PRIVERNO (fino al 14 luglio 1928, Piperno; A. T., 24-25-26 bis)
Cittadina del Lazio meridionale, fino al 1934 appartenente alla provincia di Roma, ora a quella di Littoria. Sorge a 150 m. di altezza, su un dosso calcareo, al margine nord-est, rivolto verso la valle dell'Amaseno, del gruppo di M. Saiano, propaggine isolata dei Lepini. L'abitato consta di case molto ammucchiate ed ha contorno pressoché circolare, con al centro la piazza principale (Piazza Vittorio Emanuele), ove sorgono la cattedrale e una bella fontana; da essa irradiano stradette anguste, caratteristiche per le case di aspetto medievale, con scala esterna.
Priverno aveva nel 1656 circa 3750 ab. e con leggiere alternative si è mantenuta intorno alla stessa cifra fino al principio del sec. XIX (3735 nel 1702; 3814 nel 1782 e 3593 nel 1816); nel 1853 aveva 4909 ab. e nel 1871 5066. L'ultimo trentennio del secolo ha visto un aumento più rapido: 6949 ab. nel 1901; poi l'emigrazione, come in altri centri dei Lepini, ha rallentato il ritmo dell'incremento. Nel 1921 gli abitanti erano 7413, dei quali 6135 nel centro principale, 121 a Fossanova (la celebre abbazia rientra nel territorio del comune; v. fossanova), il resto sparsi nelle campagne. Il territorio comunale aveva allora un'area di 98,8 kmq.; successivamente ha incorporato i comuni di Maenza e Roccasecca dei Volsci, cosicché l'intero comune, su un'area di 164 kmq., contava, nel 1931, 12.637 ab., dei quali 8488 in Priverno (e campagne circostanti). Il territorio comunale è coltivato a cereali, ortaggi, viti e olivi soprattutto nella valle dell'Amaseno e in collina; la parte più elevata, specialmente nei territorî di Maenza e Roccasecca, è occupata da pascoli (ovini). Priverno ha una stazione ferroviaria sulla linea. Velletri-Terracina; la stazione di Priverno-Fossanova della linea Roma-Napoli dista 8 km. dall'abitato. Da Priverno un'importante strada, risalendo la valle dell'Amaseno, traversa l'intera zona lepina, congiungendo così la pianura pontina con la valle del Sacco (Ceccano).
Monumenti. - Monumento insigne è la cattedrale, la quale, pur essendo una ricostruzione del periodo gotico, rimonta al 1183, quando il pontefice Lucio III la consacrò. I nuovi lavori avvennero a partire dal 1243 per opera della scuola di Fossanova, secondo lo schema a tre navate e transetto. Rimangono di questo periodo i muri laterali delle navatelle con finestre di sesto tondo, i quattro piloni dell'intercrocio e il grandioso portico riconosciuto simile a quello di S. Filiberto di Digione e che perciò segue lo stesso concetto che è stato adottato nella chiesa abbaziale di Casamari.
Notevolissimo è il vicino palazzo comunale del sec. XIII con un portico sestiacuto chiuso al pian terreno e due piani con sale illuminate da trifore e da bifore.
Seguono la stessa scuola di Fossanova la chiesetta conventuale di S. Lorenzo, in tre campate coperte da vòlte a crociera, che precedono un piccolo coro rettangolare, la chiesa di S. Antonio con l'antico ospedale annesso, e un portale del 1336.
Storia. - Fu antica città dei Volsci. Virgilio (Aen., XI, 540) la dice fondata da Metabo, fratello di Camilla, ma il suo nome compare più tardi nelle vicende storiche che accompagnano le ultime fasi della guerra fra Volsci e Romani. Nel 350 secondo Livio (VII, 15, 11) i Privernati sono in guerra con Roma e nell'anno seguente si arrendono al console Caio Marcio che ne trionfa (Liv., VII, 16, 6). Due volte poi Livio riferisce una nuova guerra coi Privernati e la loro sottomissione, nel 341 e nel 329, entrambe le volte essendo consoli un Emilio e un Plauzio: i critici moderni sono d'accordo nel ritenere che le due guerre siano la reduplicazione di una sola (Liv., VIII, 1, 19-21). La città fu in parte distrutta, il territorio in parte diviso e assegnato a coloni romani; i Privernati costituirono un municipio con la cittadinanza senza suffragio, e più tardi, non sappiamo bene quando, ricevuto il diritto di suffragio, furono iscritti alla tribù Ufentina. Circa quel tempo formarono una prefettura. Una nuova colonia vi fu condotta nell'età imperiale, composta di veterani (Lib. colon., p. 236). Estese rovine della città si osservano ancora nella pianura sottostante alla città odierna (metri 36 s. m.) a circa due chilometri verso ovest, e consistono in un arco, in una linea di mura e in avanzi di fabbriche varie, tutte dell'Impero avanzato. Non sappiamo se anche la primitiva città volsca sorgesse nel luogo stesso, oppure sulla collina, come è più probabile. Al tempo delle incursioni saracene la città bassa fu abbandonata e i Privernati si ritirarono sul colle, costruendo una poderosa cinta di mura e torri. Fu centro importante per la coltivazione di quella parte delle Paludi Pontine, fornendo particolarmente vino e olio, e a questo dovette la sua importanza, essendo altrimenti fuori delle grandi linee di comunicazione e distante sia da queste sia dal litorale, oltre che in piena regione paludosa. G. L. Priverno, che intorno al 730 venne alla diretta dipendenza del pontefice, ebbe in quest'epoca una sua sede vescovile, che si distaccò dall'antica diocesi di Terracina. Dopo più di quattro secoli di vita autonoma, la sede vescovile di Priverno venne soppressa nel 1217 e riunita di nuovo a quella di Terracina. In tutto il medioevo Priverno ebbe importanza locale.
Bibl.: C. Enlart, Les origines françaises de l'architecture gothique en Italie, Parigi 1894; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, 2ª ed., Berlino 1902, pagina 646; H. Armstrong, Privernum, in Amer. Journal of Archaeology, XV (1904), p. 44 segg.; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927.