prendere
Polisemantico e generico per natura, già in D. conosce i più svariati orientamenti di significato e di funzione (v. anche RIPRENDERE); più frequente nella prima che nelle altre cantiche (quanto ai valori materiali) per lo stesso motivo che ne giustifica l'assenza nella Vita Nuova. L'estrema disponibilità di questo verbo emerge anche in D. dal suo frequente ricorrere (più spesso nel genere transitivo che nell'intransitivo) in particolari nessi sintagmatici, seriali o meno, che a volte si isolano per una più spiccata autonomia in calce ai luoghi pertinenti ai semantemi fondamentali: determinato dunque da un sostantivo, direttamente (nel complemento oggetto) o indirettamente (mediante preposizione).
1. Transitivo, in senso proprio, per " pigliare ", " afferrare ", " ghermire ", riferito a cosa: Rime CIII 66 S'io avessi le belle trecce prese; CIV 59 e If XII 77; Cv IV XXVI 13, If VI 26, XIV 53, XXII 71, XXIII 36, XXIV 14; inoltre Fiore VI 8, CXXVIII 1 e 5, CXLIII 9, CLXVII 2, CCXXV 5, Detto 422. Riferito a persona, in Cv III III 8, If XV 23 mi prese / per lo lembo, con cui va Pg VI 5 di dietro il prende, " l'afferra per l'orlo posteriore della veste "; inoltre If XXVII 122, XXX 10, XXXI 131 e 133, XXXII 97, Pg V 104 (in parallelo a If XXVII 122), XIX 31, Fiore CXXXVI 9.
Nella diatesi media, per " appigliarsi ", " aggrapparsi ", " afferrarsi con le mani a ", in. If XXXIV 107 mi presi / al pel del vermo reo; così nella variante In su le mani commesse mi presi di Pg XXVII 16, in luogo di man... mi protesi, per cui v. Petrocchi, ad locum. Ricorre anche come transitivo: s'io non avessi un ronchion preso (If XXVI 44).
In quest'orizzonte semantico, il verbo può tuttavia orientarsi verso particolari estensioni (pure a stretto contatto coi luoghi afferenti al significato di base, come in If XXIII 36-40 o XXXI 131-134), che testimoniano anch'esse della sua costituzionale duttilità. Equivale a " stringere ", " abbracciare ", in If XIX 124 con ambo le braccia mi prese; XXIII 37 e 40 Lo duca mio di sùbito mi prese, / come la madre... / che prende il figlio; XXXI 134 Fatti qua, sì ch'io ti prenda (sempre per Virgilio nei confronti di D.); ma anche XXV 53 Co' piè di mezzo li avvinse la pancia / e con li anterïor le braccia prese; Fiore LX 2 prendila tra le braccia (ellitticamente, in LXIV 14 e LXVI 14). In tale scia, il sintagma ‛ p. per mano ' (o ‛ per la '): Vn XIV 7, If XIII 130, XXXI 28, Fiore IX 6. Brachilogico, nello stesso senso, il semplice p. al passivo in Pg XXXIII 133 da essa preso fui (cfr. menalo ad esso, v. 128). Sta per " sollevare ", " prelevare ", in Cv I II 1 sogliono li sergenti prendere lo pane apposito, " messo in tavola " (Busnelli-Vandelli).; Pd II 97 Tre specchi prenderai (cui solo speciosamente rinvia Fiore CXLIII 12 prese lo specchio). Per " catturare ", " imprigionare ": If XVI 108 con essa [corda]... / prender la lonza (e, alla lontana, Detto 299 bestia prenda); If XXXIII 17 io fossi preso / e poscia morto (da confrontare col remotissimo Fiore CXXVIII 8 quelle guardie saran morte e prese, con ‛ ysteron pròteron '; si accodi, ma in senso scherzoso, CLXVIII 1 ne prendesse gran funata). Accezione peculiare in Rime LXXVII 10 sia preso a lo 'mbolare, " colto sul fatto mentre ruba ".
