PRETORIO
. Aggettivo sostantivato: propriamente "spettante al pretore, riguardante il pretore". Nella forma maschile italiana si fondono i derivati di: praetorius (vir) e praetorium (tabernaculum); per praetorius (vir) v. pretore.
Il praetorium (tabernaculum), gr. στρατήγιον, è in origine un aggettivo da praetor, nella sua accezione più generica e più antica di "sommo magistrato", sia esso dittatore o console o chi ne tiene il posto e ne esplica la funzione, specie di carattere militare. Il sostantivo è sottinteso solo in origine, giacché via via se ne perde la nozione, e il termine praetorium assume accezioni che al sostantivo tabernaculum non competerebbero.
Si trova usato il termine nel senso di: 1. Tenda del comandante in capo di un esercito in un accampamento improvvisato per una notte, alla fine di una marcia. I Romani designano così anche la tenda del generale nemico e di altri capi di esercito. 2. Edificio destinato a residenza del generale in accampamenti costruiti per una permanenza più o meno lunga durante una campagna militare. 3. Edificio destinato a residenza e a ufficio del comandante di un campo stabile, nelle fortezze che si costruiscono lungo i confini dell'Impero dall'età di Augusto in poi. 4. Residenza fuori di Roma dell'imperatore, considerato nel suo carattere di somma autorità militare dell'Impero. 5. Residenza dei pretoriani (v.) in Roma: qui anziché il sostantivo tabernaculum, "tenda", si sottintende quello di significazione più ampia castrum. 6. Per astrazione dal significato precedente, il corpo dei pretoriani. 7. La residenza dei governatori nelle provincie, siano essi proconsoli o propretori, in quanto capi militari. In questa accezione va inteso il pretorio di Pilato di cui parlano i Vangeli. 8. Villa lussuosa: accezione probabilmente derivata dal fasto di cui si circondavano i governatori nelle loro residenze provinciali.
Certo la profonda religiosità che regolava ogni atto della vita dei popoli italici li assistette anche nel tracciare l'accampamento per una sola notte secondo regole prestabilite: quindi anche al praetorium o tabernaculum ducis della repubblica, come al tabernaculum regis di età monarchica, doveva competere nel campo una posizione e un'orientazione determinata. Sappiamo che all'età di Polibio il pretorio si elevava al centro della via principalis, un po' arretrato rispetto alla porta pretoria, a cui volgeva l'ingresso, verso la porta decumana, che aveva alle spalle: aveva dinnanzi l'ara per i sacrifici, a destra l'auguratorium per gli auspicia ex tripudio, a sinistra il tribunale. Queste regole erano seguite per quanto lo permettevano le condizioni del terreno ed altre contingenze: giacché gli accampamenti romani del tempo delle guerre puniche scoperti in Spagna non presentano sempre una disposizione così regolare (v. accampamento). Maggiore ampiezza e complessità hanno gli edifici che occupano la stessa posizione dei pretorî spagnoli nei forti campi disseminati lungo i confini dell'Impero, di cui restano avanzi lungo il limes del Reno e del Danubio, in Inghilterra, in Africa, in Arabia: una serie di stanze che, secondo il tradizionale sistema di costruzione romano, si raccolgono intorno a uno o più cortili interni, forse talvolta coperti; stanze in gran parte destinate all'uso di uffici: sul fondo era la cappella in cui si depositavano l'aquila e le insegne. L'esemplare più bello e più completo di un tal genere di pretorio è quello di Lambesi in Africa, nel campo fondato all'età di Adriano e sviluppatosi poi nel sec. III.
Bibl.: Forcellini-De Vit, Praetorium, in Lexikon totius latinitatis, IV (1868), p. 839 seg.; J. Marquardt, Röm. Staatsverwaltung, 2ª ed., II, Berlino 1884, p. 411 seg.; Th. Mommsen, Paetorium, in Hermes, XXXV (1900), p. 437 segg.; R. Cagnat, Praetorium, in Daremberg e Saglio, Dict. des ant., IV, i, Parigi 1905, p. 640 segg.; id. e V. Chapot, Manuel d'archéologie romaine, I, Parigi 1917, p. 250 segg.; R. Cagnat, L'armée romaine d'Afrique et l'occupation militaire de l'Afrique, 2ª ed., II, Parigi 1912, specie p. 434 (e a p. 465 pianta del pretorio di Lambesi, a p. 466 due vedute di esso); C. Julien, Histoire de l'Afrique du Nord, Parigi 1931, p. 156 seg. (veduta del pretorio di Lambesi a p. 155). Piante di altri pretorî sui confini dell'Impero, in Daremberg e Saglio, loc. cit.