PRIENE (Πριήνη, Priene)
Città della Caria, sulle pendici del monte Micale, a breve distanza dell'antico golfo Latmico, antistante Mileto.
Storia. - Alla fine dell'VIII sec. a. C. apparteneva (come città federata di minore importanza) alla lega delle dodici città della Ionia. Soggetta a governo aristocratico, ribellatasi ai Persiani, fu quasi completamente distrutta nel 494 a. C. Risorta dopo la battaglia di Micale (479 a. C.), aderì alla lega delio-attica, pur rimanendo città di scarsa importanza (come dimostra il lieve tributo pagato). Durante il IV sec. a. C. fu nuovamente soggetta all'impero achemènide; liberata da Alessandro nel 334 a. C., ebbe notevole floridezza in età ellenistica. Nel 133 a. C. entrò a far parte del mondo romano, conservando una parvenza di autonomia (documentata, ad esempio, dalla coniazione autonoma). Sede vescovile, nel XIII sec. fu distrutta dai turchi selgiuchidi.
P. più antica non è stata identificata; probabilmente dovette avvertire gli influssi delle vicine Samo e Mileto che forse ne condizionarono la vita cittadina. Al 500 circa a. C. sono datate alcune coniazioni in elettro contrassegnate da una testa di Atena, di notevole pregio artistico (il tipo della monetazione documenta gli stretti rapporti tra P. e Atene).
Urbanistica. - La eccezionale importanza di P. è dovuta all'eccellente stato di conservazione del tessuto urbanistico, rivelato da indagini eseguite dal 1895 al 1898 (precedute da ricerche dedicate soprattutto al tempio di Atena). La città, allora esplorata, è quella fondata alla metà circa del IV sec. a. C.
Costretti ad abbandonare la primitiva città a causa delle frequenti inondazioni del Meandro, gli abitanti di P., in numero di 4-5.000 fondarono una nuova città sulle pendici del Monte Micale. La necessità di non allontanarsi molto dal vecchio insediamento determinò la scelta di un luogo non troppo felice, difficilmente difensibile, con una acropoli (Teloneion, dal mitico eroe Telone) lontana e poco praticabile. La città era inoltre esposta, nella parte alta, a cadute di rocce dalla montagna sulle pendici della quale si estendeva.
P., orientata a S, si articola su quattro terrazze, approssimativamente parallele. Iniziando dalla pianura la prima, a 30 m circa sul livello del mare, comprende lo stadio e un ginnasio; la seconda, al centro della città, a circa 79 m sul mare, l'agorà e il tempio di Zeus Olömpios; la terza a circa 97 m, il santuario di Atena Poliàs, il teatro e il ginnasio; la quarta a circa 130 m sul mare il santuario di Demetra. La città presenta quindi, tra la parte bassa e la sommità dell'acropoli (375 m s. m.) un dislivello di ben 345 m. Divisa da strade parallele e ortogonali che delimitavano isolati di m 35,40 × 47,20 (120 × 160 piedi) con un rapporto di 3:4, P. presenta le strade principali larghe m 7,36, quelle minori m 4,44.
Caratterizza la città uno schema rigidamente ippodameo con lunghe vie di scorrimento E-O, tra le quali quella principale, provenendo da O, sbocca nell'agorà. Lo schema ortogonale definisce le aree di interesse cittadino, quella centrale è destinata all'agorà, centro economico e politico, sormontato dal centro religioso (santuario di Atena Poliàs). La parte bassa di P. è destinata al ginnasio e allo stadio.
Un'applicazione così schematica degli schemi ippodamei, per una città che si estende su un terreno in dislivello, determina notevoli difficoltà. La circolazione con carri era infatti possibile solo nel senso E-O, poiché i notevoli dislivelli determinati dal rapido pendio del monte, su cui la città sorge, nel senso N-S, sono colmabili solo con scale perpendicolari alle vie (caratteristica ad esempio quella di 72 scalini che metteva in comunicazione l'agorà con il santuario di Atena Poliàs) e accessibili solo con animali da soma. Le difficoltà di comunicazione all'interno dell'abitato, sacrificato all'applicazione integrale di principî teorici, che non vengono adeguati alle esigenze topografiche del territorio, dovettero rappresentare un notevole intralcio alla vita di P.; pure l'economia limitata della città, di carattere prevalentemente agricolo, poté forse non avvertire simili inconvenienti (v. ippodamo; urbanistica).