Al participio passato, con valore o funzione tendente verso l'aggettivo: " prigioniero ", in Cv IV V 14 commutare li presi cartaginesi a sé [Regolo] e a li altri presi romani; Pg XX 79 uscì preso di nave, uscì dalla sua nave " fatto (o, ellitticamente, " per essere fatto ") prigioniero "; o " catturato ", in Fiore CLXVII 9 (e nel sintagma ‛ tener preso ', " catturare ", XXVI 6); " avvinto " o " immobilizzato ": Pg XIX 124 ne' piedi e ne le man legati e presi.
In certi casi si giunge fino al traslato, desumibile anche dal contesto. È certo " mangiare " in Cv I I 13 prendano la mia vivanda col pane, secondo la metafora-chiave del trattato, che ritorna a connotare in Pd V 38 il cibo rigido di una dottrina ardua a digerire, che D. deliba nelle parole di Beatrice; mentre in XXI 129 (prendendo il cibo da qualunque ostello) prevale ancora il significato materiale, come assicura il riscontro con la fonte evangelica (Luc. 10, 5 ss. " In quamcumque domum intraveritis... manete edentes et bibentes quae apud illos sunt... et, in quamcumque civitatem intraveritis et susceperint vos, manducate quae apponuntur vobis "); e questo domina del tutto in XXIII 122 poi che 'l latte prese (" succhiò ", " bevve "). Non invece nel " mordere " di Pg XIV 145 prendete l'esca, sì che l'amo / de l'antico avversaro a sé vi tira, evidentemente innestato in un circuito metaforico (" vi lasciate adescare dal demonio con la lusinga dei beni mondani "). È infine un sognante " rapire " nella magia di uno stupendo ‛ plazer ': fossimo presi per incantamento / e messi in un vasel (Rime LII 2).
2. Nel valore proprio (ma non materiale) di " conquistare ", " invadere ", " vincere ", attivo o passivo: Cv IV IV 11 [l'Impero] non da forza fu principalmente preso per la romana gente, ma da divina provedenza; V 18 li Franceschi, tutta Roma presa, prendeano di furto Campidoglio di notte; Pg XX 66; Fiore XCVIII 7 [la Chiesa] presa sarà sanza darvi fedita; CCXIV 10.
Trapassa verso il figurato nelle stesse accezioni: Vn XXXVI 4 2 Color d'amore e di pietà sembianti / non preser mai... / viso di donna; Cv II VII 10 questo pensiero... è poderoso in prender me e in vincere l'anima tutta; If IV 43 Gran duol mi prese al cor; Pg XX 128-129 mi prese un gelo / qual prender suol colui ch'a morte vada; XXVII 92 mi prese il sonno.
Si aggiunga, per amore ‛ agens ', personificato o no, quella di " sedurre ", " dominare con la forza della passione ": Vn XXIV 2, Rime LXXXVIII 8, XCI 33 Ben è verace amor quel che m'ha preso; Rime dubbie X 11, If V 101 e 104. Con altri soggetti, p. può quindi equivalere a " far innamorare ", " soggiogare " con la propria avvenenza, in Rime L 58 quella saetta / ch'Amor lanciò lo giorno ch'i' fui preso, secondo una sottile topica cortese (Barbi-Pernicone: " la freccia che Amore gli scagliò quando lo vinse con quella bellezza "); e XC 25 una giovane... m'ha preso (" mi ha fatto suo ", Barbi-Pernicone). Così anche nel Fiore, a rispecchiare metaforicamente la conquista dell'animo di Amante da parte di Amore: III 9 que' prese il cor (cfr. Detto 391) o, con locuzione tradizionale, trarmi del laccio in ch'Amor mi prese (XLVII 4); che nel sintagma sfuma verso l' " irretire " della Vecchia ai danni degli uomini ingenui: CXLIX 2 ne' miei lacci presi; inoltre CLXVII 9 e 12.
