primo
Aggettivo (e sostantivo) largamente usato in D., il cui impiego più usuale, come nella lingua contemporanea, è quello di numerale ordinale, quando cioè esso indica l'inizio di una serie, che può essere una successione, un'elencazione, una ripartizione, ecc., anche di due soli elementi; in tale impiego si contrappone da un punto di vista logico-matematico agli ordinali successivi (che di fatto talora possono anche restare inespressi).
Ecco alcuni tra i numerosi esempi: Vn XXVIII 2 non è lo mio intendimento di trattarne qui per tre ragioni: la prima è che... (da confrontare con Cv I I 4, e cfr. III XII 5); Cv II II 8 tre versi che appresso del primo sono (il nesso con ‛ verso ' si ritrova al § 7 dello stesso capitolo, e ancora in III I 13 e XII 5; per altre occorrenze di ‛ p. verso ' alquanto divergenti da quelle in questione, si veda più oltre); III XI 4 sette savi antichissimi... lo primo de li quali ebbe nome Solon, lo secondo Chilon...; IV XXIII 14 li gentili... diceano che 'l carro del sole avea quattro cavalli: lo primo chiamavano Eoo; Pg XIII 28 verso noi volar furon sentiti, / non però visti, spiriti... / La prima voce che passò volando / ‛ Vinum non habent ' altamente disse / ... un'altra... / passò gridando... / la terza, ecc.
L'aggettivo (e spesso, quando il sostantivo cui esso faccia riferimento sia sottinteso, il pronome) ordinale tende ad accompagnarsi con termini in un certo qual modo ‛ fissi ', cioè con una certa ricorrenza nell'ambito delle stesse opere, o più genericamente della prosa (e, rispettivamente, della poesia) dantesca.
Il caso che salta immediatamente all'occhio per il suo. larghissimo numero di attestazioni è quello di ‛ parte ' (nel senso di " ripartizione ", e simili), estremamente frequente nella prosa della Vita Nuova e del Convivio, laddove D. individua le partizioni dei componimenti poetici inclusi in tali opere, e le commenta, appunto, riferendosi all'ordine seriale di queste. Va rilevato che nell'uso prosastico e più in generale nelle opere in questione, p. si oppone in genere a ‛ secondo ', anche quando siano assenti successivi elementi della serie, e mai o quasi ad ‛ altro ', ecc., accentuando così il carattere enumerativo dell'elencazione.
Queste le occorrenze in questione: Vn III 13 Questo sonetto si divide in due parti; che ne la prima parte saluto e domando risponsione, ne la seconda..., come in VIII 7 (parti principali, per cui cfr. Cv II II 7, III IV 13, IV III 1); VIII 7 e 12, IX 13, XII 16, XIII 10, XV 7 e 8, XIX 15, 16 (due volte), 17, 18 e 19 (può essere notevole che al § 20 in variatio con prima compaia ne l'una, opposto significativamente a ne la seconda: si veda anche XXXIV 4, e si confronti con XXXIII 4 La canzone... ha due parti: ne l'una, cioè ne la prima stanzia, si lamenta... ne la seconda...); XX 6 e 7 (due volte), XXI 5, 6 (due volte) e 8, XXII 11, XXIII 29, 30 (due volte) e 31, XXIV 10 e 11, XXVI 14 e 15, XXXI 3 (prima [parte], la quale è proemio; cfr. anche Cv IV II 1), 4 (due volte) e 6, XXXII 4, XXXIV 4 (qui anche " primo cominciamento " del sonetto) e 6, XXXVII 4, XXXVIII 7, XLI 3; Cv II II 7, III 1, VI 1, 6 (questa prima parte) e 10, VII 1, X 2, III I 13, II 1, IV 13, V 1 (due volte) e 2, VI 13, IV II 1 e 2 (due volte), III 1, 4 (due volte) e 5 (si veda qui anche la prima parte che rimane si ha due membri: lo primo è...), X 3 (due volte), XVI 2 e 3 (due volte), XIX 2 e 3, XXIII 2 e 3 (due volte), XXX 1 (due volte); con ‛ particola ', Cv IV XXIV 11 e XXVI 1; andrà qui anche il caso di Cv IV III 7 altri fu di più lieve savere: che, pensando e rivolgendo questa defnizione in ogni parte, levò via l'ultima particula, cioè li belli costumi, e tennesi a la prima, cioè a l'antica ricchezza; ancora, con ‛ membro ', IV II 2, e ‛ divisione ', II VII 3. Andranno esaminati da un altro punto di vista i casi di Cv III XI 3 pare che ne tocchi alcuna cosa Tito Livio ne la prima parte del suo volume (analogamente, IV XXIV 9 Egidio eremita... dice ne la prima parte de lo Reggimento de' Principi), e di IV XXIII 16 la prima parte del die, cioè la terza, per i quali si veda più sotto.
