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PREZZO

di Salvatore GUIDOTTI - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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PREZZO (XXVIII, p. 231)

Salvatore GUIDOTTI

Il controllo dei prezzi. - Le forme di controllo dei prezzi, attuate durante la seconda Guerra mondiale e in parte mantenute anche dopo, si differenziano notevolmente dai tradizionali calmieri, in quanto, anziché agire direttamente sui prezzi, si sono realizzate soprattutto attraverso provvedimenti in materia di produzione e di consumo, in modo da modificare le condizioni della domanda e dell'offerta e quindi indirettamente i prezzi stessi. Le forme moderne di controllo dei prezzi sono anzi soltanto un aspetto particolare della politica economica generale che lo stato segue nei sistemi economici regolati, quali sempre sono le economie di guerra.

L'economia di guerra, imponendo il raggiungimento di uno scopo diverso da quello del massimo di produttività che le forze del mercato spontaneamente realizzerebbero, richiede evidentemente interventi diretti a creare nell'organismo economico quello squilibrio necessario per incanalare tutte le risorse del paese verso gli scopi bellici. Ciò potrebbe ottenersi anche con una continua inflazione monetaria e creditizia, ma, ove non voglia seguirsi tale via, occorre intervenire per creare con altri mezzi la necessaria deformazione dell'organismo economico che renda possibile l'ipertrofico sviluppo delle industrie belliche, impedendo, in pari tempo, eventuali reazioni - soprattutto l'aumento dei prezzi - nelle industrie dei beni di consumo.

A conforto della necessità di un intervento statale nella fissazione dei prezzi in un'economia bellica si adducono le seguenti specifiche ragioni: a) esistenza di talune "imperfezioni" del mercato, le quali contrastano in maggiore o minore misura il raggiungimento di una posizione di equilibrio, quale si avrebbe in un mercato "perfetto"; donde l'azione dello stato tendente alla eliminazione degli attriti; b) esistenza di casi di "indeterminazione" economica del prezzo (monopolio bilaterale), i quali permettono un intervento statale, anzi lo richiedono, al fine di evitare aggravî di costo alla collettività; c) verificarsi, in condizioni anormali, dell'uguaglianza della domanda e dell'offerta ad un dato prezzo, ma non della uguaglianza del prezzo al costo di produzione (mentre infatti normalmente l'aumento del prezzo provoca un aumento della produzione e quindi il raggiungimento di una nuova posizione di equilibrio, ciò non accade in periodi di scarsità, nei quali anzi lo stato a volte impedisce l'aumento della produzione di molte merci di consumo civile e nei quali quindi l'aumento del prezzo si risolverebbe soltanto in un incremento di profitti per i produttori); d) gravi conseguenze di ordine sociale, di fronte alle quali lo stato non può restare indifferente, provocate, dato l'aumento della domanda in termini monetarî e il rarefarsi dell'offerta di alcuni beni sul mercato dall'equilibrio conseguibile mediante l'aumento dei prezzi; e) sorgere di redditi di congiuntura a favore di talune categorie, particolarmente a favore dei fornitori statali, con la creazione di sovraprofitti, che è necessario impedire o limitare mediante un'opportuna disciplina dei prezzi.

Data l'interdipendenza delle diverse quantità che condizionano l'equilibrio economico, qualunque intervento in un punto si propaga a tutti gli altri; perciò il controllo dei prezzi non può essere limitato ad alcuni prezzi soltanto, ma si estende per forza di cose a sempre nuovi settori e può essere operante soltanto se si risolve in un controllo totale. Così, ad esempio, in Germania venne in un primo tempo emanata l'ordinanza 11 dicembre 1934, che istituì il vincolo sui prezzi determinati in regime di accordi consortili; seguì l'ordinanza 26 novembre 1936, che estese il vincolo ai prezzi determinati in regime di concorrenza; e poi ancora l'ordinanza 25 giugno 1938, che stabilì il vincolo sui prezzi del lavoro, e l'ordinanza 4 settembre 1939, che sancì il vincolo sui profitti. Controllo dei prezzi, controllo dei salarî e controllo dei profitti sono interventi inscindibili, che a loro volta richiedono, per essere operanti, una folla di altri vincoli e interventi nei settori della produzione e del consumo.

