PRITANEO (πρυτανεῖον, prytanäum)
Cuore della città, penetrale urbis, il pritaneo dovette esistere in ogni città greca e custodire fra le sue mura il focolare comune e il fuoco sacro divinizzato sotto il nome della dea Estia. Sull'altare comune si offrivano i sacrifici solenni. Nessuna città potendo essere senza pritaneo, quando si fondava una colonia, gli emigranti sottraevano al focolare della metropoli il fuoco sacro che doveva essere alimentato nel pritaneo della nuova città. Il pritaneo, par certo, dovette il suo nome a quel periodo post-omerico in cui i pritani, cioè "i primi", divennero i padroni così del potere, che fino allora era stato del re, come dell'edificio sacro, che fino allora era stato amministrato dal re. Ma in Atene, in epoca storica, fra pritaneo e pritani non esiste più relazione in quanto che il pritaneo è sede dell'arconte eponimo. Continua a custodire fra le sue mura il fuoco sacro; inoltre in esso sono nutriti a spese pubbliche quanti Atene reputi degni di tanto onore. Davanti al pritaneo, un tribunale speciale, composto dall'arconte-re e dai quattro ϕυλοβασιλεῖς, giudicava animali e oggetti inanimati che avessero determinato la morte di alcuno.
Dal punto di vista architettonico il pritaneo non presenta un tipo fisso e ben definito: edifici del genere sono stati riconosciuti ad Olimpia (v.), a Priene (v.) e forse a Delo (v.).
Bibl.: Ch. Michel, Prytaneaum, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités, IV, i, p. 742; K. Fr. Hermann e V. Thumser, Lehrbuch der griechischen Staatsaltertümer, 6ª ed., I, ii, Friburgo in B. 1892; G. De Sanctis, Atthis, 2ª ed., Torino 1912, pp. 155, 187 segg.; G. Busolt e H. Swoboda, Griechische Staatskunde, Monaco 1926, passim; G. Glotz, La cité grecque, Parigi 1927, pp. 23-24, 55, 106-07, 275.