simonelli; si produce in Busnelli-Vandelli), X 10, XI 1, XII 6, XIII 1, XV 20, IV III 3, VI 1, XVI 2 e 10, XVII 1 (due volte), XVIII 2 (prima occorrenza) e 4, XIX 1, XXI 3, XXIII 1, XXVI 1, XXVIII 1. Vale " si deduce ", " si argomenta ", in III VII 12 del qual pensiero si procede in ferma oppinione che questa sia miracolosa donna di vertude.
Un ulteriore gruppo di accezioni si riallaccia al significato fondamentale di " derivare ": Vn XXVI 11 6 sua bieltate è di tanta vertute, / che nulla invidia a l'altre ne procede, " non ne provano invidia alcuna "; Cv III II 4 Ciascuna forma sustanziale procede de la sua prima cagione, la quale è Iddio, è effetto della sua attività creatrice; IV II 10 tutte le nostre brighe... procedono quasi dal non conoscere l'uso del tempo; XXI 2 Plato e altri volsero che esse [le anime] procedessero da le stelle, dove traduce il " descendisse " del testo di Alberto Magno (Somn. et vigil. III tr. I 8), concordemente ritenuto fonte di Dante. Con il valore di " essere elaborato ": XVII 12 lo fro del mele... da loro [dalle api] procede. Vada qui anche II II 5 dirizzai la voce mia in quella parte onde procedeva la vittoria del nuovo pensiero, verso il cielo di Venere, da cui " proveniva " la forza vittoriosa del mio nuovo pensiero d'amore.
Indica lo svolgimento effettuale di un fenomeno rapportato alla sua causa efficiente; a D. che le domanda quale sia la causa del vento che spira nel Paradiso terrestre, Matelda risponde: Io dicerò come procede / per sua cagion ciò ch' ammirar ti face (Pg XXVIII 88). Di qua il valore di " avere la propria ragione in ", " essere l'effetto di ", attestato anche per il corrispondente verbo latino (cfr. Quaestio 82 ista ratio procedi' ex , falsa ymaginatione): Vn XIX 7 17 nel mondo si vede / maraviglia ne l'atto che procede / d'un'anima che 'nfin qua su risplende; Cv IV XVIII 2 ogni sopra detta virtude... proceda da nobilitade sì come effetto da sua cagione; III XII 12 filosofia è uno amoroso uso di sapienza, lo quale massimamente è in Dio... che non può essere altrove, se non in quanto da esso procede (cfr. Ecli. 1, 1 " Omnis sapientia a Domino Deo est / et cum illo fuit semper "). E ancora Vn XIX 18, XXVI 4; Cv I VII 4 (due volte), III VII 9, XI 14, XV 11, IV IV 9, XVIII 3 e 6, XIX 3, XXVII 9; If XXXIV 36 (dove si accosta più al significato di " provenire da " che non a quello di " essere l'effetto di "); Pd V 4. Per Cv III IV 1 la mia insufficienza procede doppiamente, sì come doppiamente trascende l'altezza di costei, Busnelli interpreta: " come l'altezza o somma perfezione della donna gentile trascende l'intelletto e la parola umana, così io sono insufficiente quanto all'uno e all'altra "; è però possibile anche spiegare: " la mia insufficienza proviene da una duplice causa " (e i due motivi dell'inadeguatezza di D. sono indicati subito dopo).
A qualche incertezza esegetica ha dato luogo anche Pd XXVIII 114 del vedere è misura mercede, / che grazia partorisce e buona voglia: / così di grado in grado si procede, generalmente interpretato: " dal grado della grazia e della buona voglia procede il grado del merito, e da questo il grado della visione "; il Chimenz, invece, interpreta: " e questa proporzione tra misura della visione e merito così procede, si effettua, man mano che si scende nella scala degli ordini angelici ".
P. è dunque uno dei vocaboli più significativi del lessico del Convivio; lo conferma anche il particolare che esso ritorni in II I 10-14 per ben sei volte, in accezioni diverse, secondo un atteggiamento stilistico non raro nella prosa del trattato. Temi del capitolo sono l'esposizione della dottrina dei quattro sensi, nella sua prima parte, e la dimostrazione della necessità di far precedere l'esposizione letterale alle altre, nella seconda. Quattro sono le ragioni prodotte per dimostrare questo asserto: però che in ciascuna cosa che ha dentro e di fuori, è impossibile venire al di dentro se prima non si viene al di fuori (§ 9); però che in ciascuna cosa, naturale ed artificiale, è impossibile procedere a la forma, sanza prima essere disposto lo subietto sopra che la forma dee stare (§ 10); però che in ciascuna cosa, naturale ed artificiale, è impossibile procedere, se prima non è fatto lo fondamento (§ 12); posto che possibile fosse, sarebbe inrazionale... e però con molta fatica e con molto errore si procederebbe. Onde... la natura vuole che ordinatamente si proceda ne la nostra conoscenza, cioè procedendo da quello che conoscemo meglio in quello che conoscemo non così bene (§ 13). E però se li altri sensi dal litterale sono meno intesi... inrazionabile sarebbe procedere ad essi dimostrare, se prima lo litterale non fosse dimostrato (§ 14): impossibile, per la forma, " attuarsi " nella pura potenzialità della materia, se questa non è stata prima elaborata e disposta; impossibile " agire " su ogni realtà naturale e artificiale, se prima non ne sono state gettate le fondamenta; e, anche se - per assurdo - fosse possibile, un tal procedimento " si svolgerebbe " faticosamente e tra gli errori. Verso la conoscenza " si progredisce ", " avanzando " da ciò che sappiamo a ciò che ignoriamo: sarebbe contro ragione " dare inizio " alla dimostrazione dei sensi diversi dal letterale, visto che essi manifestamente sono per noi meno intellegibili. Rare volte pensiero di D. è stato altrettanto articolato e coerente, e altrettanto ricco e duttile il suo linguaggio.
Come calco immediato della formula del Credo, esprime il mistero del rapporto dello Spirito con il Padre e il Figlio nella Trinità: Cv II V 10 Puotesi ancora considerare lo Padre secondo che da lui procede lo Spirito Santo.