I varî controlli dei prezzi, concretamente attuati durante il conflitto, si sono tutti orientati verso forme di controllo totale, sia in direzione orizzontale, con l'abbracciare tutti i prezzi e tutte le remunerazioni, sia in direzione verticale, cioè controllando i prezzi non soltanto nella fase della distribuzione (prezzo finale), ma risalendo all'origine fino al costo di produzione. È qui che si sono evidentemente incontrate le maggiori difficoltà, data l'indeterminatezza del concetto di costo e la necessità di trovare un qualche surrogato della concorrenza che abbia l'effetto di costringere l'imprenditore alla riduzione dei costi, dato che il riconoscimento di prezzi adeguati ai costi elimina qualsiasi incentivo alla riduzione di questi ultimi. Si è cercato di ovviarvi, ma con poco successo, con il riconoscere, ai fini della determinazione dei prezzi, non i costi effettivamente sostenuti, ma quelli che, secondo il giudizio dei controllori, l'azienda media avrebbe sopportato in una determinata situazione di mercato, se fosse stata gestita razionalmente. Così come fu attuato nella maggioranza dei paesi durante il recente conflitto, il controllo dei prezzi ha mirato non tanto a tenere i prezzi immutati quanto a controllare le variazioni dei prezzi stessi in modo da contenerle entro limiti determinati sulla base di particolari criterî.

L'esperienza dell'ultima guerra porta nel complesso a ritenere che il controllo dei prezzi può dare, almeno in parte, risultati positivi purché concorrano due condizioni: a) l'esistenza di un'economia completamente controllata, la quale richiede spirito di organizzazione e di disciplina, burocrazia intelligente e preparata, ampie, minuziose e metodiche basi di informazione; b) un non eccessivo divario tra la domanda di prodotti e l'offerta. Anche il più perfetto controllo dei prezzi può tuttavia, da solo, agire soltanto entro limiti ristretti e pertanto occorre che altre forme di intervento concorrano a colmare l'eventuale divario, sia mantenendo l'offerta a livelli adeguati, sia diminuendo la pressione della domanda (razionamenti, risparmio obbligatorio, ecc.). Durante la recente guerra in alcuni paesi l'influenza del controllo statale sui prezzi è stata pressocché nulla, anzi nociva, perché lo sviluppo del commercio clandestino, con i rischi ad esso connessi, ha portato i prezzi ad altezze forse maggiori di quelle che sarebbero state raggiunte in un mercato libero; laddove in altri (Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti) sono stati indubbiamente raggiunti, per un complesso di circostanze, risultati più favorevoli.

Bibl.: F. A. Hayek, Pricing versus rationing, in The Banker, settembre 1939; D. de Castro, Prezzi e politica dei prezzi in Italia, Germania e Francia nell'ultimo quadriennio, Roma 1939; A. Shenfield, British price control, in London and Cambridge Economic Service, gennaio 1940; G. Albrecht, Marktpreisbildung und öffentliche Preistpolitik, in Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik, luglio 1941; C. Bresciani-Turroni, Introduzione alla politica economica, cap. VI, Torino 1942; W. A. Neiswanger, Price control in the Machinery Industries, in Papers and Proc. Amer. Econ. Assoc., marzo 1943; C. Gini, Calmieri. Un capitolo di patologia economica, in Rivista di politica economica, dicembre 1943; G. Carli, La disciplina dei prezzi, Torino 1943; G. Tucci, La politica dei prezzi nell'economia di guerra, Padova 1943; Seymour E. Harris, Price and related controls in the United States, New-York 1945; G. Stammati, Calmieri, razionamenti e controlli sulla produzione, Milano 1947.

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