Sempre nelle due opere in prosa si presentano anche altri termini il cui uso in concomitanza con l'aggettivo ordinale è abbastanza simile a quello testé esaminato: ‛ sonetto ', Vn VIII 3 e 7, XXII 8 (due volte); ‛ canzone ', Cv II XI 10 (assai particolare, ma in ultima analisi riconducibile ai casi presenti, in If XX 3 mi conven far versi / e dar matera al ventesimo canto / de la prima canzon, ch'è d'i' sommersi, dove dunque vale " cantica "); ' capitolo ', Cv II I 2, III XII 1, e anche ‛ libro ', Cv II XIV 4 questi tre movimenti... mostra la Fisica, sì come nel quinto del primo suo libro è provato, e IV XXV 8 lo... libro primo di Tebe (da rilevare l'inversione dell'ordine aggettivo-sostantivo, non consueta in prosa; se ne può osservare un altro caso al § 1); assai più spesso però ‛ libro ' viene sottinteso, così che p. tout court equivale a " primo libro " di un'opera (ed è ovviamente sostantivato): Vn XXV 9 nel primo de lo Eneida; Cv I IX 9 sì come dice il mio maestro Aristotile nel primo de l'Etica, " una rondine non fa primavera "; e II I 13, III 10, IV 3, V 14, XIII 18 e 21, III XV 12, IV IV 11, VI 12, VIII 2, IX 2, X 9, XIII 8, XV 8, 12, 14 e 16, XVI 5, XVII 8, XXII 2, XXV 6 e 9. Qui andrà anche come dice Esopo poeta ne la prima Favola, IV XXX 4.
Altri sostantivi con i quali può accompagnarsi p. per lo più in prosa sono termini astratti come ‛ questione ' (Cv IV XXIX 4 e 7, ma anche in Pd VI 28, e cfr. ivi ‛ argomento ', II 79); ‛ cagione ' (I I 4, già citata, 5 [due volte di cui una in integrazione], IV 3, XI 2, 3 e 21); ‛ oppinione ' (IV III 9); ‛ studio ' (III XII 3); o come ‛ similitudine ' (II XIII 3), o ‛ vertù ' (IV XVII 4), ‛ vocabulo ' (III XI 6 la significanza del primo e del secundo vocabulo), ‛ vivanda ', metaforico (II I 1), ‛ alterazione ' (II XIV 3), ‛ transmutazione ' (con valore di " traduzione ", I VII 15), e ancora ‛ mente ' (I III 9, due volte), per arrivare al termine onnicomprensivo ‛ cosa ' (Vn XVI 2 quattro cose... sopra lo mio stato... La prima de le quali si è...; Cv I VIII 2, II IX 4, III XIII 4 e IV XXIV 11; si veda del pari Pd XV 46 la prima cosa che per me s'intese, dove il valore temporale sembra essere preminente, come mostra anche il successivo e seguì).
Passando alle opere in poesia, rappresentate precipuamente dalla Commedia, si nota rispetto alla prosa un netto spostamento dell'ambito semantico del complesso dei termini concomitanti con l'ordinale (ed è da rilevare, inoltre, che qui la preferenza nell'indicazione del termine seriale successivo al primo è accordata ad ‛ altro ' piuttosto che a ‛ secondo ', anche quando sussistano altri elementi da elencare); spesso il riferimento vien fatto rispetto all'ordine delle ‛ parti ' della topografia ultramondana.
