preposizioni [prontuario]
Le ➔ preposizioni formano un gruppo di nove elementi invariabili (► variabili e invariabili, parole). Sono: a, con, da, di, in, per, su, tra e la sua variante fra.
A queste preposizioni proprie si aggiunge l’insieme eterogeneo composto da:
(a) le preposizioni cosiddette improprie, fatto di parole che hanno anche altre funzioni (tipicamente ➔ avverbi): contro, oltre, ecc.;
(b) le locuzioni preposizionali (➔ preposizionali, locuzioni), risultanti dalla combinazione di una preposizione impropria + una propria: fuori da, insieme con. Questa categoria può incorporare, magari tra due altre preposizioni, anche un nome: in cima a, per mezzo di, ecc.
Le preposizioni proprie possono, con l’eccezione di tra / fra e di per (ma ne sono attestate occorrenze fino alla metà del Novecento: si pensi al proverbio uscirsene pel rotto della cuffia), legarsi all’articolo determinativo singolare e plurale, maschile e femminile, secondo uno schema piuttosto regolare: da a + i si ottiene ai, da a + gli agli, da da + i dai, da da + gli dagli e così via.
Vanno però notati alcuni dettagli:
(a) la l dell’articolo raddoppia: dallo scafo, sulla camicia;
(b) di cambia in de: l’abbaiare del cane, delle belle canzoni;
(c) in cambia in ne: nella vecchia fattoria, nello spazio;
(d) le forme articolate con + articolo determinativo non sono più pienamente accettate nello scritto: se è ammesso col (col cavolo che ci vado) e tollerato coi (scherza coi fanti, lascia stare i santi), collo, cogli, colla e colle sono forme (in competizione con altre parole: il collo, cogli la prima mela, colla/e industriale/i) arcaiche e popolareggianti cui è sempre meglio preferire le forme ‘estese’: con lo, con gli, ecc.
Davanti a parole che cominciano per vocale, le preposizioni articolate che terminano in vocale si elidono (➔ elisione; ► apostrofo), ma solo al singolare: nell’istante, sull’albero. Di preferenza, non si elidono al plurale: è raccomandabile evitare scritture come negl’istanti o all’erbe, usate solo in testi di secoli precedenti o per esigenze metriche.
L’impiego delle preposizioni proprie può risultare complicato nei casi di ➔ reggenza. Ad es., in fidarsi di qualcuno, la scelta della preposizione non obbedisce più ai criteri relativamente sistematici ravvisabili nei complementi (per cui a indica «verso», da «provenienza», con «unione», ecc.), ma segue un criterio arbitrario. Perché infatti dire fidarsi di qualcuno e non fidarsi con qualcuno?
A complicare le cose contribuiscono numerose parole, che pur essendo affini o appartenenti allo stesso campo di significato, hanno reggenze preposizionali diverse: fidarsi di qualcuno ha come opposto diffidare di chiunque, ma anche affidarsi a qualcuno e fare affidamento su qualcosa, oltre a diffidare qualcuno dal fare qualcosa e aver fiducia in qualcuno.
I verbi e le locuzioni verbali con reggenza sono numerosi e si contano a centinaia i casi in cui si possono creare dubbi: amico di qualcuno o con qualcuno (amico a qualcuno è meridionale, e attinge al dialetto); ti ringrazio di tutto quello che fai o per tutto quello che fai; capace di cantare cede a capace a cantare in una parte d’Italia. Il dizionario è l’unico punto di riferimento per incertezze di questo tipo.