PRESLAV
(od. Veliki Preslav; Pristhlava nei docc. medievali)
Città medievale della Bulgaria nordorientale, le cui rovine si trovano a S dell'od. città di Preslav, nel distretto di Šumen.Nei dintorni di P. sono testimoniati dal Neolitico all'epoca romana numerosi insediamenti, ma finora non è stato possibile accertare la presenza nell'area cittadina di tracce di insediamenti bizantini e slavi. Secondo fonti scritte del sec. 11° (Racconto apocrifo sulla visione del profeta Isaia, 6) la città fu fondata dallo zar Simeone (m. nel 927), nell'893 divenne capitale del primo regno bulgaro e nel 919 sede patriarcale. La città subì gravi devastazioni a opera di Bisanzio nel 972 e, a partire dalla fine del sec. 12°, fu in parte ricostruita come uno dei più importanti centri politici e culturali del secondo regno bulgaro, finché nel 1388 fu conquistata e distrutta dai Turchi.Le descrizioni della città medievale - per es. quella del sec. 10° di Giovanni Esarca (Hexaemeron, VI) - e gli scavi condotti a partire dalla fine dell'Ottocento sull'intera area forniscono ipotesi attendibili circa la collocazione e l'aspetto dei monumenti architettonici e artistici. Finora sono stati riportati in luce a P. e nei dintorni, oltre al nucleo centrale della città e alla cinta difensiva, numerosi monasteri, chiese e quartieri periferici. Le strutture di difesa si compongono di un sistema interno e di uno esterno: il muro esterno (km 3,5 ca.), in cattive condizioni e poco studiato, circondava la periferia della città; il muro interno, meglio conservato, che chiudeva il nucleo centrale, si presenta con quattro torri angolari cilindriche, a S e a N con grandi porte in blocchi di pietra con malta e pietra squadrata. Nel nucleo centrale della città si trova, in stato di rovina, il palazzo degli zar, articolato su due piani, che, pur avendo dimensioni inferiori, ricorda nell'impianto e nel sistema costruttivo il Grande palazzo di Pliska (v.): al piano superiore si trova la sala di ricevimento a pianta basilicale a tre navate con il trono nella conca absidale. I monumenti nel centro cittadino di P. e le chiese che si trovano nei pressi rappresentano un'ulteriore fase di sviluppo dell'arte medievale bulgara dopo l'episodio di Pliska, in cui la tradizione artistica si arricchì di nuovi elementi. Le mura esterne e interne spesso vennero decorate con splendidi rilievi in pietra e con bacini ceramici e articolate con semicolonne e pilastri con funzione ornamentale.La rotonda portata alla luce a S del muro di cinta negli scavi del 1919-1929 e del 1969-1975 è da considerare la costruzione più significativa per il primo regno bulgaro ed è stata identificata (Mijatev, 1929-1930; Mavrodinov, 1959) con la chiesa d'Oro, costruita, o ricostruita, dallo zar Simeone al principio del 10° secolo. Sono riconoscibili due distinte fasi di edificazione, la cui cronologia e delimitazione sono ancora oggetto di dibattito critico. Durante la prima (probabilmente alla metà ca. del sec. 9° o intorno all'890) fu innalzata la parte orientale, composta da due corpi di fabbrica cilindrici e sovrapposti, con la funzione di tempio pagano protobulgaro, la cui divisione in dodici e le figure a rilievo con immagini di animali sembrano essere in connessione con il calendario bulgaro a dodici cicli. Le pareti del cilindro inferiore, che fungeva da naós per la chiesa, sono costituite da dodici pilastri alternati a profonde esedre, mentre la zona delle finestre alte