In questa regione semantica, notevoli per pregnanza o espressività alcuni impieghi ellittici del participio passato, che assumono valori tendenzialmente aggettivali. Così, " animato dall'amore verso un oggetto ", in Pg XVIII 31, dove l'animo preso che entra in disire è quello che " ha accolto in sé l'inclinazione verso l'oggetto piacente, di cui l'apprensiva gli ha porto l'immagine " (Sapegno). Oppure " vinto, dominato da Amore ", in Vn III 10 1 ciascun'alma presa e gentil core; ovvero " conquistato dalla bellezza femminile ", in Detto 204. Ancora, " oppresso, sopraffatto da un vizio ", nella fattispecie l'avarizia, in Rime CVI 96; " posseduto, occupato dal pensiero ", in Pg IX 17 peregrina / più da la carne e men da' pensier presa (detto della mente nel sonno), " più distaccata dai suoi vincoli fisici e meno dominata dalla sua attività razionale ".
In similari accezioni, come " sollecitare ", " convincere ", " attirare ": If XX 101 i tuoi ragionamenti / ... prendon sì mia fede; Pg XXI 115 Or son io d'una parte e d'altra preso, " combattuto " fra il desiderio di compiacere, tacendo, a Virgilio o viceversa, rivelando il segreto, a Stazio (asciuttamente l'Andreoli: " Eccomi ora tirato in due contrarie parti ").
3. Nell'orbita generica di " trarre " (o del concetto di ‛ derivazione '), in aspetto momentaneo e con senso più o meno materiale, per " impossessarsi " di qualcosa, in Cv IV XIII 13 per desiderio di prendere quella possessione; in Fiore CXXXVII 8, e nella locuzione proverbiale di CIII 5 i' lascio il grano e prendon la paglia. Per " ottenere ", " conseguire ", in Cv IV XXII 6 come dice l'Apostolo: " Molti corrono al palio, ma uno è quelli che 'l prende ", e Pd XXV 9 prenderò 'l cappello, " la corona poetica "; ovvero per " accettare ", " ricevere ", in If XIX 117 quella dote / che da te prese il primo ricco patre; e poi Fiore LV 1 prende tu' presente; CXLI 11, CXLIII 2 esto presente prender; CXCI 3 don di femina non prenderebbe (cfr. Rime LXIII 12 Sonetto... / fa che prenda per lo primo dono / questi tuo' frati alquanto diversi). Altrove, per " avere " o " trarre " come " subire ", " patire ", in Pd VI 78 dal colubro / la morte [" il veleno mortale "] prese subitana e atra, e XI 107 da Cristo prese l'ultimo sigillo, " le stimmate "; oppure " derivare ", " assumere ": come suono al collo de la cetra / prende sua forma, e sì com'al pertugio / de la sampogna vento che penètra (XX 23).
Accezione particolare (" aderire ") quella del verbo, usato come intransitivo pronominale, in Cv IV VI 16 lo nome de li Academici si spense, e tutti quelli che a questa setta si presero Peripatetici sono chiamati.
Con aspetto invece durativo, per " ricevere ", " ricavare ", in senso fisico: quella parte onde prima è preso / nostro alimento, perifrasi per " ombelico " (If XXV 85); e per " trarre ", " derivare ": dalla natura e dall'arte convene / prender sua vita e avanzar la gente (XI 108), cioè (Sapegno) " è forza che l'uomo tragga i mezzi per sostentarsi e per far progredire il genere umano ", o (Grabher) " che la gente tragga la sua esistenza e migliori il suo stato attingendo dalla natura e dall'arte ". Assoluto, per " ricevere doni ", " essere beneficato ", in Rime CVI 124; per " procurarsi guadagni ", " ottenere roba e ricchezze ", in Fiore LVIII 2 e 6 (forse LV 5, se non è modo ellittico con aggancio intuitivo al v. 1); inoltre CXCII 5, per il sintagma ‛ essere prendente di '. Figuratamente, ‛ p. soldo ' equivale a " militare , ", in Detto 381.
