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PRITANI

di Paola Zancan - Enciclopedia Italiana (1935)
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PRITANI (οἱ πρυτάνεις, prytánes)

Paola Zancan

Col nome di pritani si designavano in Atene, dopo le riforme di Clistene, i 50 buleuti in carica. Ricordiamo infatti che la βουλή o consiglio dei cinquecento si componeva di dieci sezioni, una per tribù, e che ogni sezione per una decima parte dell'anno (v. pritania) sedeva in permanenza. I 50 buleuti in carica che, come è ovvio, venivano ad avere rispetto agli altri 450 una posizione di preminenza, erano da questi distinti col nome di pritani.

I pritani dovevano essere sempre pronti per qualsiasi evenienza, e perciò nella loro sede (un edificio pubblico, che dalla forma rotonda e a cupola desumeva il nome di ϑόλος) almeno un terzo di essi, una trittia, doveva sedere in permanenza. Nella ϑόλος tutti i pritani si riunivano molto spesso, e persino prendevano in comune i loro pasti. I pritani erano presieduti da uno d'essi medesimi, epistate, designato dalla sorte. La durata in carica dell'epistate era di sole ventiquattr'ore, da un tramonto al tramonto seguente; ma per quella notte e per quel giorno il cittadino ateniese che fosse epistate era davvero il capo dello stato. Spettava infatti all'epistate di presiedere il consiglio dei cinquecento e l'assemblea popolare, se la convocazione fosse capitata nel giorno della sua carica; inoltre l'epistate era depositario del sigillo di stato e della chiave dei templi dove si conservava il tesoro pubblico. All'altissimo potere dell'epistate poneva dunque freno, nell'Atene democratica del secolo V, la durata minima della carica e la non rieleggibilità. E tutto il sistema era combinato in modo che alla presidenza dello stato in pratica potesse arrivare press'a poco ogni cittadino ateniese, fosse appena di media cultura e di buona volontà.

Nel sec. IV però la presidenza dell'assemblea e del consiglio fu sottratta all'epistate dei pritani, e affidata invece a nove proedri sorteggiati dall'epistate fra i buleuti delle nove trivù, che in quel momento non tenessero la pritania. Tale istituzione meglio guarentiva la libertà di discussione, e limitava di molto la possibilità di accordi e di corruzione. Tuttavia anche allora l'epistate dei pritani continuò ad essere depositario del sigillo di stato e delle chiavi dei templi; anche allora i pritani convocarono le adunanze dell'assemblea e del consiglio, e ne fissarono i rispettivi ordini del giorno (προγράμματα). Continuarono anche a celebrare i sacrifizî propiziatorî, ed esercitarono la sorveglianza sui convenuti, acciocché il buon ordine non fosse turbato, coadiuvati in ciò dai sei lessiarchi e dai trenta συλλογεῖς.

I pritani costituivano l'organo mediante il quale il consiglio entrava in relazione con il mondo esterno; vale a dire con l'assemblea, con i magistrati, con i semplici cittadini, e ancora con gli ambasciatori o con gli araldi forestieri. Introducevano al consiglio quei personaggi che il popolo avesse giudicati o che essi stessi giudicassero degni di essere ascoltati. Ond'è che al comitato dei pritani si presentavano di solito tutti coloro che recassero lettere o comunicazioni d'interesse pubblico; e il comitato dei pritani a sua volta, se il caso fosse particolarmente grave, convocava d'urgenza il consiglio o l'assemblea o gli strateghi.

Competenza dei pritani era inoltre, non solo vigilare sul buon ordine delle adunanze, ma anche procedere ad arresti nel caso di delitti flagranti di pericolo pubblico; disponevano perciò di speciali corpi di polizia (τοξόται), che per un certo tempo s'arrolarono tra i membri di una determinata tribù, e che più tardi si scelsero invece fra gli efebi. I pritani dovevano anche deferire ai tribunali gli strateghi che si fossero resi colpevoli di gravi mancanze; e curare la restituzione di somme prese a prestito dallo stato.