Così si ha, nell'Inferno, primo cerchio (IV 24, XI 28), bolgia (XVIII 24), valle (XVIII 98), giron primo (XI 39: un'altra trasposizione, del resto qui in poesia alquanto più frequente), e anche primo grado (il Limbo [IX 17], che in Pg XXII 103 è chiamato primo cinghio del carcere cieco; in Pg XVII 66 indica il " primo gradino " di una scala, per cui si veda anche lo scaglion primaio di IX 94); nel Purgatorio, prima cornice (XI 29, che ritorna in Pd XV 93); nel Paradiso, primo giro (IV 34, da non confondere con l'apparentemente analogo caso di Pg I 15, che si riferisce invece all'" orizzonte ") indica l'Empireo, il primo cielo di Pg XXX 1 (e cfr. i cerchi primi di Pd XXVIII 98), ma l'espressione compare anche in Cv II III 7, riferita al cielo della Luna, per cui cfr. prima stella di Pd II 30, e, al plurale, in Cv II XIII 7, 8 e 20 e XIV 1, riferito sempre ai sette cieli primi a noi, quelli de li pianeti; poi sono due cieli sopra questi [detti anche ‛ secondi '], mobili, e uno sopra tutti, quieto), mentre prima rota (Pd XIII 12, in una complessa metafora astronomica) sta per il " Primo Mobile "; infine, sempre in questa cantica, con ‛ raggio ' (I 50 sì come secondo raggio suole / uscir del primo..., e cfr. XII 9), ‛ specchi ' (II 99), ‛ ternaro ' (di ordini angelici [XXVIII 105], per cui si veda pure Cv II V 6 e 8), e anche ‛ arte ' (Pd XII 138, la Grammatica, che è la p. tra le scienze del Trivio e del Quadrivio: cfr. Cv II XIII 8).
Da considerare qui anche Pg XXXII 145, le ‛ prime ' teste del mostro del Paradiso terrestre.
A parte, anche se in poesia, va esaminato l'unico caso dell'uso in questione nel Fiore: I 9 gli [ad Amore] piacque... / che di cinque saette mi piagasse. / La prima ha non; Bieltà.
2. In alcuni casi, l'apposizione tra i diversi termini della serie trova la sua attuazione nell'ambito spaziale e (o) temporale, cioè p. viene a esser tale appunto in un più preciso riferimento di successione nello spazio e (o) nel tempo (piuttosto che essere di natura più strettamente enumerativa astratta, e quindi logico-matematica); per il riferimento di luogo, coincidendo spesso agli effetti pratici l'enumerazione seriale con quella spaziale, o, almeno, non essendo nettamente distinguibile l'una dall'altra, possono bastare molti degli esempi già citati, e va soltanto rilevato un uso abbastanza particolare, quello di If IV 15 Or discendiam qua giù nel cieco mondo / ... Io sarò primo, e tu sarai secondo (quasi " io andrò avanti e tu starai dietro "), e di XXXIV 136 (salimmo sù, el primo e io secondo); un po' differente sembra invece XII 114 Questi ti sia or primo, e io secondo (verso per il quale il Sapegno rinvia alla scorta fida del v. 100); in quest'ambito andrà visto anche un caso come Pd XVII 75 del fare e del chieder, tra voi due, / fia primo quel che tra li altri è più tardo (che rinvia all'enfatica reduplicazione dell'aggettivo al v. 70).
Da esaminare più in dettaglio sono invece i casi di riferimento temporale (o anche spazio-temporale, ma con prevalenza di quest'ultimo aspetto): qui p. vale pressappoco " (fatto) per primo ", " iniziale ", " di prima ", e simili; in tale ambito è piuttosto raro che i successivi elementi della serie vengano citati espressamente, come in If XVIII 38 Ahi come facean lor levar le berze / a le prime percosse! già nessuno / le seconde aspettava né le terze (e si veda anche V 52, in un'enumerazione di dannati), mentre al contrario l'opposizione si stabilisce in genere tra il ‛ primo ' elemento e i ‛ restanti ', gli ‛ altri ' (che talora, collettivamente, possono essere indicati con ‛ quel che segue ', o addirittura con ‛ poi '): Vn XIV 3 [il] primo sedere a la mensa che [la sposa] facea; Cv II V 4 La prima cosa e lo primo secreto che [Cristo] ne mostrò, fu una de le creature predette [gli angeli]; IV II 18 la bellezza del suo primo guardare; If