PRESCIENZA
È uno degli attributi della natura divina e tra i più problematici per le difficoltà che implica nei riguardi della concezione della libertà. Esso deriva dall'idea generale della perfezione conoscitiva propria di Dio, che non può ignorare nulla di ciò che dovrà accadere, e quindi prevede tutto. Per la teologia classica, che in forza della svalutazione greca dell'attività pratica tende a escludere da Dio il volere e a concepire il divino come pura razionalità, l'idea della prescienza non importa difficoltà immediate: così lo stoicismo, in cui tale problema diviene esplicito, può considerare la divinità come "previsione" o "provvidenza" per la stessa ragione onde la considera come logos del mondo, essendo quest'ultimo comunque predeterminato dalla sua assoluta razionalità. La dottrina cattolica, invece, ammette come verità inconcusse, e la perfetta prescienza di Dio, e la completa libertà dell'uomo, nonché la mutua, misteriosa cooperazione di entrambi nell'efficienza dell'atto volitivo, lasciando alle diverse scuole la libertà di discutere sulla migliore maniera di conciliare tra di loro questi tre elementi.
Alla posizione eretica di Pelagio, che menomava l'opera di Dio per concedere tutto all'uomo, si oppone quella di Lutero, Calvino e seguaci, eretica, per altro verso, che, sopprimendo il libero arbitrio nella creatura, fa conseguentemente pesare su Dio la responsabilità delle azioni della creatura. Per la Chiesa cattolica invece l'uomo è il responsabile del suo libero operato, sebbene egli non si possa sottrarre alla necessaria dipendenza da Dio, che con lui vuole il bene, operandolo, e in lui sopporta il male, permettendolo, al solo fine di ricavarne un bene maggiore.