procariote
Termine introdotto da Edouard Chatton nel 1937 per indicare il tipo di organizzazione cellulare caratterizzato dall’assenza di un nucleo ben visibile in microscopia ottica. L’avvento della microscopia elettronica ha confermato la netta dicotomia dei viventi in due domini, i Procarioti e gli Eucarioti. La condivisione di una serie di caratteri fondamentali, tra cui in particolare i meccanismi generali di trasmissione ed espressione dell’informazione genetica, indica un’origine comune di Procarioti ed Eucarioti; tuttavia i rapporti filetici fra i due domini sono ancora oggetto di speculazione. Nei Procarioti la sede cellulare della duplicazione e trascrizione del DNA non è fisicamente separata dalla sede di traduzione del messaggio. La maggior parte del genoma è costituito da una singola molecola circolare di DNA, cui possono associarsi piccole molecole accessorie (plasmidi). Altre fondamentali differenze rispetto agli Eucarioti sono: (a) l’assenza di organelli delimitati da membrane (mitocondri e cloroplasti); (b) l’assenza di un sistema di endomembrana (reticolo endoplasmatico e apparato di Golgi); (c) l’assenza di un citoscheletro (microtubuli e microfilamenti). I Procarioti non sono capaci di interiorizzare materiale esterno per fagocitosi. Inoltre possiedono organelli locomotori, o flagelli, strutturalmente e funzionalmente diversi dagli analoghi eucariotici (undulipodia). La maggior parte dei Procarioti possiede una parete cellulare, di natura chimica complessa. Studi molecolari e biochimici hanno rivelato che il dominio procariotico comprende due linee filetiche nettamente distinte, gli Eubatteri e gli Archeobatteri, di cui i secondi mostrano un maggior grado di affinità con gli Eucarioti.
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