XXXIII 97 Lo pianto stesso lì pianger non lascia / ... ché le lagrime prime fanno groppo; Pg XVI 77 se fatica / ne le prime battaglie col ciel dura, / poi vince tutto; Pd XI 64 [Povertà] privata del primo marito, / mille-cent'anni e più dispetta e scura / ... si stette; Fiore LXVI 4 Se tu hai altra amica procacciata / ... non vuo' per ciò abbandonare / la prima cu' ha' lungo tempo amata (altra occorrenza al v. 7, e si veda anche Cv II XV 12 e III I 11). Inoltre Vn III 14 (primo amico, riferito a Guido Cavalcanti; si confrontino anche XXIV 3 e 6, XXV 10, XXX 3, XXXII 1); XXIV 4, due volte; Rime LXIII 12 (dove il primo dono è costituito dai sonetti in questione); Cv I II 15, II I 1 (cfr. pure XI 10 e XV 12, seconda occorrenza), II VII 2 (primo verso, cui si contrappone poi, mentre ad analoga occorrenza di XV 2 si oppone secondo verso; cfr. anche III XII 5); XII 8, XV 7 (la prima demonstrazione di questa donna), IV XXIV 14 (primo comandamento); If XX 111 (la prima fune); Pg I 98, II 26 (primi bianchi, cioè un non sapeva che bianco del v. 23), III 82, XXIV 96 (primo intoppo), XXVI 38 ('l primo passo) e 47, XXVII 1, XXIX 154 (per cui vedi primaio stuolo al v. 145), XXXI 55 (lo primo strale / de le cose fallaci); Pd I 94, e 134 (l'impeto primo, da confrontarsi con primo movimento di Cv III VIII 18, che in III V 6 è invece del cielo, e sta a indicare il " moto diurno ai poli del mondo delle stelle da oriente ad occidente ", Busnelli-Vandelli); V 66, IX 124 (la prima gloria / di Iosüè), X 36, XI 93, XII 74, 75 e 131, XVI 15 (quella che tossio / al primo fallo scritto di Ginevra), XVII 70 (Lo primo tuo refugio e 'l primo ostello, con una reduplicazione dell'aggettivo estremamente pregnante; e cfr. anche il v. 75) e 131, XXIV 14, XXVII 137 (primo aspetto), XXIX 109 (primo convento di Cristo, cioè gli Apostoli e i discepoli), e anche XXXII 94 (usato avverbialmente); Fiore CCXXIX 14 (la prima volta), e anche CLIII 3. Si potrebbe aggiungere Pd V 34 qualora si accettasse la variante ‛ primo '.
Qui vanno anche considerati casi come Vn III 2 la prima volta che... (come in Pd XVI 144); If II 51 nel primo punto che di te mi dolve; Pd XXX 28 Dal primo giorno ch'i'..., o anche come Vn XXV 5 fuoro li primi che dissero, e 6 lo primo che cominciò; Cv IV XII 4 chi fu quel primo che...?
Casi alquanto particolari sono quelli di Pg IX 139 Io mi rivolsi attento al primo tuono, per il quale il Barbi (Problemi I 223-, 247-248) pensa al rumore della porta del Purgatorio (e l'aggettivo varrebbe di conseguenza " di prima ", " sentito prima "), mentre gli altri commentatori, antichi e moderni (se ne vedano le citazioni nel commento del Sapegno), preferiscono intendere, come lo Scartazzini, " primo rumore... dall'interno del Purgatorio ", o, come il Mattalia, " prima nota musicale ch'egli ode levarsi nell'aria ", interpretazione che sarà probabilmente da accogliere; Cv IV XII 16 perché la sua conoscenza prima è imperfetta, per non essere esperta né dottrinata, piccioli beni le paiono grandi, e però da quelli comincia prima a desiderare, in cui bisogna pensare a un caso di ἀπό κοινοῦ irresolvibile tra forma aggettivale (" conoscenza iniziale ") e avverbiale (" inizialmente "), anche confrontandolo col prima avverbiale del colon immediatamente coordinato.
Infine, in Pd XII 92 la fortuna di prima vacante, si ha una frase tipica del linguaggio curiale dell'epoca: interessante al riguardo un confronto con un passo delle Decretali di Bonifacio VIII: " de beneficio quod primo vacabit ", e, nel commento, " mandatum verificatur in primo vacante... Nota quod beneficium primo vacans... " (Sextius Decretalium Bonifaci VIII 1. III tit. IV cap. X); si confronti anche la nota del Petrocchi per la variante primo (che " vorrebbe sottintendere ‛ beneficio ', ma il termine cui riferirsi è ‛ sede ', se non ‛ rendita ' ").
