ANTONIO, priore di Crato
Dall'infante don Luigi, duca di Beja, secondogenito di Emanuele, re del Portogallo (1495-1521), e da Violante Gomez, ebrea, nacque, nel 1531, A., conosciuto come "il priore di Crato". Destinato al sacerdozio e rivestito del grado di diacono, entrò nell'ordine di S. Giovanni, ottenendo l'opulenta prioria di Crato e il titolo di connestabile del regno. Quando il re Sebastiano (1557-1578) compì la fatale spedizione al Marocco, don A. lo accompagnò, e nella rotta di Alcazarquivir presso Tangeri (14 agosto 1578), in cui Sebastiano morì, egli fu fatto prigioniero. Liberatosi dalla schiavitù, rimpatriò. Governava allora il Portogallo il cardinale Enrico, unico figliuolo superstite del re Giovanni III; ma ferveva già la lotta per la prossima successione al trono, in quanto il sovrano era vecchio e malato e se ne attendeva presto la fine. La questione della successione era molto complicata. Tra i concorrenti, i principali erano: A., priore di Crato; la duchessa di Braganza, figliuola dell'ultimogenito di Emanuele il Grande; Filippo II di Spagna, figliuolo della figlia maggiore del medesimo. Ma poiché contro A. si cercava di far valere, da parte di Filippo II, l'illegittimità della sua nascita, egli volle provare che i suoi genitori s'erano sposati dopo la sua nascita, e ch'egli era stato legittimato. Sennonché, le testimonianze addotte vennero impugnate di falsità; e la sentenza relativa fu firmata dallo stesso Enrico, il quale proclamò illegittimo il priore di Crato, lo spogliò di tutti gli onori, giurisdizioni e prerogative, e lo esiliò, come traditore e perturbatore della pubblica pace (novembre 1579). Né gli valse l'intervento del pontefice che annullò la sentenza e avocò a sé il processo. Il re oppose che egli aveva agito non per delegazione pontificia, ma in virtù della sua podestà regia. Morto Enrico (31 gennaio 1580), Filippo II ruppe nel giugno gli indugi e diede il segnale dell'invasione, che trovò solo debole resistenza. Allora A., che s'era fatto proclamare re di Portogallo a Santarem, e consacrare dal vescovo della Guardia (18 giugno 1580) con lo stesso cerimoniale dei re legittimi, raccolse gente, entrò solennemente in Lisbona (24 giugno), ove prestò giuramento di conservare i privilegi del regno, dichiarò nemici pubblici il re Filippo e quanti ne seguissero le bandiere, arrolò truppe, levò imprestiti, chiese aiuto a tutti, apprestò le fortezze, nominò generali e ammiragli. Ma il Portogallo, dopo la catastrofe d'Africa, era cosi debole da non potere sperare di resistere a un monarca potente, ché la nobiltà e l'alto clero erano, più o meno di cuore, con Filippo II; e solo operai e contadini e basso clero favorivano don A. Il quale pertanto fu ben presto ridotto dal duca d'Alba alla difesa della sola Lisbona. E anche qui, la battaglia al ponte di Alcȧntara (25 agosto) ebbe esito sfavorevole per don A., che dové, con le sue bande raccogliticce, trovare rifugio nella capitale. Di qui poi fuggì ancora e andò pellegrinando a Santarem, a Coimbra, ad Aveiro e ad Oporto; in ultimo, cercò asilo in Francia (gennaio 1581). Caterina de' Medici, che aveva sue mire sopra la corona portoghese e considerava A. utile strumento contro Filippo II, gli concesse ogni appoggio mercé la promessa della cessione della colonia portoghese del Brasile. Così, allestita una flotta con la vendita di parte dei gioielli della corona, che aveva portati con sé, A. mosse verso le isole Azzorre, che si mantenevano ribelli e a lui favorevoli. Ma disfatto all'isola S. Michele in sanguinosa battaglia (27 luglio 1582), saccheggiate le Canarie e Madera, dové tornare in Francia. Passato poi in Inghilterra, ebbe l'appoggio di Elisabetta, in guerra contro la Spagna; e l'anno seguente alla catastrofe della "invincibile armata", A. su una flotta inglese agli ordini del Drake costeggiò Spagna e Portogallo, sperando invano in un'insurrezione dei Portoghesi. Il 25 agosto 1595 A. morì in Parigi, lasciando due figli illegittimi. Egli scrisse: Panegyricus Alphonsi Lusitanorum regis, Coimbra 1530; e Psalmi confessionales, Parigi 1592.
Bibl.: B. Sánchez Alonso, Fuentes de la historia espanola e hispanoamericana, 2ª ed., Madrid 1927, nn. 6755-6789; e specialmente E. Fournier, Un prétendant portugais au XVI siècle, Parigi 1851; A. Fernandes Thomaz, O Prior do Crato em Aveiro (1580), Aveiro 1894; F. de Sousa Viterbo, O prior do Crato e a invasão hespanhola de 1580, Lisbona 1897; I. de Araujo, Dom Antonio, Prior do Crato. Notas de bibliographia, Lisbona 1897; C. Durand-Lapie, Dom Antoine de Portugal, 1580-95, in Revue d'hist. diplomatique, XVIII-XIX; Rubio, Felice II y Portugal, Barcellona 1927.