Le strade principali di P. sono in rapporto rispettivamente con il teatro, il tempio di Atena, la porta occidentale, quella cosiddetta della sorgente. La porta principale, ad oriente, è di sbieco e leggermente a N rispetto alla via del teatro. La città era fornita di un acquedotto (con pozzi di decantazione, ecc.) che permetteva a P. di disporre di acqua perenne, spesso elargita per mezzo di fontane. Le acque di risulta e di dilavamento erano eliminate per mezzo di canali, in parte aperti.
Santuarî. - a) Il santuario di Atena. Il centro religioso di P. era costituito dal santuario di Atena. Famoso già nell'antichità, comprendeva il tempio della dea, opera di Pytheos (v.), considerato l'esempio più caratteristico dello stile ionico asiatico. Il tempio, periptero, con 6 colonne per 11, presenta un pronao profondo (con due colonne tra le ante) e un opistodomo breve e isolato dalla cella. L'unità di misura della costruzione è il piede attico usato con precisi rapporti: lunghezza 100 piedi, larghezza 50, cella 50 piedi, pronao 30 piedi, altezza 50 piedi (dei quali 43 alla colonna e 7 all'architrave). Il materiale usato nella costruzione è un calcare bluastro; gli ornamenti policromi erano rossi e blu. Il tempio sorge su tre gradini, le colonne presentano un plinto quadrato con una base dalle complesse modanature, esse hanno 24 scanalature e un capitello ionico ornato da un köma lesbio (sono alte 10 volte il diametro di base). La costruzione dell'edificio dové iniziare poco dopo la fondazione della città, ma solo Alessandro nel 334 rese possibile la dedica dell'edificio (poco più tardi infatti la parte orientale era terminata). Il settore occidentale fu terminato solo alla metà circa del II sec. a. C. quando l'edificio fu completato, restaurato nella statua di culto (che compare stante su alcune monete) e nell'altare. La nuova statua di Atena, dedicata alla metà circa del II sec. a. C. era alta circa 6 m e mezzo e riprendeva (a un terzo circa dell'originale) lo schema iconografico della Parthènos. Costruita come acrolito, presentava le parti nude di marmo e le vesti di bronzo dorato. L'altare riprendeva il tipo codificato a Pergamo, con accesso costituito da una gradinata, lo zoccolo era decorato da una gigantomachia, tra le colonne (di ordine ionico) erano statue femminili.
Numerose statue furono elevate nel santuario durante tutto l'ellenismo, in particolare nella parte S della terrazza di esso. In età augustea il tempio fu dedicato anche alla persona dell'imperatore e venne edificato un ingresso monumentale al santuario. Trasformato in basilica cristiana, l'edificio fu distrutto da un violento terremoto che fece precipitare numerosi rocchi di colonne nella parte sottostante della città e nella valle.
b) Santuario di Zeus Olömpios. Immediatamente adiacente all'agorà era il santuario di Zeus Olömpios (seconda divinità in ordine di importanza della città, frequentemente rappresentata sulle monete di P.). Esso occupava il settore orientale dell'agorà stessa; l'ingresso era ad oriente. Bordato da stoà di ordine dorico a N e a S il santuario conteneva il tempietto del dio tetrastilo ionico. L'architettura dell'edificio, che deve datare alla fine del III sec. a. C., rammenta quella del tempio di Atena. Zeus era adorato insieme ad un'altra divinità (forse Asklepios) con statue poste su basi gemelle; in asse con il tempio era l'altare.