Sul piano metaforico, nelle stesse accezioni (ma anche nella diatesi riflessiva), riferito a cose immateriali; così per " acquistare ", " assumere ": Vn II 7 [Amore] cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria; XIV 5 la forza che Amore prese; XXVII 4 9 prende Amore in me tanta vertute; Rime XCI 47 io spero tempo che più ragion prenda, " che la donna acquisti maturità razionale "; Pd XXIV 75 [la fede] di sustanza prende intenza, " assume il carattere di " (o " le si addice la qualifica di "). Onde una ricca serie di sintagmi, proprio nell'orbita di " avere " connotato come segno di azione incipiente: ‛ p. baldanza ', in Vn XIV 12 8 (Casini: " imbaldanzisce, insuperbisce "); ‛ p. orgoglio e durezza ' in Rime LXXXVIII 3, e ‛ p. cuore ', in Fiore CCXII 10 (" rincuorarsi ", " ardire "); ‛ p. fidanza ', in Rime dubbie XX 9; ‛ p. gioia ', in Cv III XII 13, o ‛ p. letizia ', in Pg XIII 120, per " compiacersi ", " rallegrarsi " (così anche in Fiore XLIV 11); con un verbo (sostantivato) poco comune in Rime LX 6 prendendo un così dolce tranquillare; ‛ p. smarrimento ', in Vn XXIII 22 35 (" smarrirsi "); ‛ p. affanno ', in Fiore LXXXIII 6 (" preoccuparsi ", " angustiarsi "); ‛ p. cordoglio ', in Rime XCI 11 e ‛ p. doglia ', in Pg XXXI 69 o anche (in dittologia) doglia e vergogna prese / lo mio segnore (Amore, soggetto meglio che accusativo), " si rattristò vergognandosi " (Rime CIV 38); il semplice ‛ p. vergogna ' in LXI 14; ‛ p. pietate ' (XC 51), ma anche ‛ prendersi pietà di qualcuno ' (con valore identico, " impietosirsi "), in Fiore CLII 5. Un'altra sequenza sintagmatica è costituita da ‛ p. vengianza ', " vendicarsi " (Fiore LXXV 11); ‛ p. battaglia ', in Rime XVII 14 volendo prender om con lui battaglia; ‛ p: guerra ', in XCI 101 'l buon col buon non prende guerra (con semantema verbale orientato verso " intraprendere ", ma sintagma equivalente a " non lotta "), ma anche in Fiore CXXIII 13; l'affine ‛ p. la nimistate contra ' (per " combattere ", " osteggiare "), in CXVI 2; inoltre ‛ prendersi guardia di qualcuno ' (per " cautelarsi ", " guardarsi da "), in Cv IV XII 3 e Fiore VII 8; o ‛ di qualcosa ' (" preoccuparsi di ", " badare a "), in XXIX 11; ‛ ovvero p. qualcuno en sua guarda ' (" custodire ", " proteggere "; cfr. I' prendo a me la guarda, XXIII 1), in CXLIV 5; ‛ p. ricorso in ' (" ricorrere per aiuto a "), in XXXV 7; ‛ p. qualcuno a signoria ' (" sottomettersi a lui "), in III 2. Relativi a questa' linea semantica, alcuni residui sintagmi affini tra loro: ‛ p. luogo ' per " allogarsi ", " disporsi ", " collocarsi ", in Vn XXVIII 3 lo numero del nove ho preso luogo tra le parole dinanzi, e Cv II II 1 [quella gentile donna] prese luogo alcuno ne la mia mente; una sola volta (IV VII 3) l'analogo ‛ p. piede ', nel significato assoluto (ancora vivo) di " affermarsi " e (figuratamente) " allignare ", lasciare la mala oppinione prendere piede; infine ‛ p. usata ', in Pg XXII 81 a visitarli presi usata, " mi abituai a frequentarli ".