si articola in arcate con nicchie piatte e piccole finestre; le finestre alte e la cupola sono poste in risalto da cornici profilate. Le mura in pietra squadrata erano intonacate verso l'esterno e coperte all'interno da lastre di marmo. L'edificio a O, a due piani con due alte torri circolari, probabilmente annesso nella seconda campagna costruttiva, poco prima del 907, a cui appartiene cronologicamente la decorazione dell'interno del naós con bacini ceramici dipinti, scultura architettonica e mosaici, nel piano inferiore era utilizzato come nartece con galleria ad ambulacro e nel piano superiore era arricchito dalla presenza del trono dei sovrani. Contemporaneamente, o poco più tardi, furono innalzati un atrio quadrato verso O con due ambienti laterali a N e a S (quello meridionale era un battistero con fonte in marmo) e tre portali; intorno al sec. 13°, al di sopra del portale principale, sorse una torre campanaria. Distrutta durante la dominazione turca alla fine del sec. 14°, la chiesa fu utilizzata come cava per materiale di reimpiego; della decorazione si sono conservati frammenti di scultura architettonica e lastre ceramiche di copertura, che rappresentano la massima fioritura dell'arte medievale bulgara (Sofia, Nat. arheologitcheski muz.; Preslav, Arheologitcheski rezervat muz.; Schumen, Arheologitcheski rezervat Starijat grad Schumen). Dei mosaici rimangono solo copie in manoscritti illustrati dell'epoca (Ivanova, 1959; Tschilingirov, 1993).Al primo periodo di sviluppo dell'architettura monumentale dell'antica Bulgaria appartiene anche la chiesa della periferia della città posta nelle vicinanze della chiesa d'Oro, anch'essa in origine tempio pagano, con pianta formata da due rettangoli concentrici, al cui lato orientale alla fine del sec. 9° fu annessa un'abside e sul versante occidentale un nartece.La chiesa Gebe Klisse, a E del centro cittadino, conservatasi solo nei muri di fondazione, era un'imponente basilica a tre navate, con navatelle laterali coperte a volta e separate da quella centrale da pilastri. Analogo impianto basilicale distingue la chiesa sulla collina Deli-Duška (scavata nel 1949, a tre navate, divise da due serie di cinque colonne e con abside circolare), la chiesa in Čerešeto (in parte in legno e conservatasi solo nelle fondamenta), come anche la chiesa arcivescovile accanto all'angolo della cinta orientale della città (chiesa a cupola con cinque navate, nartece, galleria ad ambulacro, sýnthronon e pastophória divisi dal coro), edificata poco prima dell'880, probabilmente distrutta nel 972 e infine ricostruita in proporzioni ridotte, la cui pianta, al pari forse delle forme architettoniche, fu ripresa quasi interamente nella prima chiesa di Kiev, la Desjatinnaja (chiesa della Decima; Tschilingirov, 1993).Accanto alle basiliche, al principio del sec. 10°, fecero la loro apparizione a P. le chiese a croce con cupola, di cui sono stati portati in luce più di venti esemplari, tra i quali la chiesa del boiaro Mostič, la chiesa nr. 1 a Bjal Brjag, le chiese nrr. 1 e 2 ad Avradaka. Numerosi sono gli elementi caratteristici di questa architettura: la pietra naturale o squadrata con malta, le coperture a volta in laterizio, con il braccio orientale allungato e originariamente la zona dell'altare separata, senza connessione con gli ambienti laterali che, in una successiva fase edilizia (probabilmente dopo il 972 oppure al principio del sec. 11°), furono aperti verso la zona