PŘEMYSL OTTOCARO II re di Boemia
Nipote di Premysl Ottocaro I (v.), nato nel 1233, figlio secondogenito del re Venceslao I e Cunegonda degli Hohenstaufen. Dopo la morte del suo fratello maggiore Vladislao (morto il 3 gennaio 1247) divenne margravio di Moravia e nello stesso anno fu implicato nella rivolta della nobiltà boema, scontenta contro il governo del re Venceslao I. Per accordi presi dalla nobiltà con Venceslao, P. fu riconosciuto "re giovane" e conregnante in Boemia, ma già nel 1249 fu costretto a rinunziare a questa partecipazione al trono e a contentarsi semplicemente del margraviato moravo. Poco dopo, la nobiltà e il clero dell'Austria, dove nel 1246 si era estinta la vecchia dinastiȧ dei Babenberg, offrì il governo a P. che, entrato verso la fine del 1251 a Vienna, fu riconosciuto duca d'Austria. Per appoggiare meglio le sue pretese, sposò Margherita, sorella di Federico, ultimo duca dei Babenberg e vedova di Enrico re dei Romani. Contro il dominio austriaco di P. si levò però Bela IV, re d'Ungheria, il quale schierò contro di lui una coalizione, di cui facevano parte alcuni duchi slesiani, il re Daniele di Galizia e i selvaggi Cumani. P., con l'aiuto del padre, riuscì a sventare gli attacchi di questi alleati, rivolti nel 1253 contro la Moravia, e nel 1254 per intercessione della curia fu conchiusa la pace a Buda in modo che l'eredità dei Babenberg fu divisa tra la Boemia e l'Ungheria, così che P. mantenne l'Austria e la Stiria Settentrionale (chiamata più tardi Austria Superiore), mentre Bela IV ebbe il resto della Stiria.
Frattanto P. successe il 23 settembre 1253 al defunto Venceslao I in Boemia e unì così nelle sue mani il governo dei due importanti stati dell'Europa centrale. Volle però occupare anche la Stiria, ceduta a Bela IV, e perciò, quando nel 1259 vi scoppiò una rivolta contro gli Ungheresi, P. la sostenne e nella vittoriosa battaglia presso Kressenbrun (1260) costrinse il re Bela IV a lasciargli la Stiria. La pace con l'Ungheria fu confermata nel 1261 con il matrimonio di P. con Cunegonda, nipote di Bela IV, dopo che il primo matrimonio di P. con Margherita era stato annullato. Nel 1262 P. accettò tutte le terre austriache insieme col regno di Boemia in feudo dal re germanico Riccardo di Cornovaglia. P. cercò di ingrandire i suoi possessi con nuove conquiste al nord, sud e ovest. Già nel 1255 intraprese a richiesta del papa Alessandro IV una crociata in Prussia in aiuto dell'Ordine Teutonico e vi fondò la città di Königsberg, progettando anche di formare della Lituania e della Prussia un nuovo stato, che sarebbe stato baluardo contro le incursioni mongoliche dalla Russia, e aspirando alla sovranità sopra la Polonia. A questo scopo intraprese nel 1267 un'altra spedizione nell'Europa orientale, ma quando la Curia non approvò i suoi progetti, tornò indietro. In compenso, però, allargò il suo dominio all'occidente con l'impadronirsi (1266) della terra di Egra, feudo degli Hohenstaufen, e al sud ottenne in eredità, dopo i suoi cugini Filippo e Ulderico di Sponnheim, le terre di Carinzia e Carniola con il protettorato sopra il territorio del patriarcato d'Aquileia. E infine dopo la morte di Bela IV, nel 1270, incominciò a penetrare anche nell'Ungheria settentrionale, occupando alcune parti della Slovacchia odierna.
Ma proprio in quel tempo, quando lo stato di P. aveva raggiunto la massima estensione, si ebbe un cambiamento sfavorevole con la nuova situazione creatasi nell'impero. I successi di P. erano stati favoriti dalla decadenza del potere regio dell'imperatore, che aveva bisogno dell'appoggio del re boemo. P. stesso aspirava alla corona imperiale. Quando però, dopo la morte di Riccardo di Cornovaglia, ambì alla corona imperiale, gli elettori, ormai impauriti a causa del suo grande potere, elessero re di Germania nel 1273, senza la sua partecipazione e contro la sua volontà, Rodolfo d'Asburgo. P. non riconobbe il nuovo re, e Rodolfo da parte sua rifiutò di riconoscere il dominio di P. nell'Austria, volendo guadagnare alla propria famiglia le terre una volta dei Babenberg. Nel conflitto fra i due, P., tradito da una parte della nobiltà boema, fu sconfitto e condiscese nel 1276 alla pace di Vienna, nella quale rinunziò alle terre austriache in favore degli Asburgo, accontentandosi semplicemente del territorio a nord del Danubio come dote di Guta figlia di Rodolfo, fidanzata allora a Venceslao, suo figlio. Quando però il re Rodolfo cominciò a inframmettersi negli affari interni della Boemia. P. si decise a mettersi in nuova lotta con Rodolfo, nella quale restò vinto e ucciso il 26 agosto 1278 nella battaglia presso Dürnkrut nell'Austria Inferiore. Con la morte di P. tutte le sue conquiste andarono perdute e il regno fu limitato nuovamente alla sola Boemia e Moravia.
Il governo di P. ebbe tanto per la Boemia quanto per l'Austria molta importanza dal lato della politica interna. P. favorì lo sviluppo della borghesia e di città regie in Boemia e Moravia, dalle quali trasse rilevanti entrate. Nell'Austria favorì specialmente Vienna, dove fondò un quartiere nuovo chiamato Ottakring. Ad iniziativa di P. si cominciò anche lo sfruttamento sistematico della ricchezza mineraria dei paesi boemi con l'apertura delle miniere, dalle quali il re ricavava pure ricche entrate. P. ampliò il castello di Praga, facendone una splendida residenza regia, e alla sua corte si fecero sentire per la prima volta in modo rilevante gli influssi italiani. Enrico d'Isernia, notaio del re, collaborò alla fondazione delle cosiddette Tavole di terra e trasportò dall'Italia in Boemia l'ars dictandi, fondando una scuola di retorica a Vyšehrad, nella quale risuonarono le prime manifestazioni del nazionalismo cèco.
Il favore che P. dimostrava alla borghesia provocò una reazione fra la nobiltà più alta, la quale spesso si mise in opposizione richiedendo al re che le fossero assicurati i suoi diritti. Così sotto il governo di P. si arrivò non solo al cambiamento della vecchia organizzazione castellana in quella distrettuale, ma anche alle prime istituzioni degli stati, come alla corte di provincia (iudicium terrae), provvista già di un'autonomia abbastanza grande. L'opposizione della nobiltà cèca contro P. fu una delle cause delle sue sconfitte nella lotta con Rodolfo d'Asburgo. Ma a malgrado di ciò l'imponente persona di P., senza dubbio il più grande re della dinastia dei Přemyslidi, s'impose ai suoi contemporanei in tutta l'Europa come modello di virtù regie e cavalleresche, come è attestato anche dai versi che gli dedicò Dante nella Divina Commedia (Purgatorio, VII, 97-102).
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