DELLA STUFA, Prinzivalle
Nacque a Firenze il 9 ag. 1484 da Luigi di Angelo e Guglielmina di Prinzivalle Schiantesi conte di Montedoglio. Apparteneva ad una delle famiglie più ricche e potenti di Firenze e, in seno ad essa, al ramo più decisamente filomediceo. Il padre era infatti intimo amico del Magnifico e ricoprì molti importanti incarichi politici. Aveva acquistato nel 1483 la contea del Calcione, ed il D. è noto anche con il titolo di conte del Calcione.
Fino dalla prima giovinezza strinse amicizia con Filippo Strozzi, Marcantonio Colonna, Anton Francesco Albizzi, uomini che, in varia misura e per motivazioni diverse, erano tutti strettamente legati alla casa Medici. Particolare devozione il D. nutriva per il cardinale Giovanni de' Medici, futuro papa Leone X, che egli frequentava assiduamente sia durante i soggiorni romani sia durante il periodo di permanenza dei Medici a Bologna, in qualità di legato pontificio.
In questo ambiente assai ostile a Pier Soderini, il quale da circa otto anni era capo riconosciuto dello Stato fiorentino, essendo stato eletto gonfaloniere a vita, il D. maturò, nell'inverno del 1510, un progetto volto a provocare un rivolgimento istituzionale a Firenze, mediante l'uccisione del presunto tiranno. Il complotto, di cui le autorità fiorentine, una volta venutene a conoscenza, non tardarono ad attribuire la paternità allo stesso cardinale de' Medici, prevedeva l'assassinio del Soderini per mano del D. e, contemporaneamente, l'ingresso in città di un pugno di uomini armati, di provata fiducia, al comando di Marcantonio Colonna.
Tornato a Firenze alla fine del dicembre 1510 per mettere in atto tale progetto, il D. si recò per prima cosa alla casa di Filippo Strozzi, nell'intento di convincerlo ad assumervi una parte attiva: il D. supponeva che lo Strozzi, avendo sposato la nipote di Lorenzo il Magnifico, avrebbe favorito qualsiasi tentativo volto a riportare i Medici al potere, ma aveva fatto un grave errore di valutazione. Infatti, non solo lo Strozzi rifiutò di compromettersi nella congiura ma la notte stessa ne informò un suo congiunto, membro dei Dieci di libertà e pace, insieme al quale la mattina dopo si recò dallo stesso Soderini per denunciare i cospiratori.
Sembra che tra i motivi che spinsero lo Strozzi a non farsi coinvolgere nella congiura, non poco abbia pesato la scarsa fiducia da lui riposta nelle capacità dei cospiratori; in particolare il D. era comunemente ritenuto "Una testa calda" (Bullard, p. 62).
Nelle ore intercorse tra il suo colloquio con lo Strozzi e la denuncia del complotto, il D. ebbe il tempo di allontanarsi dalla città e di riparare a Siena; contro di lui fu emanato il bando di ribelle. Le autorità fiorentine, non potendo mettere le mani su di lui, arrestarono suo padre e lo incarcerarono nelle Stinche, ove, nelle intenzioni del Soderini, avrebbe dovuto essere raggiunto da molte altre persone notoriamente filomedicee; al Soderini mancò tuttavia l'appoggio degli organi istituzionali di governo ed anche il padre del D. dovette essere liberato, dovendo scontare, in luogo del carcere, soltanto un periodo di relegazione nei suoi possessi presso Empoli. Il Soderini, che aveva cercato di sfruttare l'emozione popolare suscitata dalla notizia del complotto per rafforzare il suo potere personale, cercò di far avvicinare il D. da persone di sua fiducia che, fingendosi nemici del gonfaloniere, avrebbero dovuto carpirgli informazioni sui particolari del complotto e soprattutto sulle persone in esso implicate.
Nel 1512 tornati i Medici al potere il D. poté tornare a Firenze e dopo qualche anno cominciò a muovere i primi passi nella vita politica cittadina, tanto che fu eletto priore nel bimestre febbraio-marzo 1520.
Nel 1527, durante i disordini culminati nell'allontanamento da Firenze del cardinale Passerini, che governava la città per conto di Giulio de' Medici, divenuto papa Clemente VII, il D. ebbe modo di mettersi in luce come uno dei più strenui sostenitori del regime mediceo: essendo giunta in città Clarice de' Medici, moglie di Filippo Strozzi, ed essendosi recata dal cardinale Passerini per disapprovare i suoi metodi di governo, il D. non esitò a sparare con l'archibugio contro di lei. Sotto il nuovo regime repubblicano instaurato dopo la partenza del Passerini, il D. fu emarginato e poi imprigionato, insieme ad altri del partito filomediceo; soltanto dopo la capitolazione e il ritorno dei Medici, al seguito delle armi spagnole, riuscì a recuperare la libertà. Fu proprio con l'instaurarsi del principato mediceo che il D. cominciò a ricoprire incarichi politici di una certa importanza: nel 1530 fece parte della Balia che doveva preparare il passaggio dal regime repubblicano al principato; nel 1531 fu uno degli ufficiali delle Fortezze e in questo ruolo fu chiamato, il 6 luglio, a prestare giuramento di osservanza della bolla di Carlo V che legittimava il principato di Alessandro de' Medici.
Essendo stato istituito, in seguito alle "ordinationi" del 27 apr. 1532, il Senato dei quarantotto, il D. fu chiamato a farne parte a vita. Tra il 1537 ed il 1551 fu per ben quattro volte eletto a far parte dei Sei della mercanzia, l'organo che disciplinava tutta l'attività commerciale; nel 1543 fu nominato luogotenente del duca in seno al Magistrato supremo, forse la più alta carica dello Stato, almeno sul piano onorifico. Nel 1553 divenne commissario di Pistoia e poi ricoprì la stessa carica ad Arezzo e a Pisa.
Erano queste le giusdicenze foranee più importanti dello Stato e per questo motivo venivano assegnate con un procedimento diverso da quello dell'imborsazione e tratta previsto per gli uffici minori, tanto all'interno che all'esterno della città. Gli uffici più importanti dello Stato, tra cui anche quelli suddetti, venivano assicurati a persone di fiducia del sovrano, mediante elezione affidata al Senato dei quarantotto.
Il D. morì a Firenze il 19 maggio 1561.
Fonti e Bibl.: Storia della famiglia Della Stufa, in Delizie degli eruditi toscani, XV (1781), pp. 375 ss.; XXI (1785), pp.243 ss.; Le Concile gallican de Pise-Milan...,a cura di A. Renaudet, Paris 1922, pp. 23 ss.; 264; A. Ademollo, Marietta de' Ricci…,a cura di L. Passerini, VI, Firenze 1845, p. 2076; S. Bertelli, Pier Soderini, in Renaissance studies in honour of H. Baron, Firenze 1971, pp. 352-57; M. M. Bullard, Filippo Strozzi and the Medici, Cambridge 1980, pp. 4, 47, 49, 61 ss.