Monaco, Principato di
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato dell'Europa mediterranea. È il più piccolo al mondo dopo la Città del Vaticano, e ha un territorio completamente urbanizzato. Al censimento del 2000 la popolazione superava di poco i 32.000 ab., solo il 19% dei quali cittadini monegaschi, mentre numerosi sono i residenti stranieri, appartenenti a ben 118 nazionalità diverse, attratti dalla favorevole legislazione fiscale.
Il Principato deve la propria solidità economica soprattutto al sistema bancario e finanziario e al turismo, ma è ben sviluppato anche il settore industriale che vanta imprese di prestigio in campo chimico, farmaceutico e cosmetico, delle materie plastiche e dei componenti microelettronici. Il Paese, censurato nel 2002 dall'OECD come 'paradiso fiscale' (v. oltre: Storia), ha accettato nel dicembre 2004 di siglare accordi di cooperazione con l'Unione Europea nella lotta antiriciclaggio e, pur difendendo il segreto bancario, ha deciso di applicare una ritenuta alla fonte sui risparmi depositati dai cittadini dell'Unione presso i propri istituti. Il turismo assicura consistenti entrate valutarie (nel 2004 i visitatori sono stati 250.000, esclusi gli escursionisti) e ha registrato un aumento in seguito all'ampliamento del porto, con la costruzione di un nuovo molo di attracco per barche di lusso, portata a termine nell'agosto 2002.
Storia
di Francesca Socrate
La stabilità del quadro politico del Principato, incentrata sul predominio incontrastato dell'Union nationale et démocratique (UND), il partito fondato nel 1963 a sostegno del sovrano, il principe Ranieri iii, sembrava contrassegnare la vita politica del Paese ancora alla fine del 20° secolo.
Ma una serie di elementi portò al cedimento di quella solida egemonia. In primo luogo, la crisi apertasi dal 1998 con la Francia e dal 2000 anche con l'OECD riguardo al sistema finanziario del Paese che, a causa di una legislazione fiscale estremamente favorevole verso i capitali stranieri, era accusato di favorire transazioni finanziarie sospette e riciclaggio di denaro proveniente da attività illegali: tale crisi si protrasse negli anni successivi senza che l'UND attuasse una svolta legislativa adeguata. In secondo luogo, nonostante gli emendamenti costituzionali varati nel marzo 2002 secondo una linea di maggiore democratizzazione del Paese (tra cui l'abbassamento del diritto di voto dai 21 ai 18 anni e il trasferimento al Parlamento di buona parte del potere esecutivo del principe), il partito al governo non raggiungeva l'obiettivo invocato da tanta parte dell'opinione pubblica, e avanzato fin dal 1998, di entrare a far parte del Consiglio d'Europa.
Così le elezioni legislative del febbraio 2003 rovesciarono l'egemonia dell'UND: con una maggioranza assoluta (pari al 58,45% dei voti) il partito d'opposizione Union pour Monaco (UPM), coalizione di tre partiti (l'Union pour la Principauté, l'Union nationale pour l'avenir de Monaco e la Promotion de la famille monégasque), vinse le elezioni con un programma moderato che prometteva però al contempo un rinnovamento della classe dirigente, accusata di essere radicata nelle sue clientele e nei suoi privilegi. Nell'ottobre 2004 il Principato venne ammesso nel Consiglio d'Europa, e in dicembre venne decisa dal nuovo governo una prima, parziale modifica della legislazione bancaria (v. sopra).
Nel luglio 2005, tre mesi dopo la morte di Ranieri iii, il figlio, principe Alberto ii, salì formalmente al trono del Principato.