presbiopia
Perdita fisiologica della capacità di sostenere in maniera confortevole l’accomodazione necessaria per la visione nitida da vicino. La p. si traduce in un allontanamento progressivo, legato all’età, del punto prossimo, la distanza minima alla quale l’occhio, esercitando il massimo sforzo accomodativo, è ancora in grado di vedere distintamente gli oggetti.
Nell’occhio emmetrope, all’età di 10 anni, il punto prossimo si trova a circa 7 cm dall’apice corneale, a 35 anni a 14 cm, a 40 anni a 30 cm e a 60 anni a 100 cm. La p. è un processo, quindi, che si instaura già nel bambino, ma che solitamente diventa clinicamente manifesto intorno ai 40 anni. Dapprima il soggetto nota la sfocatura delle immagini quando deve leggere piccoli caratteri di stampa, ma è ancora in grado di compensare il disturbo aumentando la distanza di lettura. Il disturbo è acuito da una scarsa illuminazione. Con l’avanzare dell’età il difetto aumenta progressivamente fino a raggiungere il suo massimo a 60 anni, quando l’accomodazione diviene praticamente nulla.
I soggetti moderatamente miopi sono spesso in grado di compensare la p. togliendo la correzione per lontano. Per es., un miope di 3 diottrie vede distintamente a 33 cm senza accomodare e può leggere senza alcuno sforzo anche all’età di 70 anni senza occhiali, quando cioè ha verosimilmente perduto tutto il suo potere accomodativo. Viceversa, i soggetti ipermetropi accusano il difetto presbiopico più precocemente degli emmetropi e necessitano di una correzione positiva per vicino, nel cui potere totale debbono sommarsi il difetto accomodativo e quello rifrattivo per lontano. Per un’adeguata correzione della p. è quindi indispensabile conoscere bene il tipo e il grado di ametropia dell’individuo in esame.
I meccanismi che determinano la diminuzione dell’ampiezza accomodativa non sono ancora del tutto chiari: si verifica una progressiva perdita di elasticità della lente e della sua capsula, insieme a una riduzione dell’efficienza del muscolo ciliare, che si traducono in una sempre minore capacità del cristallino stesso di aumentare la propria curvatura, quindi il suo potere rifrattivo. La correzione della p. avviene anteponendo all’occhio lenti convergenti di potere diottrico pari a quello perduto dall’accomodazione.