Così anche per " ricevere ", " ottenere ": Rime LXXXXIII 118 prender da elle / nel suo effetto aiuto (Barbi-Pernicone: il sole riceve dalle stelle " aiuto nei suoi effetti sul creato "); Cv IV VI 20 voi che le verghe de' reggimenti d'Italia prese avete, " cui la sorte ha assegnato il potere politico " (l'accezione trova conferma nel riecheggiamento petrarchesco in Rime CXXVIII 17-18); Pd II 123 Questi organi del mondo... / di sù prendono e di sotto fanno: i cieli accolgono le influenze dei cieli superiori (o delle potenze angeliche) e le riverberano sui sottostanti e sulla natura (omesso l'oggetto, ‛ virtù ' o ‛ potere '); XXII 59 s'io posso prender tanta grazia.
Vale piuttosto " accogliere ", " accettare " (per connotazione volitiva), in Pg III 123 la bontà infinita ha sì gran braccia, / che prende ciò che si rivolge a lei; ma anche in Fiore CCII 2 prender le [grazie] degnaste (" accettare i ringraziamenti "), e CCXXVII 11 prenda tutto quanto in dono. E con riferimento a un peso morale: Pd XIV 106 chi prende sua croce e segue Cristo, ormeggiante la locuzione evangelica (Matt. 16, 24 " tollat crucem suam et sequatur me ").
Orientato prevalentemente verso un rapporto di ‛ derivazione ', per " trarre ", " ricavare ": Cv II V 13 dal quale [movimento] prende la forma del detto cielo uno ardore virtuoso; IV IV 4 in questo amore le case prendano ogni loro bisogno, lo qual preso, l'uomo viva felicemente; VIII 10 l'avversario quindi non prenda materia di turbare la veritade; XXIV 6 per la fisonomia che di lui [Platone] prese Socrate, secondo il giudizio che " ne trasse " al primo vederlo; ellittico in Vn XIII 9 9 non so da qual matera prenda, " da quale dei quattro pensieri io debba prendere argomento a parlare " (Casini). In questa scia, alcuni sintagmi: ‛ p. cominciamento ' (" originarsi "), in Cv III I 1 lo mio secondo amore prese cominciamento da la misericordiosa sembianza d'una donna; ‛ p. lo corso ' (" procedere "), in If XI 99 natura lo suo corso prende / da divino 'ntelletto; ‛ p. frutto di qualcosa ' (per " giovarsene "), in XX 19 e Pg XVII 89-90; ma anche ‛ p. agio di qualcuno ', " approfittare di lui ", " sfruttarlo " (Fiore CLXIII 10); o l'analogo ‛ p. vantaggio ', in CLXXVI 7.
Più precisamente per " desumere ", " derivare ": Cv I VIII 3 prende simiglianza da li benefici di Dio; II IX 7, IV IV 7, VI 14, XI 2 la viltade di ciascuna cosa da la imperfezione di quella si prende, e così la nobilitade da la perfezione; XVIII 3, Pg XXV 40 [sangue perfetto] prende nel core a tutte membra umane / virtute informativa; Pd I 4 Nel ciel che più de la sua luce prende, cioè (Ep XIII 66) in coelo illo quod de gloria Dei, sive de luce, recipit affluentius; Pd II 132 [il cielo Stellato] de la mente profonda che lui volve / prende l'image e fassene suggello, " deriva dall'intelligenza che lo muove " (Sapegno) o " piglia la virtù in lui improntata, come s'impronta l'immagine sculta nel suggello, nella cera " (Buti); XVI 99 qualunque del nome / de l'alto Bellincione ha poscia preso, " chiunque ne ha assunto o ereditato il nome "; XVII 40 necessità però quindi non prende; XXX 108 [il Primo Mobile] prende quindi vivere e potenza.