c) Santuario di Demetra e Kore. Isolato dal centro della città era il santuario di Demetra e Kore, sulle pendici settentrionali della città. Il culto delle divinità fu stabilito al momento della fondazione di P.; il santuario, circondato da mura si apre verso E. A breve distanza dall'ingresso erano statue di sacerdotesse tra le quali Nikesò (principio del III sec. a. C.). Appena a destra dell'ingresso un altare di età romana. Segue un cortile aperto sul quale era l'edificio di culto formato da un protiro con due colonne doriche e un ambiente quadrangolare nel quale era il podio per le offerte. A S dell'ingresso un ambiente sotterraneo destinato a offerte alle divinità sotterranee. Il santuario ha restituito numerose terrecotte dedicate al culto delle dee.
d) Santuario delle divinità egiziane. Nel settore occidentale della città era il santuario, di forma rettangolare, delle divinita egiziane, caratterizzato da un altare e privo di tempio. La dedica sull'altare precisa che nel santuario erano adorati Iside Serapide e Anubis, su un secondo altare si riconoscono anche i nomi di Arpocrate e di Erade. L'edificio, costruito alla metà circa del III sec. a. C. può essere messo in rapporto alla dominazione tolemaica della Ionia (per gli edifici di culto minori v. oltre: case).
Agorà. - Centro della città era l'agorà (v.), alla edificazione della quale venne lasciato uno spazio equivalente a quello destinato altrove a due blocchi di case di abitazione. Attraversata e divisa in due settori dalla via della porta occidentale (l'ingresso occidentale era caratterizzato da un grande arco) presenta sui lati stoài, dietro le quali si aprono piccoli ambienti con funzione commerciale. Caratteristica la stoà S, una grande sala sostenuta da colonne doriche (lisce quelle al centro; affinché l'edificio fosse riparato dal vento del N le colonne della facciata sono collegate da muri alti sino a metà delle colonne stesse). Dall'angolo N-O della costruzione una scala permetteva di accedere dalla strada sottostante l'agorà stessa.
La sistemazione di insieme dell'agorà risale all'ellenismo, e fu completata attorno al 150-130 a. C. con la erezione di una stoà prospiciente la via principale, sul lato settentrionale. Tale stoà si presenta di ordine dorico esternamente, e ionico internamente (le colonne ioniche secondo un uso caratteristico delle stoài pergamene, sono lisce nel terzo inferiore). L'edificio, doveva essere destinato ad archivio pubblico di P., e probabilmente i documenti dovevano trovarsi nelle 15 stanze aperte sul fondo dell'edificio (una di esse fu trasformata in sacello per il culto di Roma e di Augusto).
Al centro dell'agorà era un altare, probabilmente dedicato ad Hermes. Lo spazio fu lentamente occupato da seggi destinati al pubblico e da statue onorarie (alcune di notevoli dimensioni), assumendo, col tempo, un carattere spiccatamente monumentale.
Edifici pubblici. - a) Ekklesiastèrion e Prytaneion. Caratteristico della città l'ekklesiastèrion (v. bouleuterion situato dietro il settore orientale della stoà N. Presenta una forma quadrangolare, con una capienza di circa 640 posti. Caratterizzato da gradinate su tre lati (che si incontrano ad angolo retto) presenta al centro un altare decorato con festoni e protomi di toro. La parete meridionale conclusa con un arco sul fondo presenta una nicchia al centro. La struttura dell'edificio fu modificata attraverso il tempo per quanto riguarda la copertura.
Immediatamente adiacente è il prytanèion caratteristico per un cortile porticato sul quale si aprono gli ambienti di abitazione.
b) Teatro. Tra gli edifici della città il teatro (v.), per l'eccellente stato di conservazione deve essere considerato tra i più importanti della Grecia.
Costruito poco dopo la fondazione della città fu rimaneggiato più volte durante l'ellenismo sulle basi delle necessità sceniche che caratterizzano quel periodo. Di forma semicircolare, diviso in cinque cunei da sei scalette, presenta cinque seggi attorno all'orchestra. La scena fu ampliata in un secondo momento con l'aggiunta di un proscenio, ancora elaborata in età romana.