L'ufficio di pritane implicava dunque responsabilità altissime. Perciò la tribù che esercitava la pritania era chiamata a rispondere non solo delle deliberazioni generali del consiglio, ma anche d'ogni deliberazione o atto proprio; analogamente i singoli pritani conservavano la responsabilità personale delle proprie azioni e dei proprî consigli. Ma perciò anche, nel sec. IV, divenne consuetudine che a quella tribù, che nel corso dell'anno si fosse distinta per il buon governo, con solenne decreto del consiglio e dell'assemblea venisse assegnata una corona onorifica d'oro.

Pritani vi furono non solo in Atene, ma in molte altre città della Grecia propria; nelle quali, come in Atene, essi costituirono di solito un comitato del consiglio. Un unico pritane, presidente del consiglio, e vero capo della repubblica, fornito di potere esecutivo, troviamo invece abituale in Asia Minore, eccezionale nella Grecia propria (Corinto).

Bibl.: K. F. Hermann e V. Thumser, Lehrbuch der griechischen Staatsaltertümer, I, ii, 6ª ed., Friburgo in B. 1892, p. 488 segg. e passim; G. De Sanctis, Atthis, 2ª ed., Torino 1912, p. 352 segg.; G. Busolt e H. Swoboda, Griechische Staatskunde, Monaco 1926, p. 1028 segg. e passim; V. Costanzi, Le costituzioni di Atene e di Sparta, Bari 1927, p. 38 segg.; G. Glotz, La cité grecque, Parigi 1927, p. 219 segg. e passim.

Vedi anche
epistate Nell’antica Grecia, titolo di pubblici ufficiali o funzionari con mansioni politiche, amministrative, giudiziarie, religiose, militari. Il più importante era ad Atene l’ epistate dei pritani, che aveva per quel giorno la presidenza della βουλή.  ● Nelle iscrizioni di età ellenistica figurano epistate ... Clìstene Clìstene (gr. Kλεισϑένης, lat. Clisthĕnes). - Legislatore ateniese della famiglia degli Alcmeonidi, figlio di Megacle; nato circa il 565 a. Clistene, andato in esilio sotto Pisistrato, tornò in Atene alla cacciata di Ippia (510). Vinta l'opposizione di Isagora che, spalleggiato dal re spartano Cleomene, ... bulè bulè (gr. βουλή) Consiglio cittadino dell’antica polis greca e degli stati federali; nato come corpo aristocratico intorno ai re arcaici, assunse importanza con l’affermarsi dei regimi democratici. L’ordinamento della bule è noto soprattutto per Atene, dove fu istituita da Clistene (fine 6° sec. a.C.): ... ecclesia Nome dell’assemblea popolare nelle libere città dell’antica Grecia. Vi partecipavano con diritto di parola e di voto tutti i cittadini nel pieno possesso dei loro diritti: la partecipazione dei non abbienti fu resa possibile in Atene da Pericle con l’istituzione di una speciale indennità. L’ecclesia ...
Altri risultati per PRITANI
  • pritani
    Enciclopedia on line
    Nell’antica Atene, i 50 consiglieri (buleuti) in carica durante una pritania, periodo di tempo equivalente alla decima parte dell’anno essendo la bulè, o consiglio ateniese, diviso in 10 sezioni corrispondenti alle 10 tribù che detenevano il potere a turno. Almeno un terzo di essi doveva sedere in permanenza ...
  • pritani
    Dizionario di Storia (2011)
    Nell’antica Atene erano così chiamati i 50 consiglieri (buleuti) in carica durante una decima parte dell’anno. Almeno un terzo di essi doveva sedere in permanenza nel pritaneo. Avevano a capo un epistate (presidente) designato a sorte, che durava in carica da un tramonto al tramonto seguente e che per ...
Vocabolario
pritanìa
pritania pritanìa s. f. [dal gr. πρυτανεία, der. di πρυτάνις «pritane»]. – Nell’antica Grecia, periodo di tempo nel quale durava in carica ciascuna sezione della bulè o consiglio ateniese; questo era diviso in dieci sezioni, corrispondenti...
prìtane
pritane prìtane (o prìtano o pritàno) s. m. [dal gr. πρύτανις, propr. «signore, capo», per lo più al plur., πρυτάνεις (lat. prytănis, pl. prytănes)]. – Nell’antica Atene, ognuno dei cinquanta consiglieri (buleuti), appartenenti a una medesima...
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