Naturalmente in tale impiego p. può accompagnarsi a termini che indicano partizioni temporali: un esempio interessante è fornito dal passo di Vn XXIX 1 secondo l'usanza di Arabia, l'anima sua... si partio ne la prima ora del nono giorno del mese; e secondo l'usanza di Siria, ella si partio nel nono mese de l'anno, però che lo primo mese è ivi Tisirin primo; prima ora ritorna anche in Vn III 8 e in Pd XXVI 141 (in un contesto di un certo interesse: Nel monte... / fu' io... / da la prim'ora a quella che seconda, / come 'l sol muta quadra, l'ora sesta), mentre il solo ordinale, sostantivato, a indicare l'ora canonica, compare in Cv III VI 2. Si possono considerare qui anche i casi di prima parte del die (Cv IV XXIII 16), e di prima etade, cioè l'Adolescenza, in IV Le dolci rime 126, XXIII 13, XXIV 1, 2 e 9, XXV 1 (etade prima) e XXVI 3.
Dalle indicazioni temporali (astronomiche) il passaggio a un ambito più propriamente geografico (spaziale) non è difficile: si pensi alla complessa argomentazione del cap. V del terzo libro del Convivio (dove, al § 12, compare primo climate; primi poli al § 13 e al 14, e qui ancora, infine, primo cerchio, cioè l'equatore), e anche a immagini come quella di Pd XXVII 81 (l'arco / che fa dal mezzo al fine il primo clima). Andrà qui inoltre Pg XXVIII 12 (le fronde... / tutte quante piegavano a la parte / u' la prim'ombra gitta il santo monte, al primo sorgere del sole; ma il valore oscilla tra lo spaziale e il temporale); cfr. anche il v. 16 le ore prime.
Un valore particolare, sia pur sempre sostanzialmente temporale, assume p. con alcuni determinati sostantivi: i primi effetti (Pg XI 3) sono gli " angeli ", cioè appunto le prime creature (XXXI 77), denominazione, quest'ultima, che in If VII 95 viene ampliata a indicare più in generale le " intelligenze celesti ", comprensive anche della Fortuna; così, la metafora più immediata per Adamo è quella di primo uomo (Cv IV V 3, XV 6 e 8), che altrove ritorna come primo parente e primo generante (ambedue i casi in Cv IV XV 3, e cfr. If IV 55), primo padre (Pd XIII 111, mentre in If XIX 117 il primo ricco padre è s. Silvestro papa, e in Cv IV V 10 il primo padre di Roma è Romolo, menzionato insieme con Bruto primo consolo e Cesare primo prencipe, § 12), e altresì l'anima prima di Pg XXXIII 62 e di Pd XXVI 83; analogamente, la prima gente di Pg I 24 e li primi parenti di Pd VII 148 indicano i " progenitori ", Adamo ed Eva; infine, 'l primo die di Pd VII 112 è il giorno della creazione (per l'hysteron proteron si veda Pg XV 1-2), e le epoche più antiche del mondo sono chiamate prime etadi (Pd XXXII 79), mentre primo tempo umano e secol primo (Pg XXII 71 e 148) riecheggiano più da vicino i " Saturnia regna " di Virgilio (Bue.. IV 6), la primeva età dell'oro. Qui va parimenti la denominazione di primo mondo (If XXIX 104) con cui D. oppone quello terrestre al mondo dell'aldilà, proprio come in Pg VIII 59 (e in Pd IX 42) prima vita indica la vita terrestre (in Pd XX 100 in un ardito traslato indicherà invece " il beato apparso per primo ").
In quest'ambito si colloca ulteriormente l'uso sostantivale del plurale ‛ primi ', che equivale ad " antenati ", presente solo in If X 47, in un contesto particolarmente solenne: Fieramente fuco avversi / a me a miei primi e a mia parte.
3. L'aggettivo assume il significato di " precedente " in If II 138 Tu m'hai con disiderio il cor disposto / sì al venir con le parole tue, / ch'i' son tornato nel primo proposto; IX 12, X 76, XIII 144, XXIII 12, XXVII 71; in Pd III 60 i primi concetti che D. dichiara di non avere riconosciuto in Piccarda grazie a quel non so che divino che circonda la sua figura, come quella degli altri beati del suo cielo, stanno a indicare i tratti fisionomici che essa aveva nella vita precedente, cioè in quella terrena (e vale quindi " di un tempo ", da confrontare con Pg IX 15 primi guai); qui anche primo buono stato de la vista di Cv III IX 16.