Un po' diversamente, per " elaborare ", " concepire ", in Cv III I 6 in ciò si prende oppinione non buona di colui; cui si riconducono alcuni sintagmi: ‛ p. esperienza ', per " osservare " (VII 11); ‛ p. intendimento ', per " comprendere " (II 10); ‛ p., errore in qualcosa ', " non intenderla bene ", " equivocare ", in Pg XXIV 47 se nel mio mormorar prendesti errore.
4. Nel valore di " ricevere o captare mediante l'udito o la vista ", dunque (per impressioni acustiche o visive) " provare o percepire nell'animo ": Vn III 2 [per effetto del primo saluto di Beatrice] presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti; IX 12 13 [alle fantasticate parole di Amore] presi di lui sì gran parte, ripreso al § 13; Pg IX 143 Tale imagine a punto mi rendea / ciò ch'io udiva, qual prender si suole / quando a cantar con organi si stea: ciò che ascoltavo mi dava la stessa impressione che " si riceve ", ecc.; Pd XXX 119 La vista mia... / tutto prendeva / il quanto e 'l quale di quella allegrezza.
5. Un'altra sequenza semantica prende l'avvio dall'accezione di " adunare ", " mettere insieme ", in Vn VI 2 presi li nomi di sessanta le più belle donne, e XXII 7 presi tanta matera di dire. Affine il significato di Cv III Amor che ne la mente 36 desiri, / che prendon aire e diventati sospiri.
Si ha " eleggere ", in If XXIII 105 da tua terra insieme presi... / per conservar sua pace, da Firenze " nominati podestà " per pacificare gli abitanti; " scegliere ", in Cv I II 13 de li due sentieri prendere lo men reo è quasi prendere un buono, e IV VI 13; Pd IV 30 quel Giovanni / che prender vuoli, quello dei due Giovanni (il Battista o l'Evangelista) che " preferisci "; XI 41 qual ch'om prende, chiunque si " esamini " dei due (Francesco o Domenico); inoltre Fiore XLI 3, e (per " riservare ", " arrogare ") XXIII 1 I' prendo a me la guarda. È invece " cogliere ", in If XXXIV 71 prese di tempo e loco poste, " aspettò il momento opportuno e il luogo più confacente al suo scopo " (Sapegno); " seguire ", in Cv II II 6 questo ordine, che in questo trattato si prenderà, e Fiore XXXVII 14 prendi il buon consiglio ch'i' t'apporto; " adoperare ", in Cv I X 6 queste tre cose mi fecero prendere lui, cioè lo nostro volgare, ma anche nel sintagma di Fiore CII 1 prendo... / altri dighisamenti, " mi travesto in altre maniere ". Determinato dalla preposizione ‛ per. ', equivale ad, " assumere ", " adottare ": Vn XVIII 9 prendere per matera de lo mio parlare; XIX 3 Queste parole io ripuosi... pensando di prenderle per mio cominciamento; Cv III III 14, IV VI 4 e 5; Pg XXVII 131 lo tuo piacere omai prendi per duce, e anche Fiore XLI 3 vo' che prendi me per tua 'ntendanza.
6. Scevro di ogni implicazione materiale, sta per " considerare ", " interpretare ", " intendere ", in qualche caso senza altra specificazione: Cv I IV 9, IV III 2 a bene prender lo 'ntelletto [il " concetto "] che mostrare s'intende, IX 2; più spesso determinato da un ‛ per ' (II VI 2 lo ‛ core ' si prende per lo secreto dentro; III VI 2 ‛ ora ' per due modi si prende da li astrologi; IV XIII 9; Pd XI 75 Francesco e Povertà per questi amanti / prendi), o da altro elemento sintattico: Cv IV XVIII 2 virtude, singularmente o ver generalmente presa; XXIV 3 (due volte); Pd XIII 109 Con questa distinzion prendi 'l mio detto, ossia " interpreta il mio discorso tenendo conto di questa distinzione " (Sapegno); inoltre V 64 Non prendan li mortali il voto a ciancia, sintagma corrispondente all'attuale ‛ pigliare alla leggera '. A volte, il nesso sinonimico con ‛ intendere ' garantisce ancor meglio del significato: Cv II I 4 li teologi questo senso prendono altrimenti... ma... prendo lo senso allegorico secondo che per li poeti è usato; IV II 11 e 12.