dell'altare; negli edifici più tardi si accentuò la tendenza verso una più complessa articolazione dell'esterno delle pareti, ottenuta con semicolonne e pilastri e arcate decorative e cornici profilate.Una variante di questa tipologia compare nella chiesa monastica di Patlejna (km 1,5 a S-E di P.), nella quale il quadrato del naós sconfina nel cerchio del tamburo senza l'impiego di trombe e pennacchi; il nartece tripartito è connesso con le torri occidentali. Un'ulteriore variante è rappresentata da quattro chiese con solamente due colonne o pilastri liberi e un naós quadrato (chiesa nr. 3 a Selište, chiesa a Tuzlalăka, chiese nrr. 3 e 4 a Bjal Brjag), mentre relativamente rare sono le chiese a croce con cupola su pilastri (chiesa nr. 2 a Bjal Brjag). Un'altra variante caratteristica è rappresentata dalla chiesa presso Vinica, a S di P., e dalla chiesa di Văbilin Dol, in cui la cupola appoggia sulle pareti esterne in assenza di pennacchi e pilastri.Nei dintorni di P. sono state oggetto di scavi le rovine di sette monasteri. Rispetto alla tipologia siriaca o atonita, in cui la parte con le abitazioni costituisce una corte interna chiusa, a P. gli edifici monastici si dispongono lungo il muro del complesso. I monasteri di Patlejna, di Avradaka e di Tuzlalăka giocarono nel Medioevo un ruolo di notevole rilievo nella produzione artistica, grazie ai loro scriptoria e alle botteghe per la realizzazione di icone; in quella del monastero di Patlejna è stato prodotto un gran numero di icone in ceramica dipinta e invetriata, tra cui l'icona di S. Teodoro, del principio del sec. 10° (Sofia, Nat. arheologitcheski muz.).Tra gli edifici profani sono rilevanti: il mercato, con le botteghe costruite una accanto all'altra nella parte esterna del muro sud del centro cittadino, le botteghe, in cui venivano prodotti bacini ceramici per decorazione, e i forni, databili dal 9° al 14° secolo.Nelle rovine della città si trova l'Arheologitcheski rezervat muz., fondato nel 1906, che contiene una ricchissima collezione di scultura architettonica, icone in ceramica e manufatti artistici di origine locale.
Bibl.:
Fonti. - Giovanni Esarca, Šestodnev (Hexaemeron), Sofia 1981, p. 231; Racconto apocrifo sulla visione del profeta Isaia, in I. Dujčev, Iz starata bálgarska knižnina [Dalla letteratura protobulgara], I, Sofia 1940, p. 157.
Letteratura critica. - K. Škorpil, Beležki za starata bálgarska stolica Preslav [Osservazioni sull'antica capitale protobulgara di P.], Izvestija na Bălgarskoto archeologičesko družestvo 4, 1914, pp. 129-148; J. Gospodinov, Razkopki v Patlejna [Scavi a Patlejna], ivi, pp. 113-127; id., Razkopki v okolnostta na Preslav [Scavi nei dintorni di P.], ivi, 6, 1916-1918, pp. 158-161; K. Mijatev, Die Runde Kirche von Preslav, BZ 30, 1929-1930, pp. 561-567; J. Gospodinov, Razkopki v Preslav [Scavi a P.], Izvestija na Archeologičeskija Institut Sofia 6, 1930-1931, pp. 183-193; K. Škorpil, Pametnici ot stolica Preslav [Monumenti della capitale P.], in Bálgarija 1000 godini [Bulgaria 1000 anni], Sofia 1930, pp. 183-275; N. Mavrodinov, Proučvane na cáarkvata váv ''Vánkašnija grad'' [Indagini sulla chiesa nella città esterna], ivi, pp. 229-232; K. Mijatev, Preslavskata keramika [La ceramica di P.], Sofia 1936; J. Gospodinov, Novi nachodki v Preslav [Nuovi reperti da P.], Izvestija na Archeologičeskija Institut Sofia 15, 1946, pp. 82-85; id., Grobnični cárkvi na Tuzlaláka v Preslav [Chiese cimiteriali a