Sempre nell'ambito temporale si pongono locuzioni come Pg V 38 di prima notte e Pd XIV 70 di prima sera, nelle quali il valore di p. è quello di " incipiente "; con tale uso può venire confrontata l'occorrenza di If XXIV 45 La lena m'era del polmon sì munta / quand'io fui sù, ch'i' non potea più oltre, / anzi m'assisi ne la prima giunta (cioè " appena giunto ").
In alcuni casi l'aggettivo ha un preciso valore localistico, come appare chiaro in Cv III XIV 5 l'usanza de' filosofi è... di chiamare ‛ raggio ' [il ‛ lume '] quanto esso è per lo mezzo, dal principio al primo corpo dove si termina (cfr. Pd I 50, già citato), e in If XXIX 37 Così parlammo infimo al luogo primo / che de lo scoglio l'altra valle mostra; da casi come questi si passa facilmente a un impiego in cui p. sta a indicare ciò che si vede in qualcuno o in alcunché per prima cosa, e allora assume il significato di " esterno ", " apparente ": Cv IV XII 2 le cose defettive possono aver li loro difetti per modo, che ne la prima faccia non paiono ... e possono avere quelli... del tutto... discoperti, sì che apertamente ne la prima faccia si conosce la imperfezione (che viene poi spiegato al § 3 sì come vedemo nel traditore, che ne la faccia dinanzi si mostra amico); cfr. anche IV Le dolci rime 47, e XXI 3.
Qui anche Cv IV VI 3 Questo vocabulo... ne la sua prima voce apertamente... dimostra, che solo di legame di parole è fatto, in cui il termine (proprio delle discussioni grammaticali medievali) ‛ prima vox ' sta a indicare la " sostanza fonica ‛ esterna ' ", cioè ‛ ‛ immediatamente ' percepibile.
Sarà forse da ricollegare a tale zona semantica anche l'occorrenza di If XXVI 138 il primo canto (del legno), cioè la parte " anteriore ", la prua dell'imbarcazione di Ulisse; analogamente, il primo legno di Pg XXXII 24 indica la parte anteriore del carro sul quale Beatrice compare a D., cioè in questo caso il timone.
4. Il valore di p. può ulteriormente spostarsi sino a raggiungere quello di " originario ", come in If V 124 Ma s'a conoscer la prima radice / del nostro amor tu hai cotanto affetto..., e in Pg XVIII 59 prima voglia.
In un contesto teologico-filosofico all'idea di " originario " può venire associata (talora sino a confondersi del tutto) quella metafisica di " sussistente di per sé ": Cv III II 7 prima cosa è l'essere, e anzi a quello nulla è; IV XXIX 9 un altro tutto è che non ha essenza comune con le parti, sì come una massa di grano; ma è la sua una essenza secondaria che resulta da molti grani, che vera e prima essenza in loro hanno; Pd II 45 Lì si vedrà ciò che tenem per fede, / non dimostrato, ma fia per sé noto a guisa del ver primo che l'uom crede (che, secondo il Sapegno, " s'identifica con le ‛ prime notizie ' di Purg., XVIII, 56; altri intende: ‛ l'idea di Dio, principio di ogni verità ' ").
Il termine s'incontra poi in unione con certi sostantivi, a indicarne il grado insieme originario e supremo, come in Cv III XIII 9 fonte primo (un'altra occorrenza allo stesso paragrafo); II XIII 8 la prima scienza, che si chiama Metafisica (e cfr. qui sotto Prima Filosofia); XIV 8 prime sustanzie; III VIII 15 prima materia (anche in XV 6 e IV I 8, dove si specifica che s'intende la prima materia de li elementi); ancora in Pg XVIII 56 prime notizie, e, al verso seguente, primi appetibili, sono rispettivamente gli " intelligibilia prima per se nota " (Arist. Anal. post. II 19, e quindi equivalente a Cv IV X 6 cose prime) e gli " oggetti delle inclinazioni primordiali " (Sapegno, e v. quanto detto qui sopra). Qui vanno anche casi come Cv I XIII 3 due perfezioni [ha] l'uomo, una prima e una seconda - la prima lo fa essere, la seconda lo fa essere buono (da confrontare con II XIII 5 la prima perfezione, cioè de la generazione sustanziale, ovvero " secundum quod res in sua substantia est perfecta ", Tomm. Sum. theol. I 73 1c).