7. In connessione coi concetti di ‛ dislocamento ', ‛ moto ', ‛ percorso ', vale in primo luogo " inoltrarsi per ", in Pg XXV 8 prendendo la scala, e XXVIII 5 prendendo la campagna, come nel sintagma‛ p. la via ' (If XXIV 61, Pg XXII 125) o ‛ p. via ' (If XII 28: cfr. I 29 ripresi via), per " avviarsi ", " incamminarsi ", " procedere ". È invece " dirigersi verso ", " raggiungere ", in Cv IV IV 5 prendere loro desiderato porto per salutevole via (e Detto 115 prendi buon porto); " percorrere ", in Pg XXXII 34 in tre voli tanto spazio prese / disfrenata saetta, una distanza pari a quella percorsa da tre tiri d'arco. Relegabile infine tra le faciliores (cfr. Petrocchi, ad l.) la variante prendendo, in If VII 17 pigliando più de la dolente ripa, lezione anche semanticamente ben giustificata (Sapegno: " pigliare corrisponde al corripere, carpere campum, spatium dei latini, ovvero all'ital. prender campo ").
Denota principio di azione, come " accingersi a percorrere ", " incominciare un movimento ", in Pg I 108 prendere il monte a più lieve salita, " iniziare la salita " dal lato ove è meno ripida (meno bene, " ascendere la montagna più agevolmente "); XIX 69 n'andai infin dove' 'l cerchiar si prende, cioè " dove si riprende a camminare in tondo ", o (Buti) " s'incomincia a girare lo monte del quinto balzo " (secondo altri, invece, " si afferra, si raggiunge l'orlo dell'altra cornice "); detto anche di una navigazione metaforica, in Pd II 7 L'acqua ch'io prendo già mai non si corse.
Sciolto in parte dall'idea di movimento, vale " intraprendere ", nel congedo di una canzone (Rime XCI 86 prender modo e via); ancor più rivolto al piano figurato in Pd XXIII 75, ove si dice che grazie alle parole e alle opere degli Apostoli, si prese il buon cammino, quello " per lo quale si va in Paradiso " (Ottimo).
Prescindono del tutto da quell'idea, per un valore intransitivo in aspetto incoativo (" accingersi, incominciare a "), tre luoghi del Fiore: XCIV 2 il prese allor a 'rragionare; in più i sintagmi ‛ p. la parola ' per " cominciare a parlare " (CXCV 1) e ‛ p. qualcuno ad amanza ' per " indursi ad amarlo " (XLIV 13). Nel transitivo, con uso ellittico, in Pg XX 102 contrario suon prendemo in quella vece, ossia incominciamo a dire esempi del vizio, l'avarizia punita, contrario alla virtù della liberalità.
8. Intransitivo, assoluto, nella peculiare accezione di " accadere ", " incogliere ", in If XXVII 70 il gran prete, a cui mal prenda!, quasi imprecando " che gli venga un accidente, il malanno! ", e in Rime LI 5 mal lor prenda!; anche impersonale, in Detto 203 èmmene sì preso, " me ne è accaduto questo " (Parodi), oltre che nel sintagma francesizzante ‛ p. peccato ' per " rammaricarsi ", " dispiacersi ", in Fiore CCVIII 7 a Pietà ne prese gran peccato. Quasi pleonastico, in Pg XVIII 75 che l'abbi a mente, s'a parlar ten prende, cioè " se ella dovesse parlartene ", " se avrà occasione di discorrerne con te ".