Tuzlalăka, P.], Naroden Archeologičeski Muzej Sofia-Razkopki i Proučvanija 3, 1949, pp. 97-100; S. Stančev, Tri novorazkriti cárkvi v Preslav [Tre chiese scoperte a P.], ivi, pp. 79-93; V. Ivanova, Razkopki na Avradaka v Preslav [Scavi ad Avradaka, P.], ivi, pp. 13-61; id., Bazilika na Deli-Duška v Preslav [La basilica a Deli-Duška, P.], ivi, pp. 65-72; id., Dve cárkvi na Bjal Brjag [Due chiese a Bjal Brjag], ivi, pp. 149-156; id., Ktitorskijat obraz v Ipolitovija zbornik na Istoričeskija muzej v Moskva [L'immagine del committente nello Zbornik di Ippolito del Museo storico di Mosca], Archeologija 1, 1959, 3-4, pp. 13-23; N. Mavrodinov, Starobálgarskoto izkustvo. Izkustvoto na Párvoto bálgarsko carstvo [L'arte protobulgara. L'arte del primo regno bulgaro], Sofia 1959; S. Bojadžiev, Cárkvata v Patlejna v svetlinata na novite danni [La chiesa a Patlejna alla luce delle nuove conoscenze], Archeologija 2, 1960, 4, pp. 23-33; S. Stančev, Pliska und Preslav. Ihre archäologische Denkmäler und deren Erforschung, in Antike und Mittelalter in Bulgarien, a cura di B. Beševliev, J. Irmscher, Berlin 1960, pp. 219-264; Archäologisches Museum Preslav, cat., Sofia 1966; R.F. Hoddinott, Zapadni vlijanija várchu Kráglata cárkva v Preslav [Influssi occidentali sulle chiese rotonde di P.], Archeologija 10, 1968, 1, pp. 20-31; Preslav, I-V, Sofia 1968-1993; J. Akrabova Jandova, La decorazione ceramica nell'architettura bulgara dei secoli IX e X, CARB 15, 1968, pp. 7-19; id., La ceramica dipinta a smalto e l'arte di Preslav, ivi, pp. 21-30; S. Bojadžiev, Une église cruciforme à cinq nefs à Preslav, Byzantinobulgarica 4, 1973, pp. 53-73; K. Mijatev, Die mittelalterliche Baukunst in Bulgarien, Sofia 1974; V.I. Mavrodinova, Kulturata i izkustvoto po vreme ne Párvata bálgarska dáržava [Cultura e arte nel primo regno bulgaro], in Istorija na bálgarskoto izobrazitelno izkustvo [Storia dell'arte figurativa bulgara], I, Sofia 1976, pp. 63-116; T. Totev, Icônes de céramique peintes et en relief nouvellement découvertes a Preslav, "Actes du XIVe Congrès international des études byzantines, Bucarest 1971", III, Bucureşti 1976, pp. 465-468; S. Stančev, Formirane na starobálgarskata kultura [Formazione della cultura protobulgara], Sofia 1977; S. Bojadžiev, Influences arméniennes dans l'architecture de l'Eglise Ronde de Preslav, "Atti del primo Simposio internazionale di arte armena, Bergamo 1975", Venezia 1978, pp. 35-52; A. Tschilingirov, Die Kunst des christlichen Mittelalters in Bulgarien 4. bis 18. Jahrhundert, München 1979; Pliska-Preslav. Izsledvanija i materiali [Pliska-Preslav. Ricerche e materiali], I-V, Sofia 1979-1992; N. Čaneva-Dečevska, Cárkvi i manastiri ot Veliki Preslav [Chiese e monasteri di P. la Grande], Sofia 1980; T. Totev, Manastirát v ''Tuzlaláka'': centár na risuvana keramika v Preslav [Il monastero a Tuzlalăka: un centro della ceramica dipinta a P.] (Razkopki i proučvanija, 8), Sofia 1982; A. Medynceva, K. Popkonstantinov, Nadpisi iz krugloj cerkvi v Preslave [Iscrizioni dalle chiese rotonde di P.], Sofia 1984; A. Tschilingirov, Überlieferung und Innovation in der mittelalterlichen Kunst Bulgariens, AM, s. II, 2, 1988, 2, pp. 65-101: 76-79; id., Die Christianisierung Russlands und Bulgarien, in Tausend Jahre Taufe Russlands. Russland in Europa, "Beiträge zum interdisziplinären und ökumenischen Symposium, Halle 1988", Leipzig 1993, pp. 423-468: 440-451; T. Totev, The Preslav Treasure, [Shoumen 1994].A. Tschilingirov