Infine, in un'espressione ormai cristallizzata, Prima Filosofia " idest considerativa primarum causarum ", Tomm. Comm. Metaph. Ih lect. II) in Cv I I I, e, in integrazione, III XI 16.
In quest'area semantica si collocano naturalmente le molteplici metafore che stanno a indicare Dio: notevole quella composita di Cv III VII 5 la terra... è materialissima, e però remotissima e improporzionalissima a la prima simplicissima e nobilissima vertude, che sola è intellettuale, cioè Dio; prima vertù compare anche in Pd XXVI 84, e in XIII 80 se 'l caldo amor la chiara vista / de la prima virtù dispone e segna, / tutta la perfezion quivi s'acquista, versi per i quali il Sapegno, che si rifà al Daniello, commenta: " la spiegazione preferibile è quella... secondo cui in essi si adombra ancora una volta il concetto trinitario: se lo Spirito Santo (il caldo amor) dispone, nell'atto del creare, il Verbo procedente dal Padre (la chiara vista, la ‛ viva luce ' della prima virtù: cfr. vv. 53-57 e Inf. I, 104; III 5-6), e segna, suggella, l'impronta del Verbo nella creatura, questa aduna in sé il massimo della perfezione ": tutto il passo sarà da confrontare con Pd III 69 arder parea d'amor nel primo foco (" Dio, primo amore... sia perché da Lui deriva ogni amore particolare, sia perché è il più caldo fra tutti ", ancora il Sapegno); indica la sola persona del Padre anche il primo e ineffabile Valore di Pd X 3.
Altre metafore per indicare la divinità sono, a seconda dei suoi attributi: prima cagione (Cv II V 9, III II 4, Pd XX 132; appellativo del tutto analogo a primo perché di Pg VIII 69, e cfr. anche Pd XX 120), primo esser (Pg XVII 110), primo vero (Pd IV 96), primo amore (If III 6, Pd VI 11, XXVI 38 primo amore / di tutte le sustanze sempiterne, XXXII 142), primo amante (Pd IV 118), prima volontà (XIX 86), prima bontade (Cv III VII 2, IV IX 3), primo ben (Pg XVII 97), prima luce (Pd XXIX 136), primo pensier (XV 56), primo intelletto (VIII 111), prima intelligenza (Cv IV XXI 5), che in Cv II III 11 viene indicata come corrispondente alla greca Protonoè, in quanto si afferma che il Primo Mobile, cioè il supremo dei cieli, non è in luogo ma formato fu solo ne la prima Mente, la quale li Greci dicono Protonoè; primo agente (Cv III XIV 4), motor primo (Pg XXV 70), e infine prima equalità (Pd XV 74).
Anche il Primo Mobile rientra nella sfera qui considerata: tale denominazione ricorre in Cv II III 5 e 9, che vanno confrontate con II V 17, XIV 14, e ancora con Pd XXX 107 (mobile primo). Si colloca nella sfera opposta a quella della divinità, come ovvio antonimo, il primo superbo con cui in Pd XIX 46 s'indica Lucifero. Sotto un certo punto di vista, analoghi sono i casi come Cv II XII 1 lo primo diletto de la mia anima, dove s'indica Beatrice, con una tendenza verso il senso di " principale " che si manifesta ancora più apertamente in Cv I XII 13 noi vedemo che in ciascuna cosa di sermone lo bene manifestare del concetto sì è più amato e commendato: dunque è questa la prima sua bontade: connotazione che emerge con il suo senso di preminenza anche da Cv II V 6 prima quanto a nobilitade (un'altra occorrenza nel seguito del paragrafo, tutte riferite alla prima gerarchia angelica), e 8 prima per nobilitade; III XV 11 discende... de la felicitade secondaria a questa prima; e, più ancora, da IV VI 9, dove si trova iterato da prencipe come al § 11 (di questi fu primo e prencipe uno filosofo che fu chiamato Epicuro); si confronti anche IV XXI 13 e Pd XXVII 137.
5. Infine, per Pd XIII 18 amendue girarsi per maniera / che l'uno andasse al primo e l'altro al poi (dove le altre edizioni leggevano al prima); con il Petrocchi, " resta pur sempre ammissibile primo neutro e perciò sinonimo dell'avverbio prima " (cfr, Cv IV XXIII;15 da prima e di poi); ma si veda anche la lunga nota ad l.; del Sapegno.