La costruzione dell'edificio dové prendere circa 200 anni, nel 200 circa a. C. furono costruite gradinate di calcare e poco dopo un altare a Dioniso posto al centro dell'orchestra.
c) Ginnasî. - Caratterizzano la città i ginnasî (v.). Quello settentrionale situato tra il teatro e l'ekklesiastèrion fu rimaneggiato a lungo in età romana con l'aggiunta di terme (vicino ad esso, sulla via del teatro, un edificio funerario di età augustea, aperto con un arco in facciata).
Di conservazione molto migliore e di maggiore interesse architettonico il ginnasio meridionale, caratterizzato da un grande spazio quadrangolare bordato da colonne doriche su tutti i lati e destinato a palestra. Sul lato è un secondo colonnato sul quale si aprivano cinque stanze, quella centrale, aperta in facciata con due colonne ioniche, era destinata alla esercitazione degli efebi (le pareti di questa sala presentano semicolonne corinzie). Gli altri ambienti erano destinati ad allenamento sportivo, e lavacro (a tal fine erano destinate alcune vasche che ricevevano acqua da protomi leonine). Al ginnasio si accedeva da O per mezzo di un pròpylon, nella parte orientale di esso era uno stadio bordato a settentrione da una stoà dorica. Il ginnasio e lo stadio, debbono essere stati costruiti probabilmente nella seconda metà del II sec. a. C. e la costruzione dové estendersi sino al principio del I secolo.
Case. - I quartieri di abitazione di P. si stendono per tutta la città, quelli meglio conosciuti e più indagati sono ad O. I quartieri residenziali sono a N, lungo la via del teatro.
Le case non presentano una forma canonica, ma si differenziano sulla base delle possibilità economiche e delle funzioni degli abitanti. Generalmente esse sono chiuse in facciata con mura di blocchi squadrati, le più ricche presentano un ambiente centrale che serviva da illuminazione e da disimpegno, sul fondo era l'abitazione vera e propria (v. casa). Le pareti erano spesso stuccate e dipinte, le stanze aperte a S, alte da 5½ m a 6 m. Caratteristiche le finestre che spesso presentano imposte fittili, la decorazione interna di stucco a imitazione del marmo, l'arredamento che fa di P. una, se non la più conosciuta, tra le città ellenistiche. In due case di abitazione del quartiere occidentale sono ricavati piccoli santuarî, l'uno dedicato a Cibele, l'altro ad Alessandro divinizzato (questo forse ricavato nella abitazione ove il macedone soggiornò nella città).
Edifici cristiani e bizantini. - La fisionomia di P. cristiana è di minore importanza se confrontata con quella di altre città asiatiche. Una basilica fu ricavata nel tempio di Atena; a S del teatro, sopra il ginnasio settentrionale è la chiesa vescovile caratterizzata da tre navate (con colonne doriche) e ambone (nella navata centrale). Un edificio a pianta centrale, a oriente del tempio di Atena, può essere probabilmente identificato col battistero. Altre chiese, meno interessanti, occuparono edifici più antichi.
Tra gli edifici più tardi può essere ricordato il castello bizantino sorto sulle rovine del santuario di Zeus Olömpios.
Bibl.: Th. Wiegand-H. Schrader, Priene: Ergebnisse der Ausgrabungen und Utersuchungen in de Jahren 1895-1898, Berlino 1904; F. Hiller, v. Gaertringen, Inschriften von Priene, Berlino 1906; A. v. Gerkan, Das Theater von Priene, Monaco 1921; K. Regling, Münzen von Priene, Berlino 1927; M. Schede, Die Ruinen von Priene, kurze Beschreibung, Berlino 1934; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950; R. Martin, Recherches sur l'Agora grecque, Parigi 1951; id., L'Urbanisme dans la Grèce Antique, Parigi 1956; G. Kleiner, in Pauly-Wissowa, Suppl. IX, 1962, c. 1181 ss. (con tutta la bibl. prec.).